Un giorno, un'impresa

11 Maggio 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

11 maggio. Nel 1972 nella morava Gottwaldov (oggi tornata al nome originale, Zlin) nasce uno dei più grandi tuttofare della storia dell’atletica, Tomas Dvorak, accomunato nel cognome al più grande musicista boemo, al fianco di Bedrich Smetana. Il capolavoro di Anton è la sinfonia n.9, altrimenti detta “dal Nuovo Mondo”, quello che Tomas sfiorò collezionando 8994 punti. Approdare sul continente incognito dei 9000 sarebbe toccato a un altro ceko, compagno di allenamenti, Roman Sebrle: il numero magico è 9026.

Dvorak è stato uno dei più solidi decathleti che la specialità spietata abbia offerto: tre titoli mondali consecutivi (ad Atene ’97, Siviglia ’99 e Edmonton 2001), quattro prestazioni tra gli 8837 e gli 8994, il bronzo olimpico di Atlanta e un elenco di record personali che, in un decathlon ideale, gli avrebbero permesso di totalizzare un totale siderale: 9296 punti. Perché Tomas, militare del Dukla Praga, sapeva offrire un bell’equilibrio nelle diverse specialità proposte nell’incalzare di due giorni da passare nell’arena. Non resta che elencare quanto fornito da un atleta di taglia non eccezionale, 1,86 per 88: 10”54 nei 100, 8,07 di lungo, 16.88 nel peso, 2,09 di alto, 47”56 nei 400, 13”61 nei 110hs, 50,28 nel disco, 5,00 d’asta, 72,32 nel giavellotto, 4’27”69 nei 1500.

Due di questi (100 e giavellotto) furono centrati nella sua accoppiata di giorni perfetti, il 3 e 4 luglio 1999, sulla collina praghese di Strahov quando diede una forte scossa – oltre 100 punti – al record di Dan O’Brien, lasciando a oltre 400 Sebrle che si sarebbe rifatto, con interessi storici, due anni dopo nel sacrario di Gotzis. Curiosamente, a Praga Roman fu secondo con 8527, lo stesso e identico raccolto di Tomas nel giorno trionfale del collega e connazionale.

Giorgio Cimbrico



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