Zurigo: cinque stelle d'Europa

08 Agosto 2014

Schippers, Hassan, Špotáková, Vlašic e Klishina: fra debutti e grandi ritorni, cinque atlete pronte a prendersi la scena ai prossimi Europei (12-17 agosto)

di Marco Buccellato

Dafne Schippers, la pronipote di Fanny 

Qualcuno le avrà pur detto, nell'ultimo mese, che ha avuto una nonna volante. Un immaginario e suggestivo legame di parentela, un intreccio di destini per due ragazze olandesi poliedriche, versatili, irresistibili, Dafne e Fanny. Blankers-Koen, per intenderci. La migliore atleta di tutti i tempi, secondo illustri pareri, sessantaquattro anni fa, scrisse una delle pagine più esaltanti della storia dei Campionati d'Europa e di tutta l'atletica in generale. Vinse nel solo Europeo del 1950 100 metri, 200 metri e 80 ostacoli, dopo aver vinto quattro medaglie d'oro ai Giochi del 1948, a Londra, un biennio prima. I tre ori, altro ricorso interessante, li trasferì al collo in Olanda da Berna, Svizzera come tra una manciata d'ore, a Zurigo. Nessun paragone, per carità, tra i successi di una signora 30enne che fece la leggenda dello sport, e una giovane bella e potente che ancora deve vincere qualcosa di grande. E' però un fatto che risultati così interessanti come quelli della Schippers ripropongano, a distanza di tanti anni, una versatilità straordinaria. Dafne è un'altra figlia dorata del Mondiale junior 2010, lo stesso che ha lanciato nel firmamento Pascal Martinot-Lagarde e altra bella gioventù che sta per atterrare a Zurigo col coltello tra i denti, come il decatleta francese Mayer e la sprinter di sangue anglo-caraibico Jodie Williams, una che potrebbe mettere in pericolo il piano di conquista del regno d'Europa cui ambisce Dafne. Nel palmarès dell'olandesina ci sono l'oro mondiale ed europeo junior, nel suo terreno di caccia più variegato, l'eptathlon. Nei 100, un titolo europeo under 23. Come Fanny nel secolo scorso, Dafne brilla un po' ovunque, ma è nella velocità e nel salto in lungo che mette in cascina i punti pesanti per le sette fatiche. Quest'anno, dopo il bronzo mondiale a Mosca nell'eptathlon, ha migliorato i primati nazionali di 100 (11.03), 200 (22.35 e poi 22.34), e dell'eptathlon (6.545 punti), prima di far suo anche il record del lungo con 6,78. Sa far bene tutto, tanto da correre in 22.35 in un contesto multispecialistico come la faticosa due giorni di Götzis. Nella Diamond League di Glasgow ha entusiasmato, riscrivendo i primati d'Olanda dello sprint, nei 200 proprio davanti a Jodie Williams e all'altra Williams, Bianca. Entrambe proveranno a fermarla, a Zurigo, assieme alla francese Soumaré, la campionessa uscente. L'Olanda non coglie l'oro della velocità continentale femminile da quel 1950 elvetico. La Schippers proverà a farlo suo su 100, 200 e con la staffetta 4x100, dove il quartetto orange guida l'Europa in una stagione dove la perdurante latitanza russa nella velocità femminile ha offerto ulteriori spazi per nuove protagoniste. Tre allori nei sogni, è sognare troppo? Il suo nome, Dafne, significa proprio alloro, e Fanny stessa, in ancor più immaginario e suggestivo dialogo, le avrà detto la sua: "Si può fare, Dafne!". 

Sifan Hassan, l'Olanda amarica

Il rischio è che il tulipano fiorisca sull'intero sviluppo di 400 metri della pista di Zurigo. Se la Schippers è attesa nello sprint, ancora più interessante è la prova del fuoco di questa ragazza dallo sguardo malinconico e gentile, rifugiata dall'Etiopia in Olanda a 15 anni, e da meno di un anno naturalizzata. Anche esplosa, tanto da portare subito trofei alla nuova bandiera, come il titolo europeo under 23 nell'Eurocross di Belgrado in dicembre. Quest'anno guida l'Europa nei 1500 e nei 5000 metri. Ha aperto la sua personale stagione dei primati a Palo Alto, unica podista del continente a correre la distanza in meno di 15 minuti (14:59.23). Sui 1500 deflagra: 4:01.19 a Shanghai (record olandese under 23), 3:59.38 a Eugene (record europeo under 23), poi la vittoria di Hengelo in 4:01.79, l'apoteosi di Parigi (3:57.00, record europeo under 23-bis e mondiale stagionale), e la conferma a Glasgow in 4:00.67. Nel mezzo, la vittoria sui 3000 nell'Europeo a squadre di Braunschweig. Strana e sempre più familiare situazione, quella dei 1500 donne, dove due ex-etiopi si confrontano da favorite. L'altra è svedese, Abeba Aregawi, che detiene gli attuali titoli mondiali all'aperto e indoor, e che ha già messo al collo l'oro europeo dei 1500, ma indoor. Su di lei, fiumi di pagine e parole. Dunque, sotto con la più giovane Sifan. Dopo aver vinto gli ultimi due scontri diretti con la Aregawi, a Parigi e Glasgow, sogna un tappeto di tulipani in fondo al traguardo del Letzigrund. 

