Jo Pavey madre coraggio

13 Agosto 2014

La storia della britannica neo campionessa europea dei 10.000 metri, mamma di due bambini con quattro Olimpiadi alle spalle

di Giorgio Cimbrico

La vecchia Jo Pavey è una giovane mamma: ad aprile allattava ancora Emily, la sua seconda nata. Il primo, Jacob, ha 5 anni, venuto al mondo quando mamma stava per atterrare sui 36 anni e alle spalle aveva già tre partecipazioni olimpiche. Ora, con Londra 2012, sono quattro. “Le dolci mascelle della gloria”: il Guardian ha usato questa bella definizione per dare una pennellata al successo di questa signora del Devon che a 40 e 325 giorni è diventata la più anziana campionessa europea in 76 anni di rassegna continentale. Un premio a una carriera infinita, un magnifico passo d’addio della mezzofondista che ha un segno distintivo, i lunghi calzettoni bianchi che gli inglesi chiamano “a compressione”? Le risposte, in questo caso, non contano.

La vita di corsa di Jo - nata Davis, da sempre gli Exeter Harriers, sposata a Gavin, diventato suo allenatore dopo che il ruolo di coach era stato coperto da Chris Boxer, finalista olimpica e campionessa del Commonwealth - si sviluppa all’insegna dell’allungamento delle distanze, della ricerca di nuovi confini. Piazzamenti tanti (seconda e terza i Giochi del Commonwealth 2006 e 2014, seconda agli Europei di due anni fa, quarta ai Mondiali di Osaka, quinta ai Giochi di Atene), nessuna vittoria, sino al Letzigrund. Una gregari di lusso, per usare vecchie definizioni da suiveur. Piuttosto sbrigativa perché è sufficiente scorrere i record personali per capire chi è a conterranea di sir Francis Drake: 4’01”79 sui 1500, 8’31”27 sui 3000, 14’39”96 su 5000, 30’53”20 sui 10000, 2h28’24” nella maratona. Sui 5000 e su 10000 è la seconda britannica di sempre dopo Paul Radcliffe. Se le kenyane si fossero dedicate al netball e le etiopi al calcio muliebre, avrebbe raccolto di più, molto di più, nessun dubbio.

“Gli ultimi mesi sono stati duri: dovevo stare molto vicina a Emily, in tutti i sensi, non ho svolto nessun camp di allenamento, mi sono arrangiata dalle mie parti, con una difficoltà in più: la pista non lontana da casa mia era in rifacimento e dovevamo fare un’ora di macchina pe trovarne una adatta”. E’ stata ripagata. Madre Coraggio.

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