Olympic Star: Mo Farah

04 Agosto 2016

A Rio 2016, il britannico campione di tutto andrà a caccia dell'impresa: il poker di ori per replicare la doppietta 5000-10000 di quattro anni fa a Londra 

di Giorgio Cimbrico

Mo Farah ha il volto sveglio e gli occhi furbi di chi sarebbe stato un perfetto capocarovana per il dottor Livingstone in un viaggio verso un cuore di tenebra che a quel tempo equivaleva a ignoto. L’uomo che vuole eguagliare era molto diverso: Lasse Viren aveva occhi da husky, modi freddi, distaccati: solo scrivendo le sue memorie è riuscito a creare un soffio di calore: “Correre nella natura e nel silenzio, evitare le radici che erompono dalla terra, creano la migliore delle situazioni interiori per chi deve affrontare un duro confronto”.

Quando, alla vigilia degli Europei del ’94, la Finlandia decise di inaugurare il suo monumento a un tiro di sasso da quello di Paavo Nurmi, Viren non mostrò particolare commozione. Quanto a monumenti, Mo ha già superato il campione di Myrskyla, sud di Suomi; tre, uno a Isleworth, uno a Teddington, uno al museo delle cere di Madame Tussaud. Omaggi dovuti a chi, secondo Dave Moorcroft, “è il più grande mezzofondista che la Gran Bretagna abbia visto”. Sulla formazione atletica di Farah, nato a Mogadiscio, cresciuto a Dijbouti, arrivato a Londra, città di residenza del padre Mukhtar, nessun dubbio: è britannica, passata attraverso il rito scolastico e formativo della corsa campestre.

E’ l’unico della storia ad aver allineato tre doppiette consecutive 5000-10000 in appuntamenti globali: Londra 2012, Mosca 2013, Pechino 2015. La serie poteva cominciare a Daegu 2011 ma Farah pensò troppo presto di essersi liberato della concorrenza, per subire il ritorno violento di Ibrahim Jeilan, etiope della musulmana provincia di Bale, tuttora quarto nella lista all time junior dei 10000 con 27’02”81. “Non sapevo chi fosse né quali fossero le sue caratteristiche”, confessò Mo, costretto a iniziare la sua serie vincente di lì a qualche giorno sui 5000, piegando di stretta misura Bernard Lagat.

La doppietta di Londra lo ha spedito nel club di chi ha segnato un’edizione dei Giochi con un’impresa che, curiosamente, non è mai riuscita a Nurmi (l’accoppiata del 1924 venne su 1500 e 5000), e che lo affianca a Hannes Kohlemainen, Emil Zatopek, Vladimir Kuts e Miruts Yifter. Con quattro assi in due mani, calati a Monaco ‘72 e a Montreal ’76, c’è solo Viren che, dopo Ville Ritola, è l’unico ad aver migliorato il record del mondo dei 10000 nel giorno in cui era in palio il massimo, per di più cadendo a metà del cammino e finendo per abbassare un limite, quello di Ron Clarke, che sembrava al di là dei cancelli del cielo. In assenza degli africani, venne la sua vittoria più spettacolare e sofferta, quella dei 5000 di quarant’anni fa: una saga bianca in cui Lasse venne costretto a domare l’ombra nera di Dick Quax. La foto degli ultimi metri (Viren, Quax, Klaus Peter Hildenbrand, Rod Dixon, Brendan Foster) è degna di figurare accanto a quella del selvaggio finale di Helsinki ’52: Zatopek, Mimoun e Schade a disputarsi le medaglie, Chataway stroncato dalla fatica sull’ultima curva.

Con un gesto (le braccia alte sulla testa a formare prima una M, poi una O, una risposta all’arciere di Bolt), Farah ha conquistato un paese in una sera che nessuno ha dimenticato: 4 agosto 2012, il Super Saturday scandito dal successo di Greg Rutherford nel lungo, di Jessica Ennis nell’eptathlon e di Mo. Britannia che vince con un rosso di pelo, di vecchia radice scozzese, con una ragazza cocktail anglo-caribico, con questo giovanotto somalo dalle gambe sottili come matite, capace di trasformare il momento della campana in un suono mortifero per chi tenta di tenere accelerate che lo hanno portato a violare la barriera dei 51”.

La velocità di base e la capacità di cambio, di accelerazione lo hanno trasportato al record europeo dei 1500: curiosamente quel 3’28”81 (il limite continentale è stato sfilato a Fermin Cacho, quello britannico a Steve Cram, migliaroli di razza e super razza) è il tempo che lo colloca più in alto nelle liste all time: nono, mentre nei 5000 (12’53”16) è 31° e nei 10000 (26’46”57, altro record europeo) è 16°. Due mesi fa,a Birmingham, ha completato il British Slam annettendo anche il limite dei 3000, 7’32”62, e finendo così di cancellare l’estimatore Dave Moorcroft dalla tabella. L’escursione sulla maratona – 2h08’21” . non lo ha convinto e tutto sommato a 33 anni non è più possibile dire: “Ci riproverò da veterano”. Ora, Rio. “Solo contro tre kenyani, tre etiopi, tre ugandesi: sarà dura”: nello sguardo, una selva di invisibili pugnali.

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Mo Farah e Usain Bolt a Londra 2012 (foto Colombo/FIDAL)


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