Zamperin: "Quel che serve è la fortuna nei grandi



La stagione indoor deve ancora emettere i suoi principali verdetti, gli Europei di Birmingham sono di là da venire, eppure se si potesse mettere uno stop al giorno di oggi, il bilancio per il salto in alto sarebbe già più che positivo. E’la dimostrazione più lampante che il lavoro paga davvero: il periodo di preparazione in California ha fruttato, e molto a dispetto di qualche acciacco fisico che ha colpito soprattutto i due fratelli Ciotti, che più degli altri faticano a risalire la china per raggiungere i loro consueti livelli. E’ chiaro però che la “perla” del movimento è Maria Antonietta Di Martino, la saltatrice delle FF.GG. che ha permesso all’Italia di tornare a parlare di un’altista che valica i 2 metri, permettendo di ricordare quando gli stessi due metri valevano il record del mondo grazie a Sara Simeoni: “Sapevamo che la Di Martino era in crescita – spiega il responsabile del settore Angelo Zamperin - già dallo stage negli Usa aveva mostrato di aver messo a punto alcuni elementi tecnici, per cui ci si aspettava una buona stagione, ma quel che stupisce è la sua continuità: quattro gare con la peggiore conclusa a 1,95 semplicemente perché si è fermata per non rischiare eventuali infortuni e per la stanchezza accumulata. E’ andata decisamente oltre le nostre previsioni”. - A che cosa si deve quest’esplosione improvvisa? - Quando si subisce un intervento chirurgico, al di là dei tempi di ripresa medica, ci sono tempi tecnici di recupero. Per poter tornare un saltatore a tutti gli effetti non ci devono essere quei freni inibitori che normalmente sussistono dopo un intervento. Servono mesi per recuperare, bisogna avere pazienza, chiaramente da parte nostra c’è stato un supporto tecnico per ristrutturare la rincorsa e lo stacco in modo tale da evitare gli stessi infortuni del passato. L’atleta da parte sua è maturata, ha ripreso coscienza delle sue possibilità, e più ha avuto dentro di sé carica e tranquillità, più è andata su. - In campo maschile? - Siamo partiti da una situazione non ottimale, con Giulio Ciotti alle prese con una distrazione a un legamento della caviglia che ci ha consigliato la sospensione dell’attività agonistica, e con suo fratello Nicola che da novembre ha dovuto fare i conti con una distorsione a una caviglia che lo ha costretto a una continua rincorsa alla forma migliore. La sua preparazione indoor ne ha risentito, quindi è indietro rispetto ai suoi standard e alle previsioni. Positivo invece il salto di qualità peraltro atteso di Campioli che ha fatto bene a lui e al settore e il fatto che Bettinelli sia tornato quello di due anni fa. - Allungando le prospettive verso la stagione all’aperto, cosa vi attendete? - Contiamo di ripetere quel che si è visto nel 2006, facendo i conti con una stagione molto lunga. Oltre a chi verrà dalla stagione indoor contiamo di recuperare la Meuti che ha avuto qualche problema al tendine, mentre per gli uomini vogliamo ritrovare Talotti che sta bene e sta lavorando finalmente in maniera continua e proficua, anche se credo che rientrerà a pieno titolo e nella sua forma migliore nel 2008. Contiamo di avere il solito quartetto magari con Campioli come quinto incomodo. - A livello giovanile che cosa ci possiamo attendere? - Purtroppo siamo alle prese con un gap generazionale di diversi anni, fra Juniores e e U23 soffriamo un po’ una situazione evidenziatasi e sottolineata già in passato. Abbiamo talenti in fase di maturazione, contiamo di recuperare Lemmi dopo due anni di stop, ha gà fatto 2,20, per il resto non abbiamo atleti pronti e competitivi. Siamo messi meglio a livello allievi/e, qualche ragazzino che promette bene c'è ma perché il talento si sviluppi, servono situazioni positive: un buon allenatore, che non ci siano problemi logistici, che ci siano strutture per allenarsi, altrimenti il talento non sboccia. - Sono ormai anni che il settore arriva a un passo dal risultato a sensazione: che cosa vi attendete dalle grandi manifestazioni prossime venture? - La nostra filosofia è di non illudere nessuno: dobbiamo presentarci alle gare per andare in finale, poi nell’atto decisivo sono un’infinità i fattori, non ultimo la fortuna, che decidono se un atleta finisce terzo e quindi sul podio o sesto. Certamente se fai 2 metri al Mondiale e qualcuna è in difficoltà puoi ottenere la medaglia, i maschi devono fare due-tre cm in più dei loro personali per salire di 5-6 posizioni. Le possibilità ci sono tutte, ma serve anche l’auto della buona sorte, quella che per esempio a Helsinki non c’è stata. Gabriele Gentili Nella foto: Andrea Bettinelli, neocampione italiano indoor (archivio Fidal)>/i>

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