Un giorno, un'impresa

12 Marzo 2013

Appuntamento quotidiano con le storie dell'atletica

12 marzo. E’ ii giorno della nascita, nel ’62, di Aleksandr Potashov, il luogo è Vitebsk, Unione Sovietica, ora Bielorussia, posto reso magico (violinisti sul tetto, capre volanti) da Chagall, che era di lì. Potashov e il suo amico Andrei Perlov, siberiano, meritano un posto nella storia perché su di loro si accanì il bisturi del fotofinish andando a scovare un gap che non c’era, che non doveva esserci. Loro, almeno, avevano deciso così in fondo a 50 chilometri marciati nelle strade di Tokyo, in palio il titolo mondiale dell’annata ‘91. Dopo aver domato la concorrenza, si guardarono in faccia, sorrisero, decisero che a medaglia d’oro andava divisa per due. E così arrivarono allacciati come fidanzatini. I giudici chiesero lumi sino a quando strinsero nelle mani la prova: 3h55’09” per tutti e due ma Potashov qualche miliimetro avanti. Capita quando macchine e burocrazia hanno la meglio sul cuore. Meno di un anno dopo, a Barcellona, Potashov sarebbe stato squalificato e Perlov avrebbe messo le mani – prego, i piedi – sull’oro olimpico.

Giorgio Cimbrico



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