Mondiali, Uguagliati e la sua squadra



Trentadue, anzi, trentatre. Alla prima lista dei convocati per il Mondiale di Daegu, in attesa dei responsi definitivi per almeno due dei tre "sospesi", va aggiunto anche il nome dell'ostacolista Emanuele Abate (Fiamme Oro). Ultimo acquisto della nazionale composta da Francesco Uguagliati. "E' un atleta in crescita - le prole del DT azzurro - ed ormai anche piuttosto stabile su certi livelli. Merita questa possibilità".

Il raffronto con il passato dice che quella di Daegu potrebbe essere la squadra meno numerosa di sempre in un Mondiale. Perché?

"E' un discorso complesso, che provo a sintetizzare così: siamo in piena fase di transizione, nel senso che il grande lavoro svolto sui giovani in questi ultimi anni sta dando i suoi frutti (vedi i risultati delle rassegne di luglio), ma non può, per forza di cose, ancora produrre atleti in grado di affrontare un Mondiale. E, allo stesso tempo, alcuni degli uomini e delle donne che hanno dato tanto all'azzurro, anche in anni recenti, hanno imboccato l'inevitabile fase calante della propria carriera. Del resto, la partecipazione ad un Mondiale non è cosa semplice per nessuno, considerati tempi e misure richiesti".

A meno di un anno dall'Olimpiade, il confronto iridato sarà durissimo. Quali le chances della squadra italiana?

"Io credo che ci sia un gruppo di atleti in grado di lottare ai massimi livelli. Nicola Vizzoni, Antonietta Di Martino, Simona La Mantia, Fabrizio Donato, buona parte dei marciatori, possono confrontarsi con il vertice. Non gli manca nulla. Certo, poi possono essere i particolari a decidere l'esito di una gara, a trasformare un podio in ottavo posto. O viceversa. Ma se guardo ai valori tecnici, dico che ci sono atleti italiani con le carte in regola per esprimersi al livello dei migliori".

Andiamo nei dettagli di questa squadra: lo sprint esprimerà una solo presenza a livello individuale, quella di Marta Milani. Perché nessuno tra gli uomini?

"Visto il campo dei partecipanti, e visto anche il potenziale 2011 della nostra velocità (anche alla luce dell'infortunio ad Andrew Howe), credo sia più opportuno concentrare le energie, fisiche e mentali, verso l'obiettivo delle staffette. Una strategia che può portare risultati prestigiosi, come insegna l'esperienza dello scorso anno. Ci vuole però coesione, unità di intenti, e soprattutto, convinzione. Devono crederci tutti. Parlando della Milani, direi che ha dimostrato di poter reggere l'urto dei turni senza troppe difficoltà: può correre i 400 metri e la staffetta senza problemi".

La staffetta veloce ha perso la metà dei suoi componenti rispetto a un 2010 culminato nell'argento europeo e nel record italiano. Si potrà ricreare, in poco più di tre settimane, la giusta alchimia nel quartetto?

"Sì, si può fare, se i ragazzi lo vorranno. Io ho fiducia nei loro mezzi. E dimenticavo un altro ingrediente fondamentale per ottenere dei risultati: l'armonia. In una disciplina di gruppo, com'è la staffetta, è basilare. Devono essere una squadra a tutti gli effetti. Pensare, vivere la preparazione come una squadra".

La 4x400 uomini non è riuscita a centrare l'obiettivo. Ma alle spalle del gruppo assoluto, tra i giovani, sembra muoversi più di qualcosa.

"I ragazzi sono stati sfortunati. Sia a Stoccolma, sia a Zolder, nelle occasioni in cui hanno corso alla ricerca del minimo, hanno trovato condizioni molto difficili. Il loro, però, è un futuro roseo, almeno secondo me: con qualche innesto mirato vedo la possibilità di correre, a breve, dalle parti del primato italiano".

A Daegu andranno anche le ostacoliste Manuela Gentili e Marzia Caravelli: queste due convocazioni hanno una chiave di lettura particolare?

"Mi piace sottolineare il loro agonismo, la capacità che hanno avuto di stringere i denti e di guadagnare il risultato. Hanno meritato la maglia azzurra anche perché l'hanno voluta fortissimamente, oltre che per i loro risultati sul campo".

Il mezzofondo, dal veloce al prolungato, avrà come portabandiera Meucci (in attesa della Cusma).

"Bravo Daniele, ha fatto un risultato sui 10000 che ha un alto valore tecnico: erano anni che un azzurro non otteneva un tempo del genere. Il settore, più in generale, ha patito gli infortuni, o i ritardi di preparazione, di atleti come la stessa Elisa Cusma, Silvia Weissteiner, Elena Romagnolo, Andrea Lalli. Difficile fare a meno di tutti e pensare di passare indenni... La Weissteiner ha alzato bandiera bianca nelle ultime ore per l'impossibilità di trovare una gara giusta in questo periodo; la Cusma sarà a Londra nel weekend. Sono atlete importanti, finaliste a Berlino due anni fa, e sulle quali puntiamo anche in prospettiva: la possibilità ulteriore concessa loro è più che meritata".

I salti sono uno dei punti di forza della squadra, come ormai da qualche anno.

"Aspettiamo con fiducia la Di Martino, che a Formia ha fatto qualche allenamento interessante, e poi contiamo sulle altre due medaglie degli Euroindoor di Parigi, La Mantia e Donato. A Schembri è richiesta una prova di efficienza, che non vuol dire una misura, o il minimo, come ho letto da qualche parte, ma solo di essere a posto fisicamente. Il che si può verificare anche in un allenamento di un certo tipo, non è detto debba essere una gara".

Quattro presenze nei lanci: Vizzoni, Rosa, Salis e Bani. Con che obiettivi?

"Di Nicola abbiamo già detto, ma anche le altre hanno le carte in regola per centrare un risultato significativo: ovvero, aspirare ad un posto in finale. Chiara Rosa sta benissimo dal punto di vista fisico, ora vedremo se sarà a posto anche tecnicamente e sul piano agonistico: deve riuscire a tirar fuori quello che vale veramente. Non poco, secondo me".

La maratona (al via il solo Pertile) vive gli stessi problemi del mezzofondo?

"No, qui non è questione di infortuni. Voglio uscire dallo specifico, cioè dalla questione Daegu, e fare un discorso di carattere generale. Purtroppo in questo settore i ricambi sono al lumicino, per ragioni sportive ma oserei dire anche sociali. Nel senso che chi si avvicina alle specialità di endurance, lo fa spesso troppo tardi. I nostri giovani non sembrano amare queste discipline, salvo poi riscoprirle, con una forte tendenza femminile, nella seconda parte della vita. Temo che troveremo sempre maggiori difficoltà".

La marcia viaggia a luci spente. Ma storicamente, ha sempre fatto sentire la sua presenza.

"Tutto il gruppo ha grandi potenzialità. Rubino, Rigaudo, Schwazer, De Luca, Nkoloukidi stanno lavorando duramente; e tutti - chi più, chi meno - hanno età, preparazione, esperienza per cogliere un buon risultato. Schwazer ha ritrovato anche entusiasmo. Mi pare un ottimo punto di partenza".

m.s.

File allegati:
- La squadra italiana



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