Barbora Špotáková, guerre stellari 

E' il turno di una primatista del mondo, due volte campionessa olimpica, un titolo mondiale a Osaka, due argenti iridati a Berlino e Daegu, e un bronzo europeo a Barcellona. Esatto, il bronzo. Ha sacrificato Mosca, concedendosi il tempo di diventare madre, con l'occhio puntato su Zurigo, per l'alloro che manca alla sua collezione. E' tornata a dardeggiare il suo giavellotto vincendo a Roma, Losanna, Monaco (66,96, il suo miglior lancio di stagione), e nell'Europeo a squadre in terra tedesca. Forse le mancheranno un po' le avversarie delle migliori battaglie, la Abakumova e la Obergföll, mamme più recenti di lei, che torneranno l'anno prossimo e già digrignano i denti alle Olimpiadi verdeoro. Battaglie? Guerre indimenticabili, specie con la Abakumova, valchiriona dalle spalle possenti. Gli scontri più belli a Pechino, dove vinse la Špotáková, e a Daegu, con titolo iridato della russa. A Barcellona perse da due tedesche, la Stahl (che ritroverà a Zurigo come avversaria più temibile) e la Obergföll, poi ascesa a più celesti podi, l'argento olimpico e il mondiale di Mosca. Alla Špotáková manca il titolo europeo e anche la leadership stagionale. Hanna Hatsko-Fedusova, ucraina 24enne, gliel'ha tolta di recente a Kirovograd. L'ombra della Hatsko, nata nel Nord dell'Ucraina, rimanda all'ultimo titolo europeo del giavellotto donne, Helsinki 2012. Lo vinse un'altra ucraina, Vira Rebryk, che è però nativa della bella Yalta, in Crimea, e per questo alle prese da diversi mesi con scelte difficili e facilmente intuibili. I numeri della Špotáková sono impressionanti, come il palmarès: il record mondiale di 72,28, due prestazioni tra le migliori quattro della storia della specialità, nove tra le prime trenta. La Železný al femminile. 

Blanka Vlašic, il cigno rispiega le ali 

Un ritorno attesissimo in una grande manifestazione, dopo l'eclissi dell'anno olimpico e il forfait a Mosca, sempre per i problemi fisici che l'hanno afflitta nel bel mezzo di una carriera fantastica. La croata ha vinto l'Europeo a Barcellona, un titolo poi ereditato, due anni dopo, dalla spagnola Ruth Beitia, immarcescibile agonista e sempre al top quando conta giocarsi qualcosa. La Vlašic ha più confidenza col mondo che con l'atmosfera continentale, aldilà del successo di Barcellona. Due titoli mondiali (Osaka e Berlino), due ori iridati indoor (2008 e 2010), l'argento olimpico di Pechino (perdendo da favorita contro la belga Hellebaut), e ancora un argento a Daegu, un argento e un bronzo ai mondiali indoor. In Europa, Barcellona e adesso la speranza di proiettarsi fin dove potrà, a Zurigo. Personaggio da copertina, atleta-simbolo di un'intera nazione, quest'anno ha ritrovato la gioia e le lacrime per essere tornata sopra i due metri, una misura che nella carriera ha superato oltre cento volte. A Zurigo andrà in pedana reclamando per se stessa quella corona che è già sua quattro anni fa. Non troverà la campionessa olimpica Anna Chicherova, né la Shkolina, oro mondiale in carica, ma la progenie russa che risponde al nome di Mariya Kuchina, storica avversaria di Alessia Trost nelle categorie giovanili, che in inverno ha conquistato il titolo mondiale al coperto e ha già sconfitto la Vlašic, oltre che proprio a Sopot, a Oslo due mesi fa. Una delle copertine del profilo zurighese, però, non è per l'emergente Kuchina. Ha 21 anni e tanto tempo per far parlare di sé. Blanka si merita l'attenzione perché cattura il pubblico, ha grinta, urla quando sale senza sbavature e ricade sui sacconi con l'asticella che, immobile e sconfitta, la guarda gioire della beffa inflittale. Per oltre 100 volte, lassù dove sta l'eccellenza. 

Darya Klishina, caccia all'oro tra i granelli di sabbia

Per chiudere in bellezza, ecco quella più naturale in circolazione, si tratti di pista o di pedana. La 23enne pin-up moscovita, atleta e modella, ha un curriculum costellato di successi nelle categorie giovanili. Oro ai mondiali allievi, agli europei junior e a quelli under 23, alle Universiadi, e in due edizioni dei campionati europei indoor. Se il contesto si allarga ai cinque continenti, eccezion fatta per il mondiale allievi vinto a 16 anni, buoni piazzamenti in tutte e cinque le finali disputate, ma l'acuto è ancora da cogliere. Quest'anno ha vinto solo a Tokyo e ai campionati nazionali russi, però è sempre lì, attorno ai 6,90, non così distante dal 7,05 con cui vinse l'Europeo under 23 nel 2011. Concorrenza notevole: pur se assenti le britanniche Johnson-Thompson e Proctor, la pedana del lungo femminile a Zurigo offre la campionessa uscente Lesueur, la serba Spanovic, tre tedesche in odore di sette metri, l'outsider mina vagante svedese Jarder, un'agonista che bene o male la finale la trova spesso. Tra tante contendenti, e nell'intera vetrina degli Europei, la Klishina è l'unica atleta russa, in una stagione nazionale con meno acuti che in passato, capace di reggere sui suoi standard tecnici abituali. Nel Prefontaine di Eugene, vera anteprima della finale europea del lungo, ha perso solo dalla Spanovic (entrambe a 6,88). La serba, per rincorrerla e batterla, ha dovuto migliorare due volte il record nazionale. Terza la francese Lesueur, un centimetro dietro. Anche a Zurigo, in una prospettiva così incerta per la vittoria, le medaglie saranno forse decise tra granelli di sabbia.

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