Barcellona archivia un Mondiale ''da grandi''

16 Luglio 2012

La rassegna iridata Under 20 ha espresso valori di straordinario livello. Il bilancio degli azzurrini

di FIDAL

Basta scorrere le pagine dei risultati, colme di annotazioni per i primati dei campionati, i record continentali, gli innumerevoli progressi personali: in questi giorni ci siamo detti che da tempo non ci capitava di vivere una manifestazione giovanile di un livello così alto, forse non è mai successo. Difficile spiegare le ragioni di questa contingenza: come spesso accade per la categoria, si tratta di congiunture stagionali, soprattutto quando si tratta di considerare l’incredibile profondità delle prestazioni in una singola specialità. Ossia un dato che non si può spiegare con la presenza di un fenomeno o di talenti isolati. Non è un caso che molti dei protagonisti di questi Mondiali li ritroveremo tra poche settimane a Londra perché già inseriti nelle rispettive spedizioni olimpiche: tanti ragazzi europei li avevamo già visti ad Helsinki a fine giugno, nella rassegna continentale dei “grandi”. Ma la zoccolo duro di questa generazione, con ogni probabilità, è costituita dai campioni del quadriennio che porta a Rio de Janeiro.

Le apparenti novità sono in realtà frutto di un’atletica che sta cambiando – non da oggi - e che dovremo convincerci ad accettare con serenità: con i giamaicani che vincono il disco, con la bandiera di Trinidad nella premiazione del giavellotto, con un ragazzo proveniente dal minuscolo possedimento britannico di Turks and Caicos che vince i 200 metri. E con un livello crescente che smentisce anche l’impronta protezionistica – ma in certo modo si potrebbe definire moralistica – che portò la Iaaf a cambiare il peso degli attrezzi delle categorie giovanili (modificati negli allievi anche quest’anno) per sottrarli allo scomodo termine di confronto con un’altra “era”: ritrovandosi nei lanci con fenomeni come il pesista neozelandese Jacko Gill e questo martellista qatariano Ashraf El Seify (neo-primatista del mondo con un immenso 85.57) che possono rivaleggiare senza problemi, sia pure a distanza, con i protagonisti del settore in quei “deprecati” anni Settanta o Ottanta.

IL MONDIALE DEGLI AZZURRI

Pur non avendo effettivamente utilizzato tre dei 55 componenti della spedizione (Giovanni Cellario, Sabrina Galimberti e Martina Buscarini, tutti in quota alle staffette), quella di Barcellona resta la più numerosa partecipazione azzurra nella storia della manifestazione con 52 atleti a referto. Il bottino finale di 2 medaglie – lo splendido oro di Alessia Trost nell’alto e il sofferto bronzo di Roberta Bruni nell’asta - è sicuramente in linea con le attese, mentre il computo dei quattro piazzamenti nei primi otto (i “finalisti” in senso proprio) potrebbe essere forse considerato insufficiente in un’ottica semplicemente economica.

In realtà, se solo si amplia la visione generale, le considerazioni espresse sull’enorme spessore tecnico di questa specifica edizione dei Mondiali ci portano a considerare la presenza degli azzurri come assolutamente rilevante: è vero che, come avrebbero detto i nostri padri, spesso “ci è mancato un soldo per fare una lira”. Compresi i 4 finalisti, contiamo ben 12 piazzamenti tra i primi 12 e un totale di 22 nei primi 16 (quelli che possiamo considerare nella tipologia dei finalisti “allargati” e dei “semifinalisti” in senso classico): decisamente un buon numero.

Che poi le circostanze ci abbiano portato a mancare un paio di finali (in particolare con le ragazze della 4x100) è cosa che rientra nella logica di questa rassegna: ma non si può negare che moltissimi si siano battuti al limite delle proprie possibilità – e anche oltre, come testimoniano i 13 primati personali (incluso il notevole primato nazionale della triplista Francesca Lanciano), con altri 4 stagionali – così da reggere dignitosamente la scena. Se l’impostazione programmatica è quella di preparare gli appartenenti a questa fascia di età per l’attività assoluta – ciò che distingue il modello italiano da tutto il resto del mondo, che punta a finalizzare senza problemi l’attività giovanile – allora l’obiettivo è stato raggiunto: molti di questi ragazzi hanno i mezzi per fare atletica ad alto livello in un futuro anche prossimo. La stessa prospettiva di assicurare una continuità alla categoria, nell’ottica ormai imminente di preparare gli Europei 2013 in casa ha avuto una risposta: 25 dei 55 convocati hanno l’età per gareggiare a Rieti il prossimo anno e altri (anche allievi) avevano ottenuto il minimo per questi Mondiali e potranno essere tenuti in considerazione in quella sede.

L’altro dato riguarda l’aspetto multietnico delle rappresentative nazionali: ormai non possiamo più permetterci di attendere decenni per naturalizzare quelli che sono i prodotti del movimento sportivo e della stessa società italiana – come è stato per Fausto Desalu e Judy Ekeh – perché le legislazioni degli altri si sono adeguate con tempestività alle ineluttabili dinamiche migratorie: la nostra normativa è rivolta alla realtà di un altro secolo. E, soprattutto nelle categorie giovanili, non è razionale rinunciare a priori ad una rilevante porzione di reclutamento che ormai supera il 20 o 30% del potenziale: basta guardare la composizione delle classi nelle scuole dei nostri figli per rendersene conto. E, per chi si ostina a credere che questo sia un discorso puramente teorico, di facciata, il “pensierino della sera”: dalle nostre parti un talento come Adam Gemili – sì, proprio l’inarrivabile vincitore dei 100 metri, ora atteso con curiosità sulla scena olimpica – avrebbe avuto serissime difficoltà burocratiche per essere ammesso in tempo a questi Campionati. E quindi anche a Londra 2012.           

 

File allegati:
- RISULTATI/Results
- Foto/Photos


Condividi con
Seguici su: