Oro Grenot, il graffio della panterita

15 Agosto 2014

Capolavoro dell'azzurra: vittoria nei 400 metri. Diego Marani è ottimo quinto nei 200 (20.43), imitato da una magnifica Federica Del Buono nei 1500. Settimi Tamberi e Fassinotti (2,26).

Medaglia d'oro per l'Italia ai Campionati Europei di Zurigo. La conquista Libania Grenot nei 400 metri, tagliando per prima il traguardo in 51.10. La "panterita" azzurra corre un giro di pista magnifico: in testa fin dal primo metro, entra nel rettilineo conclusivo davanti a tutte, e la rimonta delle avversarie non può nulla contro la sua determionazione. L'argento va all'ucraina Olha Zemlyak (51.36), il bronzo alla spagnola Indira Terrero (51.38). E' la 37esima medaglia d'oro per l'Italia nella storia degli Europei. Nella finale dei 1500 metri, eccellente quinto posto della 19enne Federica Del Buono, abile ad interpretare una difficile finale tattica e ad esplodere nell'ultimo giro, recuperando posizioni su posizioni (dal decimo al quinto posto), fino al primato personale di 4:07.49. Oro all'olandese Hassan (4:04.18). Diego Marani è quinto nei 200 in 20.43; l'oro va al britannico Gemili, 19.98 nonostante la pioggia, il vento contrario a -1.6 e il freddo! Settimo posto in coabitazione per Marco Fassinotti e Gianmarco Tamberi, appaiati a 2,26 (per il marchigiano è il primato stagionale); oro all'ucraino Bondarenko con 2,37.

LA CRONACA DELLE GARE

Diego Marani (Colombo/FIDAL)200 uomini - finale
Una gara stellare, condizionata dal maltempo, ma comunque straordinaria per intensità e resa tecnica. La vince il britannico Adam Gemili, che, incurante del metro e mezzo contrario (-1.6), della pioggia, e della temperatura di poco superiore ai 10 gradi, stampa un fantascientifico 19.98, battendo senza appello il francese Christophe Lemaitre (20.15). L'Italia c'è, ed è un'Italia che conferma tutto il potenziale espresso nella semifinale: Diego Marani corre benissimo ed è quinto in 20.43. Il bronzo è distante appena 13 centesimi, e lo prende l'ucraino Smelyk, che firma così anche il personale. Tra lui e Marani si infila l'olandese Churandy Martina, che fissa lo stagionale a 20.37.

Lungo uomini - qualificazione
Prestazione da dimenticare per Emanuele Catania (7,31) e Stefano Tremigliozzi (due nulli e un salto incompleto, misurato comunque a 4,77). 

Alto uomini - finale
Due italiani tra i primi otto, e l'impresa non è da sottovaluare, considerato il livello di questa gara. Marco Fassinotti e Gianmarco Tamberi (quest'ultimo con lo stagionale) si fermano a quota 2,26, e dividono la settima piazza, alla pari anche con il bulgaro Ivanov. Il percorso dei due italiani è identico: 2,21 alla prima, 2,26 alla seconda, e poi tre errori a 2,30. Il ceco Baba è quarto, grazie ad un salto a 2,30 (alla seconda). In testa Bohdan Bondarenko costruisce il solito percorso alternativo, entrando in gara a 2,30 ma collezionando già su questa quota un errore. Il connazionale Protsenko ed il russo Ukhov ce la fanno, invece, alla prima, e questo costringe Bondarenko ad un nuovo azzardo: passare i 2,33, e presentarsi a 2,35. In gara c'è solo Protsenko (2,33 alla terza), perché Ukhov si è arreso. Il giocatore è sicuro delle proprie carte: infatti, al secondo tentativo, Bondarenko va oltre l'asticella dei 2,35. Oro. L'argento va a Protsenko (che lascia due tentativi residui a 2,37, senza successo), il bronzo a Ukhov.

Federica Del Buono (Colombo/FIDAL)1500m donne - finale
Resta negli occhi un ultimo giro: quello corso da Federica Del Buono, in spinta fino all'ultimo metro, recuperando posizione su posizione, fino ad un magico quinto posto finale (4:07.49, primato personale!), per lei che ha appena 19 anni e mezzo ed è alla prima vera esperienza nell'atletica dei grandi. Era una partita aperta tra Hassan e Aregawi, e così è stato, con l'unica differenza che si è scelto il terreno del ritmo tattico, per la contesa (passaggi da 2:15.12 agli 800 e 3:18.00 ai 1200). Oro all'olandese (4:04.18), argento alla svedese (4:05.08), e bronzo alla britannica Weightman, poco più di un secondo davanti all'azzurrina. Che ha concesso forse qualche metro di troppo alla campana (tra spinte e spallate), se no, chissà? Ma per carità, non c'è proprio nulla da dire a questa vicentina, esile solo all'apparenza, miracolo del talento e della determinazione, figlia d'arte guidata benissimo da mamma Rossella Gramola, se non: brava. Negli ultimi 400 metri recupera almeno quattro posizioni, sembra inarrestabile. Il futuro è suo. Quello prossimo dice che potrebbe andare a trovare spazio in un grande meeting (sempre qui a Zurigo?), o che in Italia le si prepari una corsa che le consenta di realizzare un tempo super nei 1500 (Rieti?). Senza fretta. Ha una vita - anche atletica - davanti.

Libania Grenot (Omega/FIDAL)400m donne - finale
Si spezza finalmente l'incantesimo. E ci vuole l'artigliata, il graffio della panterita Libania Grenot, per liberare la squadra azzurra e farla comparire nel medagliere degli Europei di Zurigo. La magica pista del Letzigrund regala all'Italia la prima storica medaglia d'oro nei 400 metri femminili (mai prima d'ora un'azzurra era salita sul gradino più alto del podio in questa specialità, è il 37esimo titolo europeo per l'Italia nella storia), grazie ad un giro coraggioso ed arrembante di Libania. La donna che ha scelto di cambiare la propria vita, tante volte, tra Cuba, Italia, Stati Uniti, per sublimare in risultati l'immenso talento concessole da madre natura. Trecento metri senza respiro, il cuore in gola, per spuntare davanti a tutte, in testa, elegante nell'incedere, verso quel traguardo, non solo una linea bianca a tranciare la pista. Sempre avanti, determinata, convinta fin dall'inizio dell'estate (quando in pochi le davano ancora ascolto) di andare a prendersi l'oro europeo. Gli ultimi appoggi, un tormento: il traguardo lì, a portata di mano, la fatica che sale, insieme con il timore di vedersi sfuggire, chissà poi perché, la medaglia più pregiata, le altre che rimontano. Ma non c'è più tempo. Grenot, Italia, 51.10, oro; Olha Zemlyak, Ucraina, 51.36, argento; Indira Terrero, Spagna, 51.38, bronzo. La britannica Christine Ohuruogu, la protagonista di mille rimonte pazzesche, una delle favorite della vigilia, è beffata, fuori dal podio, con lo stesso tempo del bronzo. Ma negli occhi c'è solo lei, Libania Grenot, che si veste di tricolore, che posa per i fotografi mimando il graffio, il gesto che da adesso le resterà appiccicato come un ruolo d'autore. Il graffio della panterita.

Marco Sicari

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