Kevin Mayer: un record da Superman

29 Dicembre 2018

L’atleta europeo del 2018 è il 26enne francese, autore quest’anno di un’impresa da primato del mondo: 9126 punti nel decathlon a Talence, per riscattare la delusione di Berlino

di Giorgio Cimbrico

Non si è per caso studente in tecnica delle misure e della strumentazione all’università di Montpellier: chi usa quelle scienze, privilegia la precisione. Riducendo a formula e alla nudità delle cifre: Kevin Mayer, 4563 il primo giorno, 4563 il secondo. Uguale 9126, ottantuno di progresso su Ashton Eaton, che pareva aver piantato la bandiera molto in alto. Il più cospicuo progresso, nell’ultimo mezzo secolo, dopo i 102 aggiunti dal boemo Tomas Dvorak, al limite di Dan O’Brien.

Un “record de dingue”, un record pazzesco è stato il titolo dell’Equipe, che non avuto esitazioni nella scelta di dedicare tutta la prima pagina, stile poster, all’impresa del biondo che, fosse nato sul finire del XVIII secolo, sarebbe stato un ufficiale napoleonico, con ogni probabilità degli eleganti ussari che caricarono a Jena. Un record pazzesco, sterminato, di una dimensione che ha prodotto le stesse sensazioni provate ad Atlanta ’96 quando, in fondo alla poco calligrafica volata di Michael Johnson, sul tabellone comparve 19.32: “Non sembra neanche un tempo sui 200”.

E così, il 16 settembre di quest’anno, verso le 18.30, quando la cronaca, già diventata storia, ha comunicato che a Talence, dipartimento della Gironda, uno dei piccoli-grandi templi delle prove multiple, Kevin aveva messo assieme 9126 punti, la mente ha suggerito: “Non sembra neanche un punteggio del decathlon, più un’eccellente misura nel giavellotto”. Troppo cresciuto, chi scrive, nella cultura degli 8000, come Reinhold Messner. Non c’è picco, sulla terra, alto come quello scalato da Kevin il Bello.

Formidabili arrampicatori, alle quote delle montagne che forano il cielo nel nord dell’India, nel Pakistan, in Tibet, in Nepal, si erano spinti Yves Le Roy, William Motti, Alain Blondel, Christian Plaziat. Ora è arrivato Kevin e dal K2 di Plaziat, 8574, vincendo il titolo europeo a Spalato ’90, si è passati all’Everest conquistato a Rio, 8834, a 59 punti dal divino Ashton Eaton che in quel momento aveva tutte le apparenze di chi sarebbe stato difficile da piegare in un testa a testa sia diretto sia “tabellare”. La pensione anticipata dell’uomo dell’Oregon - e di sua moglie - ha impedito il ripetersi della sfida al Decathlon Corral.

Un record pazzesco, d’accordo, ma costruito sulla strategia, sul controllo, sull’equilibrio. A 2,05 Kevin ha smesso: doveva affrontare i 400 che rimangono la sua bestia nera. E dopo aver valicato 5,45 si è concesso solo una prova a 5,55: a quel punto aveva 80 punti sulla tabella-Eaton e con il giavellotto poteva vibrare il colpo finale. L’ha vibrato. Dopo nove prove, uno stordente 8421, dieci punti in meno di quelli che avevano permesso al ruvido veterano Arthur Abele di cingere la corona europea (in cartone) all’Olympiastadion, lasciando le lacrime libere di scorrere sul suo scabro volto da soldato della Wehrmacht. A quel punto, soltanto l’attesa per capire dove sarebbe stato collocato, quel record. Dove si sarebbe spinto, lui.

Berlino suggerisce di fare un primo passo indietro: il luogo del fallimento del giovanotto nato non lontano da Parigi, ad Argenteuil, e di radici lorenesi (dove scorre la Mosella e viene prodotto un eccellente bianco fruttato), denunciate dal cognome crucco: 10.64 e primato personale e tre nulli, tutti uguali, sui 7,70, 7,80, nel lungo. “Scusa, non potevi fare un salto in sicurezza a 7,20, 7,30, una cosa così?”, gli ha domandato un collega francese, orgoglioso di essere toscano, Astolfo Cagnacci della France-Presse. “Ma io ero venuto per fare il record del mondo”, ha replicato Kevin, senza arroganze galliche, deluso, non disperato.

