Un giorno, un'impresa

17 Giugno 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

17 giugno. Buon compleanno a Elisa Rigaudo: è il 33°, ma ormai sono passati i tempi in cui era proibito rivelare l’età delle signore. Per citare Paolo Conte, Elisa è una di quelle piemontesi che stanno in fondo alla campagna (per lei è quella di Robilante, posti di carne eccellente); è la mamma di Elena che è avviata ai tre anni e che, dice il marito Daniele, le ha dato una luce diversa; è, tornando indietro nel tempo, la ragazza promettente che Mario Bianco da Boves, scopritore e primo allenatore, consegna a Sandro Damilano: “A me sembra forte, ma credo sia meglio che ci pensi tu”.

Da una dozzina abbondante di anni ci ha pensato lui e in uno sport con il sangue spesso, molto spesso e molto sospetto, si è trovato ad allenare un’anemica dal tasso di ferro ridicolo, dall’ematocrito attestato poco oltre quota 30. In stagioni di ciclismo mortalmente malato (ora dicono vada meglio…), chi andava su due ruote gravitava comodamente sopra i 50 e aveva sempre la scusa buona, a cominciare dall’ereditarietà. Elisa e Sandro si arrendono? Figurarsi, quelli di Cuneo sono tipi solidi e caparbi. E oggi rivisitare la collezione significa trovarsi di fronte al bronzo olimpico di Pechino (conquistato sotto una pioggia spietata), a quello europeo di due anni prima, a Goteborg. La biondina della Provincia Granda sempre a marciare contro la coalizione della Repubblica di Mordovia, dove l’Europa si mischia all’Asia. Le magre amazzoni di Viktor Shegin: il duello con Sandro va avanti da sempre e lo rende simile a un romanzo di John Le Carré, tipo “Casa Russia”.

Dopo l’arrivo di Elena, il quarto posto ai Mondiali di Daegu, con il suo allenatore dentro la tuta della Repubblica Popolare: mai “medaglia di legno” è stata salutata con maggior gioia. Ripescando in quei vecchi appunti, presi sotto un sole sempre più feroce e con Elisa magra e lucida di sudore: : “Mentre aspettavo Elena, ero salita a 63 chili ma non stavo ferma neanche negli ultimi mesi. Passeggiate in campagna, in montagna, anche molto lunghe, sino a 15 chilometri. Camminavo e la coccolavo: mani sul pancione e desiderio di vederla”. E a Londra, nel giorno delle crepe che proprio a Daegu Elisa aveva intravvisto sul volto e nel ritmo di Olga Kanishkina, si è offerta, settima, il suo terzo ingresso olimpico tra le prime otto. Ora, verso Mosca.

Giorgio Cimbrico



Condividi con
Seguici su: