Padova e gli Assoluti lanciano l'atletica



In attesa di tuffarsi nell’onda iridata, di godere della visione di un Mondiale che, di fatto, aprirà i 12 mesi che porteranno ai Giochi di Pechino, l’atletica italiana ascolta ancora l’eco di un Campionato nazionale risultato gradevole praticamente da tutti i punti di vista. Allo Stadio Euganeo, e in più di un caso malgrado le terribili condizioni ambientali (unico vero inconveniente, ma certo indipendente dalla volontà dei presenti), molti atleti hanno confermato le buone cose fatte nel corso della stagione. Citiamo a memoria, e in una sintesi necessariamente breve, i flash più belli: il doppio Howe tornato al sorriso (lungo e 200 metri da fenomeno), l’accoppiata Rosa-Legnante sempre più in grado di far sognare (chi ama il rischio e le scommesse ben pagate, si annoti questi nomi), la marcia sempre su livelli mondiali (la regolarità di Schwazer fa paura), i tanti giovani che non hanno più paura di sfidare i grandi (Aita in finale nei 100, così come Mario Scapini negli 800, Serena Capponcelli nell’alto, o i più adulti Tania Vicenzino, vincitrice del lungo, e Daniele Meucci, addirittura alla doppietta 5-10.000). Numeri, nomi, che fanno “Movimento”, con la maiuscola e le virgolette, a conferma della rinnovata vitalità che percorre il corri-salta-lancia-marcia di casa nostra. E anche se lo sprint ha pagato caro il rettilineo controvento, vanno messe tra le attività di bilancio anche le volate di uomini e donne delle distanze più brevi (applausi alla “nuova” Pistone per la doppietta 100-200), per la sua capacità di generare atleti (Cerutti, La Mastra) o rigenerarli (ben tornato a Koura Kaba Fantoni). Insomma, un bel campionato, privo forse del risultato “monstre”, ma non certamente dell’uomo copertina. Perché uno così, uno come Andrew Howe, in copertina non può fare a meno di andare, ed è uno spot continuo dell’atletica, dei suoi valori, delle sue gioie. Chi avesse avuto ancora dei dubbi sulla caratura del personaggio (e non stiamo parlando di risultati tecnici, per una volta), probabilmente si sarà ricreduto ieri, quando il campione d’Europa, ragazzo che certamente ormai è un idolo dello stadio, ha compiuto, con una naturalezza straordinaria, un gesto che gli vale probabilmente il terzo titolo tricolore dei campionati. Chiamato a premiare la gara dei 200 metri disabili, Howe ha trovato assolutamente normale sfilarsi dal collo la sua, di medaglia, appena ricevuta per il successo nei 200 metri, per consegnarla al vincitore di quella prova. Stupito lui, dopo, per lo stupore altrui. Un gesto piccolo ed immenso allo stesso tempo, naturale come acqua di sorgente, autentico, assolutamente non costruito, e, garantiamo, toccante per chi lo abbia vissuto dal vivo. Come fai a non diventare pazzo per uno così? Come fai a non essere fiero che sia l’atletica italiana a poterlo annoverare tra le sue fila? A Padova sono stati vissuti anche momenti del genere, contraddistinti da gesti che definire esempi, per una volta, non sembra fuori luogo. Padova che merita un voto con lode, per aver allestito un Campionato Italiano esemplare sul piano organizzativo. Padova che ha risposto alla grande all’invito dell’atletica (la sempre prudente “Gazzetta dello sport” ha stimato in oltre 7000 gli spettatori presenti alla seconda giornata: diciamo un paio di palazzetti “esauriti” di altri sport). Padova che, purtroppo, deve anche fare i conti con qualche polemica da cortile (esilarante quella sulla pista lenta). Altrimenti, sarebbe al limite della perfezione. Marco Sicari


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