Il lungo anno dei giovani

25 Dicembre 2013

Europei Juniores, Mondiali Allievi, EYOF e Gymnasiade: tanti spunti dalla ricca stagione agonistica degli under 20 azzurri

di Raul Leoni

Non un traguardo, ma un trampolino di lancio: se l’Italia dei giovani ha retto bene l’urto con l’anno dispari – quello degli impegni a ripetizione, dai Mondiali allievi di Donetsk agli Europei juniores di Rieti, dall’Eyof di Utrecht alla Gymnasiade di Brasilia – tutto il settore ha già ben chiaro che nel 2014 si sarà chiamati nuovamente in scena. E sì perché, oltre ai Mondiali U20 di Eugene (dal 22 al 27 luglio), tornano in scena il prossimo anno anche i Giochi Olimpici giovanili in Cina (Nanjing, dal 16 al 28 agosto): preceduti dai “Trials” continentali che, per quanto riguarda l’atletica europea, sono stati assegnati all’Azerbaijan (Baku, dal 6 all’8 giugno).

Intanto però mandiamo in archivio una stagione densa di soddisfazioni: e i numeri, che magari non dicono proprio tutto, aiutano comunque a farsi un’idea di quanto è successo. Intanto una teoria di 40 nuove MPN di categoria, tra juniores ed allievi: rispettivamente 12 indoor e 9 outdoor per gli U20, 5 al coperto e 14 all’aperto per gli U18 (contando tutti i miglioramenti in gare ufficiali - prove in programma nei vari campionati - ma tenendo da parte un altro stuolo di limiti stabiliti in gare spurie). E poi le medaglie: che sono solo la punta dell’iceberg e devono essere lette in parallelo con l’eccellente rendimento collettivo di quelle che sono state le più numerose spedizioni azzurre di sempre in campo internazionale. In soldoni fanno: otto (1-4-3) a Rieti, due (0-1-1) a Donetsk, cinque (0-1-4) a Utrecht e ventidue (6-6-10) a Brasilia.

LE LISTE ALL TIME: ALLIEVI JUNIOR

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RIETI, EUROPEI JUNIORES

Con l'equilibrio e la competenza che non gli fanno difetto, il Direttore Tecnico del settore Stefano Baldini non ha cercato di enfatizzare più di tanto i risultati al termine delle manifestazioni, pur dando tutto il credito possibile agli sforzi dei ragazzi e dei loro tecnici sociali. L’olimpionico di Atene ha invece ribadito la funzione principale delle categorie giovanili, in preparazione degli obiettivi “al piano di sopra”. Specialmente con riferimento agli juniores, giunti ormai alla soglia dell’atletica che conta: “Mi piacerebbe che molti di questi ragazzi fossero capaci, nel giro di un paio d’anni, di competere a livello assoluto”.  Per essere sicuro ed avere un’ampia scelta ne ha convocati 75 e ne ha schierati 72: il massimo storico per noi nella manifestazione.

Ecco, l’orizzonte degli azzurri, che hanno onorato sotto ogni profilo l’atteso appuntamento continentale – il secondo in casa dopo Grosseto 2001, dove sul podio era andato solo il compianto Cosimo Caliandro – deve essere già proiettato nella prossima stagione: magari per qualcuno ci sarà già occasione di misurarsi negli Europei dei “grandi”, a Zurigo. Restano le otto medaglie (solo a Salonicco ’91 si era fatto meglio: nove), i 26 finalisti tra i primi otto (record), i 101 punti raccolti nella classifica complessiva (nuovamente superata la fatidica soglia, come non accadeva dall’edizione di San Sebastian ’93, vent’anni fa). E non è affatto poco. Come non è da trascurare un dettaglio che non è poi così marginale: l’Italia è andata sul podio in tutti i settori del programma, dalla velocità (con il multietnico quartetto maschile: Isolano, Bilotti, Rigali, Desalu) al mezzofondo (con i gemelli Lorenzo e Samuele Dini), dagli ostacoli (Lorenzo Perini, prima dell’argento, aveva stabilito il primato dei campionati in batteria) alla marcia (con Vito Minei, ennesimo prodotto della scuola Don Milani), dai salti (con l’oro di Ottavia Cestonaro nel triplo e il bronzo dolceamaro di Sonia Malavisi nell’asta) ai lanci (altro bronzo, con Marco Bortolato nel martello).

