Lavillenie il ''folletto'' dei 6 metri

17 Febbraio 2015

di Giorgio Cimbrico

Renaud Lavillenie è il contrario di Elliott Gould. Se quel vecchio film degli esordi degli anni Settanta (c’era anche la bella Candice Bergen) proclamava l’impossibilità di essere normale, il piccolo volatile di Francia afferma in pieno la possibilità, andando a poggiare su quelle che sono etichettate come misure antropometriche: 1,76 per un peso che certe schede danno ancorato ai 60. Leggero sì, ma non esageriamo. In ogni caso, meno di 70. Renaud è un comune e magro giovanotto in cui si può incappare ad ogni angolo. In pedana è diverso: veloce tendente al fulmineo, come quando inforca la moto (hobby che condivide con Beppe Gibilisco, campione mondiale nel 2003 a Parigi St Denis) e, nel tempo libero, accumula chilometri e assetto per un appuntamento che ama e frequenta: la 24 ore di Le Mans su due ruote. Nel 2013, venticinquesimo. La velocità è un virus: fossero ancora in questo mondo, sarebbe bello chiedere un parere e qualche interessante aneddoto a Steve McQueen e a Paul Newman.
Lavillenie ha iniziato il 2015 con un crescendo che rende Rossini un autore di pagine slow: 5,80 il 10 gennaio, 5,92 il 17, 6,00 il 24, 6,01 il 6 febbraio, 6,02 il 14, giorno dell’onomastico di suo fratello Valentin, salito a 5,80. Dopo i Flying Bubka Brothers, gli aerei Freres Lavillenie. In mezzo alla progressione, anche 5,80, 5,86 e 5,92. E un paio di assalti a 6,17. Chi è stato agevole battezzare “folletto”, non è tipo che si risparmi quando sente che la condizione è lucida.

Che il 28enne originario della Charente (ma ormai cittadino di Clermont, Alvernia) si trovi bene nelle arene al coperto, è sostenuto dalle cifre: oltre i 6 metri è andato otto volte nella stagione indoor e solo due all’aperto, con il capolavoro di Donetsk, 6,16 (20 piedi, due pollici e mezzo per chi ama il sistema imperiale) e record mondiale assoluto. Con prove di decollo direttamente verso il tetto, anche se quell’attacco a 6,21 gli costò un infortunio al piede e la rinuncia forzata ai Mondiali di Sopot.

Nelle liste invernali di sempre è secondo dietro a Sergei Bubka che oltre il muro può mettere sul tavolo 16 prestazioni. Alle spalle di Renaud, Steve Hooker e Radion Gataullin con 4, Jeff Hartwig con 3, Maksim Tarasov, Jean Galfione e Danny Ecker (figlio di Heidi Rosendahl) a quota 1. Prima di giungere al 29° compleanno e stringendo tra le mani l’Oscar di Atleta 2014 (a braccetto con Valerie Adams, che lo sormontava di un buon palmo), RL già si propone come uno dei più decorati saltimbanchi della storia: un titolo olimpico, tre europei, un mondiale e tre europei indoor, che tra non molto hanno solidissime ciance di diventare quattro. Alla collezione manca solo un Mondiale all’aperto. Tra sei mesi Pechino può fare al caso suo.



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