Un giorno, un'impresa

17 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

17 marzo, san Patrizio, il giovanotto anglo-romano che, servendosi del trifoglio, spiegò il mistero dell’Uno e Trino ai pagani irlandesi cui va attribuita l’invenzione del salto triplo e del lancio del martello, dominato dai “verdi” per un ventennio. Patrick (Padraig) Ryan, uno dei milioni di figli della grande immigrazione in America della metà dell’Ottocento, conquistò l’oro ad Anversa succedendo a un altro irlandese trapiantato, il poliziotto Matt McGrath. La giovane nazione, che aveva appena ricevuto l’etichetta di Stato Libero dopo la rivolta de ’16 e gli orrori della guerra civile, potè gioire con un suo autentico figlio sia nel ’28 che nel ’32: fu un altro Patrick, O’Callaghan, a concedere la doppietta. Nativo di Derrygallon, nella provincia del North Cork, O’Callaghan era un giocatore di rugby che si era avvicinato alla specialità solo nel ’27. Dotato di acceso agonismo, ad Amsterdam bruciò lo svedese Ossian Skioeld per dieci centimetri e a Los Angeles scavalcò all’ultimo lancio, appena sotto i 54 metri, il finlandese Ville Porhola che, dodici anni prima, era stato oro nel lancio del peso. Durante la gara cercò e trovò la concentrazione dedicandosi a fissare accuratamente i chiodini delle scarpe: a quel tempo il cerchio su cui roteare non era in cemento.

Giorgio Cimbrico



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