Mondo: Barshim battuto, trionfo Ogunode

08 Giugno 2015

La star annunciata dei campionati asiatici è solo terzo nel salto in alto sotto la pioggia. Tris d'oro di Ogunode. Alla scoperta di Jason Morgan, nuovo leader mondiale 2015 del disco. Tamberi nono e Milani ottava a Praga

di Marco Buccellato

Ogunode, non Barshim
L'imperatore asiatico ha la faccia del nigeriano Femi Ogunode, naturalizzato qatarino, già ben noto alle cronache atletiche. E' lui il re dell'edizione numero 21 dei Campionati d'Asia disputati e conclusi ieri a Wuhan, Cina. L'apice qualitativo della manifestazione doveva collimare con i salti di Mutaz Essa Barshim, invece un violento acquazzone gli ha mandato in tilt la concentrazione e un'adeguato riscaldamento e, colpo di scena, ha salvato il podio solo grazie al primo, riuscito, tentativo a 2,20, misura superata da altri tre atleti, tra cui un iraniano e un cingalese. Pensare che, dopo i 2,20, l'uomo capace di superare i 2,43 e andare in ben otto occasioni oltre i 2,40 era in testa. La medaglia da raccontare ai nipotini, quella sfilata dal collo del celebre qatarino, è toccata al giapponese Eto, uomo da 2,28, bravo a 2,24. Stessa misura per il secondo, Chun-Hsieng di Taipei. Poi Barshim.

In quanto a Ogunode, ha scaldato il pubblico ogni volta che è sceso in pista. 9.97 in batteria, poi finale vinta in 9.91 col record asiatico, 20.28 nelle semifinali dei 200 e 20.32 in finale (altro oro), e tris con la 4x400, la distanza che lo ha reso noto fin dal 2011, quando raggiunse a sorpresa la finale mondiale di Daegu. Scontati due anni di stop, eccolo tornare l'anno scorso in veste di sprinter e cogliere le ciliegine dei record personali una dopo l'altra, con picchi di 9.93 e 20.06, dopo aver vinto il bronzo sui 60 ai mondiali indoor di Sopot. Quest'anno ha vinto i campionati arabi su entrambe le distanze a Manama, e ora il triplo alloro in Cina.

Medagliere favorevole alla Cina organizzatrice, con uno schiacciante 15-13-13 sui qatarini (7-2-1) e gli indiani (4-5-4). Il Giappone prende più medaglie di questi due, ma gli argenti sono uno in meno, per cui i ben undici bronzi non lo mandano sul podio a squadre. Tra gli altri risultati della manifestazione, 20.41 dell'indiano Singh nel peso, il terzo mondiale stagionale junior della stagione (sempre in 44.68) per il misterioso junior Haroun, e il 54,31 della ex-nigeriana Adekoya sui 400 ostacoli, che corre per il Bahrain e l'anno scorso sorprese le avversarie all'esordio della Diamond League vincendo a Doha dalla prima corsia.  

Gianmarco Tamberi e Marta Milani a Praga

I due azzurri hanno gareggiato questo pomeriggio nell'Odlozil Memorial di Praga con scarsa fortuna. Gianmarco Tamberi (Fiamme Gialle), all'esordio stagionale, si è classificato nono nel salto in alto con 2,15 e tre errori alla misura di 2,19. Vincitore il russo Aleksandr Shustov con 2,28. Ottavo posto per Marta Milani (Esercito) sugli 800 metri in 2:05.72 e vittoria alla ceca Masna in 2:02.62. Tra i risultati, sorprendente uno-due sudafricano sui 100 uomini, con Bruintjies sceso a 10.16 e Jobodwana secondo in 10.13. Sui 400 46.01 di Maslak. La Spotakova fa suo il giavellotto con 63,45, sua miglior misura stagionale. Nel triplo donne 14,64 della bulgara Petrova e 14,61 dell'israeliana ex-ucraina Hanna Minenko-Knyazeva, record nazionale.

Asta, conferma del momento sì del brasiliano Thiago Braz da Silva, 5.75 dopo il record sudamericano ottenuto al Golden Gala (5,86).

Ercole è nero
Ormai che abbiamo fatto l'abitudine ai lanciatori di giavellotto di colore, aggreghiamo alla compagnia il simpatico discobolo Jason Morgan, giamaicano di 32 anni. Sabato ha alzato un disco volante sul Mississippi e lo ha fatto atterrare oltre i 68 metri, a ridosso dei primi 50 performers della storia della specialità. E' il record della Giamaica, stato di fibre veloci più che di grande spallate. Da qualche hanno, però, le forze locali hanno alzato la posta nel disco e anche nel getto del peso. C'è già un tipo niente male da oltre 21,50 (Richards), e ben quattro discoboli da over-65, con il caposcuola Morgan, il più anziano ed esperto del gruppo, largamente numero uno. In prospettiva, potrebbe prenderne il posto Fredrick Dacres, re delle categorie giovanili dopo aver vinto il mondiale allievi e quello juniores in successione. Strutturato con un fisico magnifico Dacres, quanto tondo Morgan, che però è velocissimo e nella destra tiene una vera catapulta. Religiosissimo e ciarliero, l'anno scorso è andato sul podio dei Giochi del Commonwealth e alcune stagioni fa vinse i Giochi dell'area centroamericana. Ha ben figurato anche nella Coppa del Mondo di Marrakech (ora rinominata Continental Cup), classificandosi terzo.

