Un giorno, un'impresa

23 Maggio 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

23 maggio. Diciassette anni fa scompare l’uomo che impedì a Adolfo Consolini di offrire alla posterità un dominio non lontano da quello che sarebbe stato imposto da Al Oerter. Campione europeo nel ’46, nel ’50, nel ’54 e campione olimpico nel ’48, il gigante di Costermano finì secondo nel ’52 a Helsinki con 53,78, un metro esatto più di quanto gli aveva permesso di conquistare l’oro a Wembley. Ma davanti per un 1 metro e 25 centimetri, con un nuovo record olimpico portato a 55,03, c’era Sim Iness, uno che finì per portare addosso parecchie storie che meritano di esser raccontate.

Innanzitutto, era nato nel 1930 a Keota, Oklahoma, lo stato che, sotto l’arrembare delle tempeste e della siccità, sarebbe diventato la Scodella di Polvere e avrebbe costretto gli Okies ad emigrare su sgangherate Ford modello T: sufficiente aver letto “Furore” o aver visto il capolavoro di John Ford per rivedere quel popolo di disperati che arrancava verso la terra promessa, la California. Gli Iness erano tra questi e furono anche tra i fortunati. Si installarono a Tulare dove Sim continuò a crescere: era partito forte sin dalla nascita quando la bilancia annunciò che pesava 6 chili e un etto.

Nella squadra di football della high school ebbe un compagno illustre: Bob Mathias, il più precoce vincitore del decathlon olimpico (a Londra aveva meno di 18 anni) e capace di fare il bis quattro anni dopo. Nel ’48 il diciottenne Sim non era riuscito a qualificarsi (sesto ai Trials) ma centrò l’impresa nel ’52 per compiere la sua missione, spedendo sei volte il disco oltre il record olimpico di Adolfo. L’anno dopo, a Lincoln, Nebraska, andò per primo oltre i 190 piedi (57,93) vestendo brevemente, tre settimane, i panni di primatista del mondo. Il picco giunse al settimo lancio: i campionati Ncaa prevedevano una fase eliminatoria con quattro tentativi e una finale, il giorno dopo, con tre.

Iness aveva un fisicone, vicino a 2 metri per poco più di un quintale, e finì a Hollywood dove recitò con Maureen O’Hara in “Lady Godiva” (senza troppe nudità dell’attrice irlandese…) e con due duri come Jack Palane e Jeff Chandler in “Sign of Pagan”. Dopo le avventure sullo schermo, divenne insegnante di educazione fisica e coach scolastico di football, lo sport che aveva sempre amato.

Giorgio Cimbrico



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