Persino disposto a offrire un sorrisetto rassegnato.

Quaranta giorni dopo, è arrivato il record nel luogo che non è la prima volta ad ospitare un riscatto. Settembre 1992: Dan O’Brien raccoglie 8891 punti, sottrae il record a Daley Thompson. O’Brien, uno dei sanguemisto che al decathlon hanno dato scosse e lunghi momenti emozionanti, era reduce dalla terribile delusione dei Trials: tre nulli nell’asta e fuori dalla squadra olimpica per Barcellona, dove doveva recitare da prim’attore, tanto che una nota e potente azienda aveva imperniato su di lui la campagna pubblicitaria. Talence, come l’austriaca Gotzis, come la tedesca Ratingen, è uno di quei luoghi dove i cavalieri multipli trovano il loro giardino e un pubblico pieno di passione, ricco d’amore.

Su Kevin, come sul formidabile tiratore sugli sci, il pirenaico Martin Fourcade, i francesi hanno investito, progettato, e nel caso di Mayer hanno persino inventato dei triathlon ficcati nel programma dei meeting di Parigi indoor e all’aperto. E hanno saputo digerire, senza alti lai, senza strappamento di vesti, senza veleni, l’autocastrazione di Berlino. E ora, eccoli, i Galli-Galletti, padroni, artefici, demiurghi del più forte atleta del mondo, capace di vincere sei prove su dieci, di pareggiarne due, di concedersi, in un weekend da leoni, quattro record personali (al coperto nell’asta ha 5,60, ma non è il caso di sottilizzare), di offrire una sequenza di numeri che sembrano note scritte su un foglio da musica, vergati dalla penna d’oca di Johann Sebastian Bach: 10.55, 7.80, 16,00 (il suo record è 16,51, impressionante per chi è fisicamente molto normale), 2,05, 48.42, 13.75 (con sensibile vento contrario), 50,54, 5,45, 71,90, 4:36.11. La fase discendente rimarrà memorabile e permette affiori la previsione che, con qualche progresso nell’alto e nei non amati 400, i 9200 siano la prossima tappa.

E rileggere questi dati - e riflettere - significa anche capire che Kevin è un decatleta nuovo, con i suoi picchi, certo, ma che soprattutto fa dell’equilibrio la sua forza. Non sarà mai un velocista da 10.20, un lunghista da 8,20, un quattrocentista da 45, ma avrà sempre in mano la misura giusta per le dieci puntate della sua storia campale.

Kevin è nato a Argenteuil, nell’Ile de France, ma la famiglia si è presto spostata nella regione del Rodano. Dall’età di 16 anni si allena a Montpellier, in un centro per atleti destinati all’alto livello ed è seguito da Bertrand Valcin. A 17 anni aveva vinto a Bressanone il mondiale allievi, a 18 a Moncton quello juniores, a 19 a Tallinn quello europeo under 20. Primo podio importante a Zurigo 2014, secondo agli Europei, 8521, a 95 dal bielorusso Andrey Krauchanka. Da quel momento, a parte l’argento di Rio, vittorie agli Euroindoor di Belgrado, ai Mondiali di Londra, ai Mondiali al coperto di Birmingham.

Lo stesso giorno, un 16 settembre già entrato nella successione dei giorni che hanno lasciato il segno - come il 2 maggio 1935 di Jesse Owens, come il 6 maggio 1954 di Roger Bannister, come l’accoppiata 16-20 agosto 2009 di Usain Bolt -, Eliud Kipchoge, a 100 secondi dalle due ore, è stato prodigioso. Ma Kevin Mayer ha fatto balenare un disegno di Leonardo, l’uomo vitruviano. Perfetto.

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