Osaka: i numeri del Mondiale a stelle e strisce



Chiusi i Mondiali è tempo di consuntivi. Mettiamo da parte ogni giudizio sulla spedizione italiana, a parlare sono stati i risultati e i numeri. Considerando la staffetta veloce maschile come un corpo unico, sono stati 32 gli azzurri che sono scesi in gara. Non considerando le prove su strada a finale diretta, il numero scende a 21. Fra questi sono stati 12 coloro che hanno superato almeno un turno. In finale (considerando i primi 12, come nei concorsi) le presenze azzurre nel complesso sono state 8, con due medaglie d’argento (di Howe nel lungo e della Di Martino nell’alto) e una di bronzo (di Schwazer nella 50 km di marcia). Fra tutti gli azzurri presenti sono stati realizzati due record nazionali (l’8,47 di Howe e il 2,03 della Di Martino, guarda caso entrambi valsi una medaglia), tre record personali (di La Mastra nei 100 in 10.27, della Cusma negli 800 in 1:58.63 e della Weissteiner nei 5000 in 15:11.81) e otto migliori prestazioni stagionali. Sono dati sui quali riflettere. Ampliando il raggio, il medagliere segnala il dominio degli Usa, con 26 medaglie di cui 14 d’oro, uno strapotere che riporta al passato e che per certi versi stupisce, vista la crisi vocazionale e organizzativa della quale tanto si parla oltreatlatico. Sicuramente molto influisce il calo delle Nazioni considerate una volta le principali avversarie, come la Russia che ha avuto quattro titoli dalla sua, tutti nel settore femminile (incredibile come nel complesso siano arrivate, fra 16 medaglie, solamente due dal settore maschile, l’argento di Rybakov nell’alto e il bronzo di Borzakovskiy negli 800) e come la Germania, con appena sette medaglie di cui due d’oro e ben sei di queste arrivate dai lanci femminili. Il Kenya rimane la superpotenza della corsa prolungata, dagli 800 in su, con 13 medaglie complessive di cui cinque d’oro: con le doppiette di titoli negli 800 e nella maratona la squadra keniana dimostra di avere un range completo di elementi di valore anche se manca il grande nome, quello che catalizza l’attenzione. Avrebbe potuto esserlo Bernard Lagat, il vincitore di 1500 e 5000 metri, che però ha scelto la nazionalità americana. Le grandi sconfitte di questa edizione mondiale sono la Francia, che torna a casa con soli due argenti, bilancio modesto per una squadra che da due anni vince in campo maschile la Coppa Europa; e il Giappone, padrone di casa con solamente un bronzo rimediato peraltro nell’ultima giornata grazie alla maratona femminile. Altri numeri sui quali riflettere sono relativi al medagliere: ben 21 Paesi tornano da Osaka con almeno una medaglia d’oro, mentre sul podio sono salite 46 Nazioni a conferma di un allargamento dei valori che non ha eguali in nessun altro sport. E’ per questo che ogni medaglia conquistata in atletica ha un valore straordinario, cosa che non va dimenticata. g.g. Nella foto: Antonietta Di Martino sul podio, ultima medaglia in ordine di tempo della rappresentativa azzurra (foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal) File allegati:
- I RISULTATI DEGLI AZZURRI
- IL MEDAGLIERE FINALE



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