Mondo: Korir, il mito allo specchio

01 Maggio 2017

Emmanuel Korir, allievo di Paul Ereng, stupisce anche sugli 800. Penn Relays e Drake Relays in USA. La sprinter Hobbs a 10.85 sui 100 in Louisiana.

di Marco Buccellato

Sette giorni fa questa rubrica ha dedicato spazio al keniano Emmanuel Korir, studente a El Paso, noto per l'ottima stagione indoor segnata da un record mondiale sulla distanza dei 600 metri (poi migliorato) e per il titolo NCAA conquistato sugli 800 metri. L'inatteso 44.67 al primo 400m della carriera, pur se nell'altura texana, ne ha fatto uno dei pochi ottocentisti in grado di correre anche i 400 sotto i 45.00. Sabato a Berkeley si è superato ancora, per la gioia del suo coach Paul Ereng, che ora gongola. Nel Brutus Hamilton Challenge, Korir ha "brutalizzato" gli 800 metri con una condotta di gara vista raramente, 52.48 alla campana (a meno di due decimi dal presunto pacemaker) e "negative split" solitario da 51.75 e chiusura in 1:43.73 (otto secondi davanti al miglior avversario). Tra le righe, il primato dell'impianto di Berkeley apparteneva a un'altra leggenda degli anni '80, il brasiliano Joaquim Cruz (1:45.37), che vinse l'Olimpiade quattro anni prima del trionfo di Ereng a Seul. Il non ancora 22enne Emmanuel Korir entra così in pochi mesi (è sotto le cure di Ereng da agosto) nel ristretto club di coloro capaci di esprimersi sotto l'1:45 sugli 800 e sotto i 45.00 sui 400. I nomi dei due migliori impressionano: Alberto Juantorena (1:43.44/44.26) e Mark Everett (1:43.20/44.59). Poi c'è il nostro amico Korir (il più giovane della storia a duplicarsi con tale qualità sulle due distanze), c'è l'ultimo in ordine di tempo a destreggiarsi sulle due distanze, il sudafricano Mokganyetsi (1:44.62 e 44.59 nel 2000), e l'unico esemplare bianco, il baffuto tedesco Harald Schmid, che oltre a mettere le mani per anni sui podi dei 400 ostacoli nella Moses-era, fu autore di 1:44.83 e 44.92.

PENN RELAYS - Oltre 47.000 spettatori hanno salutato la giornata conclusiva dell'edizione numero 123 della prestigiosa manifestazione di Philadelphia. Stavolta il conto nelle gare di staffetta tra USA e Resto del Mondo è in parità, tre a tre, dove per Resto del Mondo si legga Giamaica. A dire il vero, la composizione delle squadre era lontana da quella titolare. Solo nella 4x100 donne, con la Stewart, la Evans e la pluriolimpionica Elaine Thompson tra le caraibiche e Gardner e Akinosun nel quartetto USA, i nomi nei team erano compatibili con l'elenco delle migliori, e per le americane non c'è stato scampo (42.25 a 42.42).

Vittorie giamaicane anche nelle due 4x400 (uomini in 3:03.14, donne in 3:38.32), vittorie USA nella 4x100 uomini in 38.87 (Teeters ultimo frazionista e Spearmon sul rettilineo opposto, Giamaica senza star), nello Sprint Medley donne - due volte i 100, un 200 e un 400 - con "world best" in 1:35.59 (Akinosun, Gardner, Bryant e la 37enne Barber, 50.90 la sua frazione) e in quello uomini - due 200, un 400 e un 800 - vinto in 3:11.45, nuovo record del Franklin Field con un immenso Brazier in ultima frazione. Nelle tre giornate di gare, poco meno di 109.000 spettatori.

GIOVANI E RAMPANTI - Nel lungo elenco di eventi delle Penn Relays, una gran frazione di Sydney McLaughlin (50.37) in una delle serie di 4x400 High School, l'1,93 della campionessa mondiale indoor di salto in alto Vashti Cunningham e personal best a pioggia: tra i migliori, 13.33 per l'ostacolista giamaicano Levy e 14,20 per la triplista Lafond, record nazionale di Dominica. Tra le sorpresissime della manifestazione, l'altista di South Carolina Tye Williams, salito a 2,25 con tre errori a 2,28, autore di personal best già a 2,19 e a 2,22. Altri giovanissimi in evidenza nel weekend: Tara Davis, quasi 18 anni, ha saltato in lungo 6,62 in California contro un metro e mezzo di vento.

