Una storia al giorno

20 Ottobre 2013

Personaggi e vicende dell'atletica di sempre

20 ottobre. E’ il momento di scendere dall’altura messicana, di tirare il sipario? No, c’è ancora spazio per Dick Fosbury che regala più di un record. Nel ‘68 del cambiamento, lui regala una rivoluzione, saltando come un gambero, volgendo la schiena all’asticella, sfruttando la rincorsa in termini di velocità, non di potenza. C’è chi sorride e continua a sorridere anche quando l’allampanato ragazzo di Portland, Oregon, porta via la medaglia d’oro. “Un’invenzione che nasce e morirà con lui” sostiene qualche irriducibile tolemaico, proprio come il dignitario veneziano che, dopo aver provato il telescopio di Galileo, continuava a scrollar la testa e a dire “mi no vedo gnente”. L’immaginazione che aveva preso il potere celebra il suo trionfo.

In questi casi, lo strumento necessario è il flashback: riporta alla scuola di Medford dove un sedicenne allampanato si ingarbuglia con il ventrale e spesso non riesce a superare 1,55, la quota minima per aver accesso ai meeting studenteschi. Studia, elabora, prende spunto da tentativi in cui qualcuno si è inoltrato senza sfociare in nulla. Tra critiche e derisione, cresce lui (sino a 1,95) e crescono le altezze che scavalca: 1,91, 1,97. Lo nota un giornalista locale e scrive che è stato come vedere quando un pesce preso all’amo finisce nella barca. Flop, Fosbury Flop: sembra una di quelle invenzioni, uno di quei marchi, più o meno consapevoli, firmati da Forrest Gump. Lo avvantaggia un particolare: l’adozione di sacconi di ricaduta in gommapiuma che sostituiscono zone d’atterraggio pericolose per chi valica e ricade di schiena.

Nel 1968 è in pieno decollo: a Knoxville vince i campionati Ncaa con 2,20 e comincia a pensare a un posto nella spedizione olimpica per Messico, ambizione rafforzata dopo che cattura il successo anche nei Trials di Los Angeles. E’ fatta? Per niente. Il settore tecnico opta per una seconda selezione da tenere nella stessa situazione di altitudine di Mexico City, ai 2200 metri abbondanti di  South Lake Tahoe. A 2,18 sono ancora in quattro a giocarsi i tre posti. La spuntano Dick, Ed Caruthers e Reynaldo Brown. Ai Giochi, tutto sommato, è meno dura: Fosbury infila tutto alla prima, a parte il 2,24 vincente (record americano e olimpico) che arriva alla terza quando Caruthers alza bandiera bianca. A questo punto, triplo assalto, senza successo, a 2,29, per abbattere il mostruoso record di Valeri Brumel. Tra i testimoni molto diretti del prodigio, Giacomo Crosa, sesto con 2,14.

Quattro anni dopo (Dick non è riuscito a qualificarsi) a Monaco di Baviera, il ventrale lancia il suo ultimo hurrah con il sovietico, d ceppo estone, Yuri Tarmak, ma 28 dei 40 partecipanti alle qualificazioni sono adepti del nuovo stile. Da quel momento il bilancio è schiacciante e i ventralisti (e le ventraliste) diventano rari come l’unicorno, per poi estinguersi come il dodo o il moa. Sacrilego, rivoluzionario, perfetto interprete di un periodo di profondo cambiamento (non solo per scavalcare un’asticella), Dick diventò ingegnere civile, si trasferì nello Iowa e ingaggiò una lunga battaglia con un tumore che si annidava nelle vertebre. Lo sconfisse con un flop della volontà.

Giorgio Cimbrico



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