Jessica Ennis: ''Carriera straordinaria''

13 Ottobre 2016

All’età di 30 anni l’eptatleta britannica, campionessa mondiale in carica della specialità e oro olimpico a Londra nel 2012, lascia l’attività agonistica

di Giorgio Cimbrico

“Ho avuto una carriera straordinaria: giusto chiuderla qui, senza un rimpianto”: è l’addio della piccola-grande donna, di Jessica Ennis-Hill, capolavoro di coordinazione e di straordinarie capacità motorie offerte da chi è alta 1,65 e pesa 57 chili. Né gigantessa né walkiria. Se ne va a 30 anni e ancora molto vicina alla cresta dell’onda: a Rio, medaglia d’argento, a 35 punti dall’altissima ed elegante belga-senegalese Nafissatou Thiam. Il giavellotto, la sua specialità più debole, è stato decisivo. Come capita sovente tra i re e le regine delle prove multiple, anche Jessica rappresenta una perfetta combinazione di razze: il padre Vinnie, decoratore, è giamaicano, la madre Alison, assistente sociale, è originaria del Derbyshire. L’allenatore, sin dall’adolescenza, è stato Toni Minichiello, nato da genitori irpini che si incontrarono e si sposarono a Bedford.

Il Guardian ha affidato ad Anne Keller, una cronista che ha seguito a lungo le sue imprese, il commosso pezzo che segna il distacco di Jessica dall’atletica: ne esce fuori il ritratto di un’atleta multipla e di una donna in possesso di aspetti poco conosciuti che la rendono ancora più multiforme. Come quando intervenne contro il razzista National Front o come quando prese posizione nei confronti dello Sheffield United (club del quale è fan) quando decise di porgere il benvenuto a un giocatore implicato in aggressioni a sfondo sessuale. Ma quel che trionfa è la sua disponibilità, la sua affabilità, la sua semplicità. Se molti colleghi volavano verso centri di allenamento in paesi esotici e caldi, lei preferiva aprire la stagione in garette di contea, tra ragazzini e veterane. Sposata con Andy Hill e da due anni mamma di Reggie, è stata la terza britannica a conquistare la medaglia d’oro nelle prove multiple, una galleria che si apre con quella donnona di Mary Peters, gloria dell’Irlanda del Nord, a segno a Monaco 1972 dopo uno spietato duello, sin all’ultimo metro dei 200 finali, con Heide Rosendahl e Burglinde Pollak, e prosegue con Denise Lewis da West Bromwich, campionessa a Sydney 2000 rovesciando la situazione nella seconda giornata.

Il trionfo di Jessica è arrivato in un luogo speciale, l’Olimpico di Stratford, e in una data molto speciale: sabato 4 agosto 2012, nel giro di un’ora, la Gran Bretagna mise le mani sui titoli dell’eptathlon, del lungo con Greg Rutherford e dei 10.000 con Mo Farah che calò il primo della sua lunga mano di assi a cinque cerchi. Il Super Saturday. Jessica iniziò la sua fatica in modo straordinario: 12.54, un tempo che le avrebbe dato il successo nei 100hs in più di un’edizione dei Giochi. Al termine della settima prova, 6955 punti, ovviamente record britannico e tuttora quinto posto nell’alltime della specialità. In questi anni ha raccolto anche i titoli mondiali a Berlino 2009 e a Pechino 2015 e il secondo posto a Daegu 2011, dove si presentò anche da campionessa europea. E’ in possesso di una serie di record personali (12.54; 1,95; 14,67; 22.83; 6,63; 48,33; 2:07.81) che le assegnano un virtuale limite di 7175 punti.

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