Una storia al giorno

12 Gennaio 2014

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

12 gennaio. Dei quattro moschettieri di Berlino, Tullio Gonnelli è stato l’ultimo ad andarsene: è capitato nove anni fa, a 2005 appena iniziato, a Longmeadow, Massachusetts, dove viveva dal ’54. Aveva 92 anni compiuti, era laureato in economia e commercio, era diventato americano in tutti i sensi: sinché le gambe avevano tenuto, passava i fine settimana a giocare a golf.

Il 9 agosto 1936, all’Olympiastadion di Berlino, fu il primo degli umani a tagliare il traguardo, a 1”3 dagli Stati Uniti che avevano dato una zampata al record mondiale della 4x100 offrendo la prima discesa, per due decimi, sotto i 40”. Italia d’argento in 41”1, davanti ai tedeschi, e assistiti da un fato favorevole: l’Olanda di Martinus Osendarp (bronzo sulle due distanze e dominatore degli Europei del ’38) venne squalificata. Ma che la squadra fosse da podio era molto probabile e, alla fine, scritto.

La finale era stata preceduta da fosche polemiche: sembrava certo che Sam Stoller e Marty Glickman avessero un posto assicurato. “Jesse (Owens) ha già avuto la sua razione di medaglie d’oro”, disse Lawson Robinson, il capo coach. E invece Sam e Marty vennero fatti fuori e forte fu il sospetto che l’esclusione dipendesse dalla loro religione: ebraica. Il presidente del comitato olimpico statunitense (e più tardi del Cio) era Avey Brundage che aveva giudicato la Germania di Hitler un modello. Passino quelli di colore, ma mettere in pista anche degli ebrei… deve aver pensato quell’illuminato uomo di sport.

Così toccò a Owens, e toccò anche a Ralph Metcalfe, detto l’Espresso di Mezzanotte, argento nei 100 sia a Los Angeles che a Berlino, e loro furono le prime due frazioni, contro Orazio Mariani e Gianni Caldana, e a quel punto perché la fine non fosse quella nota doveva capitare quel che spesso è rovinato addosso alle staffette americane: un cambio troppo lungo, il bastone che cade. Non capitò nulla di tutto questo e Elio Ragni, in curva, guardò i glutei di Foy Draper che andò a cambiare con Frank Wykoff. Fu allora che venne il momento di Tullio, che aveva 10 yards buone di distacco dagli americani ma che seppe tenere a bada la Germania che per l’ultima tratta si era affidata a Gerd Hornberger e che finì a un decimo.

Tullio era bolognese di Pieve di Cento, correva per la Virtus e per l’epoca aveva un fisico formidabile: 1,84 per 78, informa la sua vecchia scheda che offre anche il suo record sui 100 (10”5 nel ’38) e narra in una riga i tre anni di naja che gli toccarono durante la guerra e che gli strapparono vie le speranze di altre avventure olimpiche.
Il primo a lasciar la compagnia fu Mariani, nell’81. Poi, nel ’95, toccò a Caldana che era diventato un magnifico anziano con folti capelli bianchissimi. Ragni salutò nel ’98. A Tullio, come a Berlino, toccò la quarta frazione. Tutti e quattro sorridono felici da vecchie foto.

Giorgio Cimbrico

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