Un giorno, un'impresa

09 Maggio 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

9 maggio. A Dresda, coppa della Ddr dell’anno 1976, i 400 vengono corsi molto presto, verso le 13,15. Alla Dynamo Berlino porta punti preziosi Christina Brehmer che si lascia nettamente alle spalle Marita Koch, dell’Hansa Rostock. Per la ragazza nata sul Baltico, destinata a imprese straordinarie, è 50”46; per quella che viene da Altbodern, Brandeburgo, è 49”77, record mondiale demolito e prima irruzione di una donna sotto il muro dei 50” con la benedizione del cronometraggio elettrico: due anni prima, agli Europei di Roma, la finlandese Riitta Salin aveva corso in 50”14. L’unica altra atleta capace di infrangere quella barriera era stata Irena Szewinska, 49”9 manuale al Memorial Kusocinski del ’74.

Di Christina stupì, sino a lasciare allibiti, l’età: aveva 18 anni e da adolescente aveva fatto saltare il banco degli Europei junior mettendo le mani sui titoli dei 400 e delle due staffette. Szewinska, di dodici anni più anziana, rispose un mese e mezzo dopo a Bydgoszcz togliendo al limite due piccoli centesimi e preparandosi al faccia a faccia olimpico che sarebbe andato in scena il 29 luglio a Montreal.

Il confronto si risolse in una demolizione: uno strabiliante 49”29 per la poliedrica polacca nata a Leningrado, 50”51 per Christina che accusò il più profondo distacco tra oro e argento nella storia della distanza: 1”22, un abisso. Si rifece, come si dice in questi casi, con la vittoria nella 4x400 e quattro anni dopo, a Mosca, a 22 anni e già signora Lathan, ultimò la sua collezione di medaglie olimpiche con l’argeno in staffetta e con il bronzo nei 400 offrendo il meglio, 49”66, ma finendo nella morsa stretta da Marita Koch e Jarmila Kratochvilova che avevano e avrebbero scandito la storia del giro di pista scendendo sotto i 49” e poi sotto i 48”, sino allo strabiliate 47”60 di Marita, ormai non lontano dai 30 anni di vita.  

Giorgio Cimbrico



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