Sotomayor, la leggenda a Milano

21 Ottobre 2015

Il recordman mondiale di salto in alto incontra gli studenti milanesi di Scienze Motorie. Nei suoi primati anche un pizzico di Italia: "Una mia prima fonte di ispirazione tecnica è stata Sara Simeoni"

Si è svolto oggi nel dipartimento di Bioscienze dell'Università degli Studi di Milano l'incontro fra gli studenti di Scienze Motorie con il primatista del mondo del salto in alto Javier Sotomayor. Un appuntamento organizzato a braccetto dall'Associazione Amicizia Italia-Cuba, dal Comitato regionale FIDAL Lombardia e dall'Università Statale di Milano. L'olimpionico cubano ha raccontato la sua storia, descrivendo il sistema sportivo e scolastico del proprio Paese e non lesinando negli aneddoti: "A 10 anni l'alto non mi piaceva, mi faceva paura: poi, grazie alla mia famiglia e anche a uno psicologo, ho superato questo blocco e già a 14 anni saltavo 2.00". Parlando dei suoi record Javier ha spiegato come "la concorrenza e la densità di atleti a 2.40 tra gli Anni Ottanta e gli Anni Novanta sia stata una fortuna: grazie a loro e alla mia voglia di essere il migliore sono arrivato a 2.45". Nei suoi primati c'è anche un pizzico di Italia: "Una mia prima fonte di ispirazione tecnica è stata Sara Simeoni". (Cesare Rizzi - CR FIDAL Lombardia)

Javier Sotomayor, un saltanubi che ha sempre amato la Spagna (di Roberto L. Quercetani)

La più interessante notizia di fine stagione è venuta da Cuba:  Javier  Sotomayor, tuttora detentore del primato mondiale di salto in alto (2.45 nel 1993), ha chiesto e ottenuto la  nazionalità spagnola. Cuba aveva già perso atleti di spicco, generalmente per via di matrimonio. In Italia abbiamo il caso della  quattrocentista Libania Grenot, che da cubana divenne cittadina italiana nel 2008, dopo il suo matrimonio con Silvio Scaffetti. Cuba, isola scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, è attualmente in fase di evoluzione  politica, e mutazioni dello stesso genere e direzione avevano avuto già luogo verso atri lidi.

Quello di Sotomayor è tuttavia un caso nuovo, trattandosi di un atleta che ha abbandonato da lungo tempo l’attività.  L’affetto di Javier per la Spagna era comunque noto già da tempo. Uno dei più forti motivi sembra sia da  collegare al fatto che due dei suoi tre risultati da record mondiale  nacquero proprio in Spagna: il primo,  2,43 nel 1988, e il terzo, 2,45 nel 1993, furono ottenuti entrambi nella città spagnola di Salamanca.

Nel 1997 uscì un libro sulla vita di Sotomayor, scritto da Juan Velázquez Videaux; titolo:”Saltando nubes”. Naturalmente il testo è ossequiente verso la dittatura di Fidel Castro e di  ciò  che da essa deriva, in bene e in male, per lo sport in generale. In esso non mancano toni  elogiativi che l’atleta riserva alla Spagna in generale, ai suoi sovrani e, appunto, alla pedana magica di Salamanca. Non può esservi dubbio sul fatto che “Soto” sia stato  il più grande saltatore visto fino ad oggi.  Sono a suo nome 21 risultati  a 2,40 o meglio . La sua statura (1,94) era notevole ma non eccezionale. Lo svedese Patrik Sjöberg, forse il più forte dei suoi contemporanei, era alto 2 metri. Il grande talento di Javier emerge fin dalle prime cifre della sua carriera: 1.65 a 13 anni, 1.84 a 14, 2.00 a 15 !  Di assoluto livello il suo ruolino agonistico: campione olimpico nel 1992, mondiale  nel ’93 e  nel ‘97. Le sue prodezze furono salutate con accenti di ammirazione anche da parte dei suoi stessi avversari. Ricordiamo un episodio alquanto inconsueto, risalente ai Mondiali di Stoccarda del 1993: fra i commentatori di una tv americana c’era Dwight Stones, che aveva detenuto il record  mondiale. Stones venne sopraffatto dall’entusiasmo nel celebrare uno dei migliori salti di “Soto” e si abbandonò ad  una doppia ”pirouette”, esibizione inconsueta fra gli esponenti del Quarto Potere. 

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