Kinder+Sport Cup: un mondo di atletica

08 Ottobre 2015

Tra il migliaio di cadetti ai Tricolore di Sulmona, oltre 30 sono nati lontano dall'Italia. Dalla Francia al Brasile, ecco la geografia della rassegna e il ritratto di una ragazza da record: l'astista Maria Roberta Gherca.

di Raul Leoni 

Tra i mille cadetti di Sulmona, in gara alla rassegna tricolore della Kinder+Sport Cup 2015 nel prossimo week-end (10-11 ottobre), ce ne sono oltre trenta nati fuori d’Italia: in questa fascia d’età si sommano ai ragazzi nati qui da famiglie venute da fuori, i figli dello “ius soli”. In uno sport che si fa sempre più multietnico, la curiosità spinge ad indagare più a fondo la geografia della rassegna. Ecco i numeri: fra i 919 iscritti, in 33 hanno un passaporto diverso da quello italiano, e precisamente 22 cadetti e 11 cadette. Ben 18 provengono da stati europei, fra cui i più numerosi sono quelli con origini rumene, otto in tutto. In questa speciale classifica, la Romania è seguita a distanza dall’Albania, dalla Moldavia e dalla Macedonia (2 “presenze”), ma ci sono anche francesi, russi, croati e bosniaci. Allargando di parecchio l’orizzonte, due ragazzi arrivano da oltreoceano - Repubblica Dominicana e Brasile – ma il mappamondo della Kinder+Sport Cup ha delle immaginarie bandierine anche in India e Thailandia. Corposo infine il drappello di cognomi che hanno il suono dei paesi africani: sono in nove ed hanno radici in Burkina Faso, Nigeria, Costa d’Avorio, Camerun, Ghana e Marocco. 

Tra le mille facce di Sulmona c'è anche qualche faccia da record: una è quella di Maria Roberta Gherca, romena ma ora romana di Velletri, che nell’asta ha saltato 3.91, ben 26 centimetri sopra il limite italiano di Francesca Semeraro. Quest’anno, nel mondo, solo due quindicenni hanno fatto di meglio e non di molto: 3.95 per la finlandese Saga Andersson, 3.93 per la britannica Molly Caudery. Maria Roberta ha seguito il papà Daniel e la mamma Emiliana, che provengono da Iasi, ai confini con la Moldavia: nel 2007 la famiglia è arrivata nei Castelli Romani e, per non far torto a nessuna, il papà la chiama “Maria” e la mamma “Roberta”. Come molte ragazze romene, ha cominciato con la ginnastica artistica e, come molte ginnaste, è rimasta stregata dal salto con l’asta: “Alle acrobazie sulla trave e al volteggio ero già abituata, ma con l’asta è stato amore a prima vista”, racconta.

Difficile descrivere le sensazioni di una ragazzina ed è curioso che questa passione abbia accomunato due neofiti: “Io vengo dalla pallavolo, non sapevo quasi nulla di questa specialità” riconosce il giovane tecnico Gabriele Ruggiero, e Roberta spiega: “Quando sono arrivata al campo di atletica per le gare studentesche ho fatto il salto in lungo, 4.80: poi ho cambiato pedana”.

Il fatto è che questa ragazza ha subito convinto i tecnici: stravede per lei Emanuel Margesin, specialista nel giro delle nazionali giovanili che la segue a Ostia almeno una volta la settimana. E anche Riccardo Balloni, lo scopritore della pluriprimatista allieve e juniores Roberta Bruni (nomen omen …), ammette con la franchezza abituale che la lista dei primati di categoria potrebbe avere i mesi contati. Gabriele e la giovane Gherca ascoltano, e valutano i consigli di chi è più esperto: ma parlano i risultati ottenuti in due anni scarsi di militanza atletica. Tanto che lei, a Sulmona, potrebbe avere un solo avversario, l’asticella a quattro metri: la seconda cadetta in lista ha più di mezzo metro di gap rispetto al suo personale. E un futuro in azzurro? Ci potrebbe essere, anche a breve scadenza: “I miei genitori hanno già presentato da tempo i documenti per la cittadinanza, sembra che non manchi molto”. I più ottimisti parlano di gennaio, già nella stagione indoor la pratica potrebbe arrivare in porto: il che significherebbe una chance per la prima edizione degli Europei allievi di Tbilisi, in calendario a luglio 2016. Pur studiando da ragioniera, Roberta spazia con la fantasia: “Sogno i Giochi Olimpici, con quella maglia”. Ma poi subito si schermisce: “OK, per ora è meglio che rimanga con i piedi per terra”. D’accordo, ma solo per amor di metafora: e per volare più in alto. 

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