Una storia al giorno

16 Novembre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

16 novembre. Oggi, ricordo di Don Lippincott, nato 120 anni fa a Filadelfia e destinato a aprire la cronologia del record del mondo dei 100: a Stoccolma 1912 corse in 10”3/5, traducibile in 10”6. Novantasette anni dopo, a Berlino, Usain Bolt tagliò il traguardo in 9”58 che, reso al decimo, può essere un generoso 9”3 o un più severo 9”4. In ogni caso, tra Don e Usain, un dozzina di metri di distacco. Un abisso anche maggiore sarebbe stato accusato sulla distanza doppia da Livio Berruti: 19”19 a 20”62 prevede una differenza tra i 13 e i 14 metri. Il mondo è cambiato, l’atletica anche.

Non resta che tornare a Lippincott e a giorni svedesi che avrebbe potuto non vivere. Dopo la tragedia del Titanic, urtato da un iceberg e affondato nella notte tra 14 e il 15 aprile di quell’anno per una delle più grandi tragedie della storia del mare, la madre di Don era terrorizzata all’idea del figlio imbarcato su – più o meno - la stessa rotta e così mise in circolazione la voce che la famiglia, notoriamente benestante, fosse in difficoltà finanziarie e non potesse permettersi di pagare il viaggio del figlio. Al tempo, i comitati olimpici non disponevano di fondi e si affidavano a mecenati o al buon cuore della gente. Don non si vergognò di chiedere aiuto e lo ottenne da parte delle famiglie dei suoi compagni alla Penn State. La profonda diversità del tempo si riflette anche nel numero dei selezionati americani per i 100: undici. Il contingentamento sarebbe nato dopo la Grande Guerra (quattro atleti-gara) e portato alla norma odierna (tre) a partire da Los Angeles 1932.

Lippincott, capace di correre le 100 yards in 9”5, fornì il suo acuto sulla distanza metrica il 6 luglio 1912, vincendo la 16a batteria (non è un errore, proprio la 16a…) in 10”3/5 e la sua primogenitura nasce dal fatto che, all’indomani dei Giochi, giusto a Stoccolma vide la luce la Iaaf che, tra le altre cose, pensò subito a darsi un albo dei record mondiali. Ai 10”5 dei tedeschi Emil Ketterer, Richard Rau e Erwin Kern ottenuti in meeting in patria, venne preferito il 10”6 firmato in sede olimpica da Don.

E’ il caso di rimarcare ancora una volta che un secolo fa le cose andavano in maniera molto diversa da oggi. la finale, in programma il 7 luglio, fu martoriata da sette false partenze e, con il regolamento attuale, nessuno avrebbe raggiunto il traguardo lasciando vacante il titolo che finì nelle mani di Ralph Craig in 10”8, davanti a Alvah Meyer e a Don, entrambi in 10”9. Alla gara non partecipò per infortunio Howard Drew che si era costruito un fisico scattante portando rapidamente i bagagli alla stazione di Springfield. E così venne cancellata la chance di avere il primo campione nero dello sprint.

Lippincott conquistò l’argento nei 200, alle spalle del doppiettista Craig, durante la guerra – tenendo accese le paure materne – fu tenente nella Us Navy, e, passata la giovinezza, entrò nel mondo della banche, finendo nell’orbita della Merrill Lynch.

Giorgio Cimbrico

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