Muir, regina con due corone sotto il tetto

06 Marzo 2017

Agli Europei Indoor di Belgrado, la mezzofondista britannica ha messo a segno la doppietta 1500-3000 metri al culmine di una stagione da record

di Giorgio Cimbrico

L’inverno perfetto di Laura Muir non è il titolo di un romanzo di Heinrich Boll ma il bilancio di due mesi di attività febbrile, di inseguimenti, di cambi di ritmo efficaci ed eleganti, di attacco al vertice, di profonde mutazioni portate alle tabelle dei record britannici ed europei, di titoli portati a casa, nella campagna del Kinross-shire, appena a nord del grande fiordo sulle cui balze sorge la capitale di Scozia, Edinburgo.

L’inverno perfetto di Laura Muir, culminato nel doppio eurotitolo 1500-3000 a Belgrado (solo un altro britannico, il gallese Colin Jackson, era riuscito a far doppietta 60 più 60hs in una stessa edizione degli Euroindoor, a Parigi 1994) può anche essere considerato la prova generale per i Mondiali di Londra. L’ambizione di questa ragazza dall’espressione mite è assoluta: ad agosto, nello stadio di Stratford, vuole affrontare, su 1500 e 5000, due terzetti diversi di etiopi e keniane, a meno che Genzebe Dibaba non voglia riprovare l’accoppiata che le sfuggì a Pechino e che a livello iridato è riuscita solo a Bernard Lagat.

“Il piano è quello, non ho dubbi. A Belgrado ho dimostrato di saper reggere a un doppio impegno ravvicinato. Non è stato facile: la notte tra sabato e domenica ho dormito poco e male, a metà gara mi sono sentita le gambe di piombo. Tieni duro, mi sono detta”. Ha tenuto duro e ha vinto in 8:35.67, otto secondi sulla turca (in realtà keniana) Yasemin Can e dodici sull’altra scozzese, figlia d’arte, Eilish McColgan. Un altro record dei campionati, dopo quello strappato sui 1500, a distanza di trentadue anni, alla romena Doina Melinte. Laura viene da un paese dove è facile scorgere lepri che corrono sui prati e si arrampicano su per i glen, i monti. Ma in pista lei non ne ha bisogno, fa per conto suo, con un’irruenza e una generosità tipiche della vecchia scuola.

Alla finale olimpica si presentava dopo aver abbattuto il record britannico di Dame Kelly Holmes, la doppiettista 800-1500 di Atene 2004 - onorata con un titolo dalla Regina e con un ritratto alla National Portrait Gallery - e quell’approdo sotto 3:58 le aveva infuso ancora maggior carica: attacco a testa bassa ai 500 metri finali, lontana dal puntare a un piazzamento o dal fare la corsa su chi si ritrovasse con i muscoli impiombati. Alla fine, settima nel derby dell’Africa Orientale volto a favore del Kenya di Faith Kipyegon, non dell’Etiopia di Genzebe Dibaba.

Abbattuta? Neanche per idea. Mette tutte in fila a Zurigo, e a Parigi porta il record britannico a 3:55.22: il tempo, il più veloce dell’anno, la trasforma anche nella tredicesima specialista di tutti i tempi e nella prima del mondo occidentale. Davanti, un’etiope, otto cinesi, due sovietiche, una romena. Al ritorno da un periodo di allenamento in Sudafrica, inizia il suo tour de force che le procura i record europei dei 1000 e dei 3000, quelli britannici dei 1500 e dei 5000 e la doppia corona di Belgrado.

“All’Università mi aspetta un esame di chirurgia. Insegnanti e colleghi sono stati molto carini con me, mi hanno inondato di messaggi e mi accoglieranno con grandi sorrisi”. Laura, 24 anni il prossimo 9 maggio, studia veterinaria a Glasgow, scelta eloquente sull’intenzione, dopo aver chiuso con l’atletica, di tornare alla sua contea pastorale.

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