DRAKE RELAYS, McLEOD & DROUIN - La giornata di chiusura ha pagato il prezzo delle cattive condizioni meteo, ma pur nel disagio c'è chi è stato in grado di offrire prestazioni superlative nelle gare a ostacoli: il campione olimpico Omar McLeod (13.04), che ha preceduto un ottimo Andrew Pozzi (13.24, secondo tempo in carriera con incertezza su un ostacolo), la primatista del mondo Kendra Harrison (12.56) e la bianca Moline che ha centrato il terzo mondiale stagionale delle Drake Relays sui 400hs in 54.66, appena 0.06 su Kori Carter. Nelle altre gare, 2,30 dell'olimpionico Drouin nell'alto e 5,80 di Kendricks nell'asta. Tra i "rematch" post-Rio in programma, 4,72 di Sandi Morris nell'asta (senza la Stefanidi), 45.41 di LaShawn Merritt sui 400 (solo sesto Kirani James sopra i 46.00) e 16,93 di Christian Taylor nel triplo.

HOBBS, IL VENTO AMICO - Eolo ripone le ali (in un'altra serie vento +5,8) e nelle SEC Relays di Baton Rouge regala due metri precisi alla 21enne stellina locale Aleia Hobbs, lunghe trecce rasta e parlantina sciolta davanti alle telecamere, il primo meno-undici della vita, e che meno-undici! 10.85, miglior volata del 2017 e secondo crono "collegian" di sempre. Anche il precedente personale (11.07, tre settimane fa sulla stessa pista) era stato ottenuto con 2,0 di vento a favore, e così anche quello prima (11.13, nel 2015).

La Hobbs ha anche portato al traguardo il testimone nella 4x100 vinta dalla sua università (LSU) in 42.12, mondiale stagionale eguagliato. Vento su di giri nei 100 uomini (9.93 di Coleman) e con sapore di beffa per la lunghista Burks (6,90 con 2,1).

BOWIE 22.09 - Eolo pazzerello anche in Florida, dove in pochi minuti l'hovercraft britannico Aikines-Aryeetey è stato cronometrato in 9.97 (3,3) poi Chris Belcher, sprinter USA emergente, ha chiuso in 10.05 con appena 0,4 in dote. Nella stessa manifestazione, il Jones Memorial di Gainesville, 20.16 del campione mondiale under 20 Noah Lyles, 48,69 dell'ostacolista delle Isole Vergini McMaster (ancora record nazionale) e 8,13 di Dendy nel lungo. Nelle gare femminili, va vicina al personale sui 200 Tori Bowie, 22.09 per la miglior prestazione mondiale stagionale, brillano anche la quattrocentista Hayes (22.55) e la Wimbley (22.47 in un'altra serie). Dalle tante gare ancora in agenda, segnaliamo il 45.01 di Steve Champlin a Lubbock (quasi un secondo di progresso), e ancora vizi ventosi a Austin: 8,50 dell'australiano Lapierre nel lungo, 10.94 e 10.95 del duo Anderson-Ahye sui 100 donne, 9.96 del liberiano Matadi su Silmon (10.01, 3 metri di vento), 19.99 di Aldrich Bailey su Ronnie Baker (20.06). Qui, un po' eccessivo: 4,3 metri al secondo.

AFRICA: SUPERLAVORO-SEMENYA, SIAME FRENA - L'olimpionica degli 800 si è sorbita cinque gare in due giorni ai campionati universitari sudafricani di Città del Capo, vincendo le tre finali di 400 (51.65), 800 (2:00.99) e 1500 (4:16.87). Wayde van Niekerk ha vinto i 200 in 20.10 e passeggiato sui 400 in 46.29. Il lunghista Samaai, dopo l'8,49 della settimana precedente, ha confermato la gran vena saltando 8,35. Lo zambiano Siame (9.88 a inizio mese) non ha fatto meglio di 10.47 nel meeting di Gaborone, in Botswana, superato da Lehata (Lesotho), primo in 10.20. Esordio di Nijel Amos sugli 800 in 1:47.72. In Asia, l'olimpionico di salto in lungo Jeff Henderson ha vinto con 8,15 nel meeting di Taipei, ultimo del trittico del Grand Prix asiatico. Nel meeting precedente (nella cinese Jiaxing) ulteriore progresso del giavellottista di Taipei Cheng Chao-Tsun (86,92 al primo lancio e gara finita) e 2,30 nell'alto del siriano Ghazal. Negli stessi giorni, a Singapore, 2,30 anche per Nauraj Singh Randhawa, record nazionale della Malesia.

PEDANE E STRADA - Le ultime gare internazionali registrano anche il 19,63 in Montenegro de bronzo olimpico del peso Anita Marton (secondo miglior lancio di carriera e primato mondiale stagionale), il 14,35 della triplista brasiliana Nubia Soares in un meeting locale e la quarta vittoria consecutiva del 2017 nella mezza maratona di Ruth Chepngetich (vincitrice della Stramilano): è successo a Istanbul, dove la keniana è approdata al personale di 1h06:19, precedendo Eunice Kirwa, ex-keniana in forza al Bahrain (al record d'Asia in 1h06:45). Nuovo impegno anche per Caroline Chepkoech Kipkirui, una settimana dopo aver brillantemente ispirato Mary Keitany nella London Marathon nel ruolo di pacemaker. La keniana ha vinto la 10km di Birmingham in 30:45.

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