Fiasconaro 40 Anniversario da record

26 Giugno 2013

Il 27 giugno del 1973, all'Arena di Milano, l'azzurro stabiliva il primato del mondo degli 800 metri, 1:43.7. Domani sarà di nuovo nel capoluogo lombardo come ospite d'onore della presentazione degli Assoluti

di Giorgio Cimbrico

Quarant’anni fa, era il 27 giugno 1973, Marcello Fiasconaro fece il passo del gigante che era: il record del mondo degli 800 all’Arena (stesso luogo e stessa pista dove Rudolf Harbig, nell’estate che avrebbe portato la guerra, aveva tracciato nuove frontiere), tiene ancora come limite italiano: 1’43”7. Unico ad avvicinarlo, in un certo senso ad eguagliarlo, è stato Andrea Longo, poco prima dei Giochi di Sydney: 1’43”74 a Rieti, fabbrica di tempi stordenti sul mezzo miglio. Quel giorno il padovano sostenne di essere il nuovo primatista (“quello è un tempo manuale, il mio è elettrico”) e ne nacque un’accesa discussione, quasi un alterco, interrotto e spazzato via dall’ironia di quel buonanima di Corrado Sannucci. “Ah Longo, avessi fatto 1’43”69 non saremmo qui a rompece i cojoni”.

In quel momento era passato un quarto di secolo abbondante e già l’exploit di Marcello appariva ammantato del fascino del tempo profondo, testimoniato da quelle immagini in bianco e nero, stampate o in movimento, che lo mostrano scavallar via, liberarsi senza indugi del ceko Jozef Plachy (che nella sua lontana scia ottenne il record nazionale), scuotere la lunga cerniera, andare a placcare l’impossibile rendendolo possibile, incidendo la linea di confine che sino a quel momento aveva tenuto al largo del sub 1’44” l’all black Peter Snell, l’aussie Ralph Doubell e Dave Wottle, l’americano che partiva da dietro e correva sempre con un cappellino piantato sul cranio.

Non è il caso di sottolineare che l’uno, l’altro e l’altro ancora rappresentano l’albo d’oro olimpico dal 1960 al 1972. E chi gli tolse il record, Alberto Juantorena, lo fece proprio nella finale di Montreal ‘76, imitando il percorso del siciliano di Città del Capo: il quattrocentista poteva essere il perfetto interprete di questa strana, affascinante distanza che non si sa bene a quale famiglia o genere appartenga.

Marcello detto March aveva dentro di sé la forza, il desiderio di lotta, ed è facile, scontato dire che queste umanissime e virili inclinazioni derivassero dalla frequentazione, sin dalla più tenera età, con lo sport che in Sudafrica è costume di vita, il rugby. Non era calligrafico e l’immagine di belva libera da lacci è la prima che viene recapitata dalla Signora Allegoria che spesso sta accanto al narratore. Piaceva proprio per questa dote che aveva infissa dentro, nel codice, nei muscoli, nel midollo. Piaceva perché aveva coraggio, perché dell’atletica sapeva poco se non l’essenziale: correre forte, toccare il limite, spremere tutto.

La meta era il traguardo da raggiungere senza respiro.

A quel tempo non si parlava di fenomeni mediatici, ma Fiasconaro in quello finì per trasformarsi. C’era tutto nella sua storia, nei suoi sviluppi, nella sua calata nella terra dei padri, nel titolo europeo dei 400 mancato per un soffio (lui, su indicazioni dell’entourage, marcava il polacco Werner e non tenne conto di quel roseo giovanotto britannico che correva al largo, David Jenkins, destinato a un pessimo futuro), nelle sue sfortune, nei suoi riscatti, nei suoi assalti perché la gente, e non solo i suiveur di più stretta osservanza, finissero per amarlo. Una delle prove più solide è costituita dai 10.000 spettatori (più o meno quanti ne avevano richiamati i Beatles prima, i Rolling Stones poi) che popolarono il Palasport di Genova, la sera del 15 marzo 1972, per il suo attacco al record mondiale dei 400 al coperto, sparring partner il piccolo polacco Andrzei Badenski. La missione fu compiuta in 46”1 e in un lungo boato.

Il Marcello invitto lo vedemmo nella finale degli Europei del ’74: acciaccato, zoppo, passò in testa alla campana in uno stordente 50”14, che qualcuno definì folle ma che in realtà apriva nuove frontiere, prima di arrendersi al dolore e rompere come un trottatore che perde ritmo e direzione. Fu il suo canto del cigno.  

Qui di seguito, oltre a un abbozzo di ritratto del Fiasconaro che contribui a dar la luce a Marcello, troverete i ricordi, le impressioni, le immagini, le istantanee scattate dalla coscienza di tre personaggi che al campione unico furono vicini, magnifici testimoni di un’età breve e coinvolgente come il personaggio che la animò.

Fiasconaro: il padre (di Giorgio Cimbrico)
Fiasconaro: cronologia di un mito (di Augusto Frasca)
Fiasconaro: il ricordo di Tito Morale
Fiasconaro nelle parole del prof. Vittori

MILANO: IL 27 GIUGNO MARCELLO FIASCONARO ALLA PRESENTAZIONE DEGLI ASSOLUTI
A Milano, giovedì 27 giugno (ore 11:00), presso la Sala Alessi di Palazzo Marino (Piazza della Scala 2) è in programma la presentazione dei Campionati Italiani Assoluti che si disputeranno dal 26 al 28 luglio all'Arena Civica "Gianni Brera". Ospite d'onore, nel giorno del quarantesimo anniversario del suo record del mondo degli 800 metri, sarà Marcello Fiasconaro che nel 1973 proprio sul doppio giro di pista dello storico impianto milanese fermò il cronometro a 1:43.7. Interverranno il presidente FIDAL Alfio Giomi e quello del Comitato Regionale Lombardia, Grazia Vanni. 



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