Altri numeri? Un record di categoria battuto dopo la bellezza di 30 anni: 3:37.61 della 4x400m con un terzetto di ragazze al primo anno (Irene Morelli, Lucia Pasquale e Ilenia Vitale) accanto alla ritrovata veterana “Raffi” Lukudo. Ottavia Cestonaro – in una finale del triplo incredibilmente sofferta - ha saltato per il titolo a 13.41 e il prossimo anno cercherà di concludere nel migliore dei modi una straordinaria carriera giovanile nei Mondiali juniores di Eugene: detto per inciso, i convocati della classe ’95 erano 23 su 75. Un gruppo che, peraltro, non esaurisce le potenzialità del movimento in questa fascia di età: per infortuni di varia entità erano assenti alcuni dei protagonisti della stagione indoor – i mezzofondisti Emilio Perco e Federica Del Buono, potenzialmente da medaglia – e non ha potuto rispondere alla convocazione nemmeno la lunghista Anastasia Angioi, l’argento degli ultimi Mondiali U18 di Lille. Mentre altri primatisti nazionali al coperto hanno gareggiato in condizioni menomate, perché appena usciti dai box, come il lunghista Marcel Jacobs e ancora di più la detentrice del record assoluto dell’asta indoor, Roberta Bruni.

DONETSK, MONDIALI ALLIEVI

Già in partenza, una scelta che poteva sembrare un azzardo: 65 azzurri iscritti, numeri senza precedenti per quanto ci riguarda, ma addirittura più degli Stati Uniti, della Germania o della vicina Russia in questa occasione. Alla vigilia il DT Stefano Baldini ha avvertito che poteva rivelarsi un boomerang e ha scaldato l’ambiente: “Non ammetto controprestazioni, voglio vedere accanto alle vostre prestazioni tante sigle PB: vorrà dire che vi siete battuti al meglio delle vostre possibilità”. Talento da confermare però alla prova della pista e delle pedane, per ragazzi tutti più o meno esordienti assoluti a livello internazionale. E richiesta recepita, perché la truppa azzurra ha retto la scena con grande dignità, talvolta anche con commovente coraggio: quello che si poteva pretendere da una spedizione ambiziosa sì, ma soprattutto convinta dei propri mezzi.

A parte i miglioramenti individuali, il bilancio collettivo dei 64 atleti effettivamente andati a referto parla di due medaglie – l’argento di Erika Furlani nell’alto ed il bronzo di Noemi Stella nella marcia – e ben 10 piazzamenti tra i primi otto: il massimo era di 8 finalisti, due anni fa a Lille. Il 12° posto nella classifica a punti (35, dieci in più di Lille 2011) vuol dire stare davanti a Paesi come Cuba, Polonia, Brasile o Sudafrica: e, quanto alle medaglie, se il totale di Bressanone resta al top, in Ucraina una tradizionale rivale come la Francia non è andata sul podio nemmeno una volta e i padroni di casa hanno chiuso con un solo bronzo.

La notazione di merito riguarda quindi non solo le splendide medagliate Furlani e Stella, ma anche coloro che hanno conquistato un piazzamento da finale: due volte la “capitana” Benedetta Cuneo (lungo e triplo, impresa che Ottavia Cestonaro aveva solo sfiorato a Lille), un altro saltatore in progresso come Simone Forte (triplo), i protagonisti del nascente mezzofondo come Yemaneberhan Crippa (1500 metri, togliendo il record allievi con 3:45.02 allo scomparso “Mimmo” Caliandro) e Nicole Reina (l’allieva di Giorgio Rondelli è stata quinta nei 2000m siepi, sfiorando il primato di Valeria Roffino: ma probabilmente il fenomeno di origini ucraine è stata la vera stella della stagione giovanile, riscrivendo il libro dei record di categoria e laureandosi, non ancora 16enne, Campionessa Italiana Assoluta dei 3.000 siepi). E poi il “paisà” dell’asta Luigi Colella ed il coraggioso Gregorio Angelini, solito prodotto della marcia pugliese: senza dimenticare il quartetto femminile, una staffetta dove ha brillato la rivelazione Elena Bellò, già ad una passo dalla finale individuale degli 800 metri. Per finire, un'altra MPN allievi è arrivata nell’octathlon con il piemontese Andrea Carioti.

UTRECHT, EYOF

Di ritorno da Donetsk, quattro ragazzi della classe ’97 – i pesisti Leonardo Fabbri e Marta Baruffini, il martellista Tiziano Di Blasio e la giavellottista Ilaria Casarotto – hanno cambiato destinazione e sono arrivati in Olanda per il Festival Olimpico della Gioventù Europea. Non si tratta di un vero e proprio campionato europeo – le formazioni sono contingentate, per un massimo di 24 partecipanti -  ma è sempre stata una rassegna dal livello tecnico molto interessante: da quest’anno, però, è stata limitata ai ragazzi del primo anno di categoria e quindi il target del settore tecnico federale ha potuto mettere alla prova altri 20 ragazzi del ’97 oltre ai reduci dall’Ucraina. Anzi, anche una cadetta classe ’98 come Francesca Tommasi, capace di conquistare il bronzo sui 3000 metri. Sul podio sono andati anche Francesco Lama, Leonardo Fabbri e Riccardo Usai – rispettivamente nel lungo, nel peso  e sui 1500 metri – mentre l’argento è stato conquistato dal quartetto maschile.