In una piccola riunione in Mississippi, dicevamo, ha goduto di un altro attimo di celebrità, superandosi fino a 68,19, record mondiale stagionale di un quarto di metro superiore a quello di Harting junior, non l'Hulk che è ancora ai box dopo essersi fatto operare. Dice il simpatico "Dadz" che in riscaldamento aveva lanciato da fermo a 52 metri e si era detto "Okay, è il mio giorno!". Il lancio da vertigine gli è scappato di mano al quinto turno, cinque metri più in là della seconda miglior misura. Ha iniziato da velocista come ogni buon Giamaicano (11.10), ma da ragazzino ha saltato 1,85 in alto, a 14 anni. A portarlo sulla pedana del disco, diciottenne, fu Maurice Smith, il decatleta argento a Osaka. Ha saltato i Giochi di Pechino per il mancato transfer dei documenti personali. A Londra, finalmente iscritto, è terz'ultimo in qualificazione su 41 concorrenti. Giornata no. Il tipo è sui generis: in passato ha ballato uscito dalla pedana dopo un altro lancio vincente di una certa qualità, mentre sul podio di Glasgow si è commosso e ha solo accennato l'esibizione danzereccia, ma insomma, si era sul podio del Commonwealth e l'etichetta del cerimoniale da quelle parti conta non poco. E poi, Dadz, non balli mica come la Vlasic. Fattene una ragione.

Black golds
Ripassata veloce sui lanciatori di colore capaci di assurgere all'oro nel passato. Se nel giavellotto il trinidegno Walcott ha fatto il colpo a Londra nell'immediata successione del titolo mondiale juniores, col proposito di confermare la tendenza ai Mondiali di Pechino assieme all'uomo del giorno Julius Yego, nel disco l'unico lanciatore non bianco capace di vincere una medaglia d'oro è stato il colosso USA Tony Washington, a Siviglia 1999. Nel peso, doppietta firmata USA con l'ex-marito di Marion Jones, Cottrell J. Hunter, e Reese Hoffa: il primo vinse a Siviglia (due neri americani, quindi, conquistarono peso e disco), il secondo vinse a Osaka.

Tra i martellisti non si censiscono podi ma una finale olimpica recente sì, sempre di un lanciatore USA: Kibwe Johnson, che fu nono, lasciato fuori dalla finale dal capitano azzurro Nicola Vizzoni.

Resto dell'America
Altro santuario del cronometri, dopo la famigerata Clermont, è Montverde, Florida. L'anno scorso Veronica Campbell ci fermò il cronometro a 10.86 e tutti si misero a cercare il posto, invero poco conosciuto come location atletica, per scoprire che il bacino di residenti non supera le mille unità. Sabato, la popolazione sarà cresciuta al quadrato per il gran numero di atleti venuti a cercare il tempone con al seguito coaches, fisio e clan vari. L'uomo del giorno è stato il bahamense Steven Gardiner, un 19enne uscito in semifinale ai mondiali junior di Eugene sui 200, che per l'occasione ha rispolverato il primo amore, i 400 piani, centrando il terzo record personale sulle quattro gare disputate in due mesi. Il crono, 44.98, oltre a farne il 259° atleta capace di correre il giro in meno di 45 secondi, corrobora la sua escalation dopo un'annata, l'ultima, passata sui 200 metri (20.66). In soldoni, a distanza di due anni ha sottratto tre secondi al personale, e il meglio potrebbe ancora arrivare.

Dei tanti ospiti di Montverde, citiamo anche Churandy Martina arrivato fin qui per correre i 200 in 20.37, e altre volate non male di Isiah Young (10.06) e Justin Walker (20.29 davanti a Martina). Tra le donne, la formidabile alieva già iridata junior Kaylin Whitney ha trovato il tempo che cercava sui 200, vincendoli in 22.72 davanti alla rientrante Hackett (22.81). Ancor più giovane della Whitney è Candace Hill, classe 1999 e 16 anni compiuti in inverno, che già corre in 11.30 e 23.05. Nell'alta quota del New Mexico, sabato ha corso in 11.15 e 22.76, cifre ventose ma non oltre i 3 m/s. Ne sentiremo parlare.  

Sipario, due mondiali stagionali e un "World Best" per 14enni
Gran weekend in pedana: oltre alle scintille di Birmingham e di Morgan, si conta un 86,82 del giavellottista finnico Mannio e una due giorni a Claremont, in California, dove i numeri migliori li hanno registrati i discoboli Jarred Schurmans (66,10), Whitney Ashley (64,30) e Lizzie Podominick (63,87). Per la velocità, rientro versione jogging a Kingston per il secondo duecentista di sempre Yohan Blake (21.57 senza spingere nemmeno un po'), e qualche numero dal Jim Bush Invitational di Norwalk: 20.02 di Ameer Webb e 20.12 di Remontay McClain (per lui anche 10.08 sui 100).

A Parte i meetings di DIamond League, nuovi mondiali stagionali sono arrivati dai 1500 disputati sulla nuova pista di Marsiglia.  3:32.88 del marocchino Iguider, e dal decathlon di Arona (Spagna), dov il francese Kevin Mayer ha totalizzato 8.469 punti, sette punti più del tedesco Kazmirek che aveva vinto a Götzis. Fine news con i salti, dove hanno brillato i tedeschi: in due differenti riunioni, 8,25 di Heinle e 8,22 di Camara. In Norvegia buon sangue non mente: il terzo Ingebritsen, che ha solo 14 anni, ha stabilito la miglior prestazione mondiale per età sui 1500 metri correndo in 3:50.57. In famiglia, lo descrivono come quello col potenziale più ricco.

Previews
Settimana fantastica in ingresso, con ulteriore doppia razione di Diamond League (Oslo e New York), il World Challenge di Rabat e la kermesse delle finali universitarie USA di Eugene. Allacciare le cinture.

File allegati:
- I risultati di Praga


Condividi con
Seguici su: