Parigi, OK Fassinotti, Milani, Donato, Greco



La voglia di Marco Fassinotti sta cominciando a diventare un marchio di fabbrico. Finalista - o quasi, visto che terminò decimo la finale - lo scorso anno, da esordiente assoluto, ai Campionati Europei all'aperto di Barcellona, ripete l'impresa a Parigi, sotto il tetto del Palais Omnisport di Bercy, in occasione della rassegna indoor. Torinese, ventun'anni, maglia dell'Aeronautica Militare, allenato da Valeria Musso, Fassinotti supera i 2,27 (la misura di tutti i qualificati), si piazza al settimo posto per il gioco degli errori commessi in gara, e accede ancora una volta alla contesa definitiva per le medaglie in un campionato d'Europa. Una sola incertezza, al primo tentativo a 2,27 (dopo primi salti tutti positivi a 2,12, 2,17 e 2,22) e poi, il sorriso che spalanca la finale. Meno fortunato Nicola Ciotti, che abbatte l'asticella posta alla misura cruciale di poco alla seconda prova, e di un niente alla terza. "Prima di partire per Parigi - ricorda Fassinotti - pensavo che nella mia carriera avevo ottenuto il passaggio della qualificazione in tutte le manifestazioni internazionali, anche giovanili, alle quali avevo partecipato. E un po' mi disturbava il pensiero di dover essere cacciato fuori questa volta! In verità credo che a risultare determinante sia stato il periodo di preparazione a San Diego con la nazionale: io soffro molto l'inverno, perché a Torino non esiste una struttura al coperto per il salto in alto, e sono costretto a fare pochissimi allenamenti di tecnica, rimandandoli nei periodi di raduno. E poi, il caldo mi fa sempre bene, mi sblocca. La finale? Chissà, un paio di posizioni si possono anche scalare, io ci proverò, e per il momento mi godo il fatto che sarò comunque nei primi otto d'Europa".

Dalla gioia allo sconforto. Quello degli astisti azzurri, che vanno dall'umore nero di Giuseppe Gibilisco (Fiamme Gialle), autore di tre errori alla prova d'entrata a quota 5,55, alla moderata delusione per Giorgio Piantella (Carabinieri, quindicesimo con 5,40), fino alla relativa soddisfazione per Claudio Stecchi (Fiamme Gialle, 5,40, tredicesimo posto da esordiente assoluto a soli 20 anni). "Purtroppo mi mancano i salti completi - racconta Gibilisco - e si vede. No, nessun problema fisico, quello muscolare patito in inverno è superato, ma evidentemente il lavoro svolto non è stato sufficiente. C'è poco altro da aggiungere".

Un rischio, nel pomeriggio parigino, si corre. Ed è quello di non dare la meritata attenzione ad un'altra eroina azzurra, una di quelle giovani sulle cui spalle sta per poggiare, o presto poggerà, la nazionale italiana. E' Marta Milani, quella che non si arrende mai. Anche lei, a Barcellona, come Fassinotti, da semi-esordiente, aveva arpionato la finale, addirittura per due volte, nei 400 piani e con la staffetta del miglio. Qui, sul doppio giro di pista non si fa intimidire, correndo una semifinale tatticamente perfetta, chiusa al terzo posto (in 53.44), l'ultimo utile per entrare nelle prime sei. La russa Zadorina batte il tempo in testa fin dal via, ma la bergamasca è brava a lottare per piazzarsi nel modo migliore al rientro alla corda, ai 200 metri. Nel finale, più che spendere energie, controlla il ritorno della bielorussa Tashpulatava (quarta in 53.69), e fa definitivamente sua la finale, in programma domani pomeriggio (ore 17.30). Con quella, diretta, della staffetta di domenica, saranno due. Ancora una volta.

L'ultima emozione, ma probabilmente la più consistente, la danno i triplisti azzurri. Due su tre entrano in finale, con la fiamma gialla Fabrizio Donato al quarto posto (16,99) e Daniele Greco, il 21enne pugliese delle Fiamme Oro, a sorpresa capace del settimo posto, con il 16,75 ottenuto nella terza e ultima prova a disposizione. La festa non è totale per l'eliminazione di Fabrizio Schembri (Carabinieri), decimo con un discreto 16,59, ma fosse passato anche lui, con tre azzurri negli otto, sarebbe stato davvero una specie di carnevale di Rio...Donato ottiene l'obiettivo al secondo salto, dopo un 15,96 frutto probabilmente di un eccesso di tensione nella rincorsa: allo stacco regala oltre 20 centimetri, e si scompone nell'esecuzione, pregiudicando il risultato. Nel salto successivo, le coordinate rientrano nella norma, e la misura di qualificazione è superata di quattro centimetri. Il laziale è quarto, nella fila guidata dal fenomeno francese Teddy Tamgho con 17,06 (stamattina anche il migliore nel lungo con 7,97...). Quattro atleti in sette centimetri, ma il transalpino ha veramente scherzato nel triplo balzo, palesando una condizione ai limiti dell'ultraterreno. Greco invece va elogiato perché, al contrario di altre occasioni, non perde la calma, e raccoglie il meritato bottino. Apre con 16,19, si vede annullare il secondo salto (lungo) per un'inezia, e infine piazza il salto giusto, il 16,75 (stagionale 2011) che lo mette al settimo posto e gli regala la prima finale assoluta della carriera. "E' una grande soddisfazione - racconta il giovane pugliese allenato da Raimondo Orsini - abbiamo fatto un grande lavoro con il mio allenatore e con Roberto Pericoli, e questi sono i primi frutti. Sì, stavolta ho reagito. Non ci stavo a farmi eliminare ancora una volta, a vedere uscire, per la finale, il mio compagno di stanza Fabrizio Donato da solo, come successo in altre occasioni. Stavolta andremo insieme, e per me è un onore condividere questa esperienza con un campione come lui".

Marco Sicari

Nella foto, Marta Milani in azione a Parigi (Giancarlo Colombo/FIDAL)




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