Nel complesso non male, perché ci sono stati 16 piazzamenti nei primi otto, compresi tre scomodi quarti posti: se voleva essere una prova generale in vista degli “European Olympic Trials” di Baku, nel prossimo giugno, la verifica è stata adeguata. Anche perché, come noto, la qualificazione olimpica è assegnata ad ogni continente pro-quota in ogni gara: a seconda del “peso specifico” di ciascuna zona nella singola specialità e quindi conteranno i piazzamenti più delle prestazioni tecniche.

BRASILIA, GYMNASIADE

La rassegna scolastica multidisciplinare raccoglie le adesioni dei 75 Paesi membri dell’ISF (International School-Sport Federation): in termini generali la “Gymnasiade”, pur potendo contare sulla partecipazione di studenti-atleti dai 15 ai 17 anni, non può competere con l’universalità dei Mondiali Iaaf U18. Tuttavia, storicamente, questa manifestazione ha portato alla ribalta alcuni dei più grandi campioni della disciplina fin dall’esordio dell’atletica, che risale ormai al 1974. Il nostro movimento ha sempre onorato l’impegno, con alterne fortune: e le 22 medaglie raccolte in Brasile dai 36 ragazzi selezionati nella categoria allievi dopo i Tricolori di Jesolo rappresentano il secondo bottino di sempre nella storia degli “ISF World School Games” (dopo la fortunata edizione casalinga di Firenze 1984, dove schieravamo una generazione di straordinario valore: quella dei nati nel ’67 e nel ’68 con il rinforzo delle più forti ragazze della classe ’69, allora militanti tra le allieve).

Ecco perché il bilancio della spedizione oltre Atlantico è stata accolta con soddisfazione al termine di una stagione infinita, durata in pratica da gennaio a dicembre: l’impatto con una competizione internazionale conta pur sempre come un’esperienza di cui far tesoro e gli azzurri della Nazionale studentesca hanno mostrato di tenerci come ad un Mondiale. Tanto è vero che grandi miglioramenti sono arrivati proprio da alcuni dei ragazzi che già si erano misurati a Donetsk, compresi due nuovi primati nazionali: 65.76 di Giulia Camporese nel martello e 51.46 di Matteo Beria nei 400hs. Più che elencare semplicemente i medagliati della spedizione italiana, il bilancio finale consente di cogliere alcuni spunti personali: ad esempio l’esordio in azzurro dopo un’attesa infinita della cittadinanza da parte di Ayomide Folorunso. Debutto sfortunato, in realtà, perché questo splendido prodotto dell’atletica emiliana è caduta sull’ultima barriera nella finale dei 400hs quando era in netto vantaggio su tutte le altre: salvo poi contribuire all’argento della staffetta, tanto per chiudere in bellezza la trasferta. Altro argento, alle spalle dello scatenato Beria, sui 400hs allievi per Giuseppe Biondo: e anche il palermitano si è tolto un sassolino dalla scarpa, visto che nella semifinale iridata era caduto proprio sull’ultimo ostacolo mentre comandava il gruppo. E poi Leonardo Vanzo: a Donetsk era stato l’unico in casa azzurra a non scendere in pista e stavolta ha approfittato dell’occasione per migliorarsi due volte nei 400 metri, purtroppo senza andare sul podio come invece è accaduto all’altro talentino azzurro Giuseppe Leonardi (bronzo e grandissimo doppio PB anche per il catanese, terzo allievo di sempre con 47.46). Poi Tobia Bocchi: dopo un Mondiale così così, il ragazzo di Parma ha vinto l’oro del triplo migliorandosi fino a 15.57, secondo tra i sedicenni di sempre solo al titolato Andrew Howe. Chi probabilmente dovrà dar sfogo nella prossima stagione a tutta la sua “rabbia” agonistica è invece Sebastiano Bianchetti: non è bastato al colosso reatino riscrivere nel corso dell’anno primati su primati, perché poi l’agognato salto sul podio è purtroppo sempre mancato. Anche a Brasilia, dove pure il bravo “Seba” – misure alla mano - avrebbe potuto ambire alla medaglia sia nel peso sia nel disco. Ma tutto può servire, per alimentare una sana fame di metalli nel prosieguo della carriera. 



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