Internazionale, il linguaggio della maratona



Chiusa la stagione della pista, le emozioni dell'atletica internazionale giungono dall'attività delle corse su strada, grazie a maratone, mezze maratone, e soprattutto al Campionato Mondiale di corsa su strada, per la prima volta dedicato alla distanza dei venti chilometri. Tadesse, l'oro d'Eritrea In una giornata assolata ma tutt'altro che calda, la città di Debrecen , seconda per importanza in Ungheria dopo la capitale Budapest, ha ospitato la prima edizione del Mondiale di corsa su strada. Venti chilometri, anziché la vecchia formula della mezza maratona. Il favorito della vigilia, in campo maschile, l'eritreo Zersenay Tadesse, ha risolto la disputa per l'oro involandosi a metà gara e chiudendo in un eccezionale 56:01, a soli tredici secondi dal fresco mondiale di Haile Gebrselassie, ottenuto (di passaggio sui 21.097 km) in gennaio a Phoenix, quando stabilì nell'occasione anche il mondiale sula mezza maratona. Il podio è stato completato da due kenyani, Robert Kipkorir Kipchumba, secondo un mese fa a Rotterdam (ancora dietro Tadesse) e Wilson Kiprotich Kebenei, vincitore tre settimane orsono a Philadelphia. Kiplagat pigliatutto Sempre di passaggio, in campo femminile, il nuovo record europeo di Constantina Dita (in coabitazione con Lornah Kiplagat) appaiate al passaggio ai 15 chilometri in 47:10, sette secondi in meno del vecchio limite della norvegese Kristiansen, e medaglia d'oro per l'olandese ex-kenyana, in uno straordinario nuovo limite mondiale di 1:03:21, cinque secondi sotto il precedente appartenuto a Paula Radcliffe. Sotto il primato della Radcliffe è scesa anche la Dita, seconda in 1:03:23. Terza la kenyana Rita Jeptoo, che quest'anno ha vinto la maratona di Boston ed ancor prima la mezza maratona di Parigi. Kenya, Eritrea ed Etiopia hanno trionfato a squadre nella classifica maschile, ancora Kenya, Etiopia seconda ed un brillante Giappone hanno formato il podio femminile. La lunga ombra nera Come a Milano, dove hanno trionfato il ben conosciuto Benson Cherono (già vincitore a Los Angeles in marzo in un brillante 2:08:40), e la poco reclamizzata etiope Tafa (seconda a Tempe in gennaio), altre maratone europee hanno visto realizzare tempi eccellenti ad opera di atleti africani. E' soprattutto il caso di Eindhoven, dove Philip Singoei, già autore di un 2:10:11 a Parigi in aprile, ha centrato successo e nuovo limite personale correndo in 2:08:16. Singoei ha preceduto altri cinque specialisti prodotti dall'inesauribile serbatoio del Kenya: nell'ordine Samson Barmao (2:09:26), Luke Kibet (2:10:04), Yusuf Songoka, molto conosciuto in Italia (2:11:35), John Kirui (2:11:47) e Sammy Chumba (2:12:55). Singoei ha stabilito anche il nuovo limite della corsa, quel 2:08.45 che condivideva con Boniface Usisivu, trionfatore al photofinish nell'edizione della scorsa stagione. A Colonia, invece, l'Etiope Tejere Wodajo, 24 anni, si è involato in 2:11:18 per precedere la coppia kenyana Benjamin Itok (2:12:08) e Francis Kiprop (2:13:00). Per trovare un successo europeo si deve scorrere la classifica femminile, dove ha trionfato la tedesca naturalizzata Luminita Zaituc (originaria della Romania), prima in 2:28:24 davanti alla cinese Sun Weiwei (2:29:39). Tutte le strade del mondo Ancora dall'Olanda, successo di Hilda Kibet nella mezza maratona di Breda in 1:12:18, davanti a Peninah Arusei, ventisettenne kenyana che ha iniziato la stagione in settembre, ed è già alla quarta gara sulle lunghe distanze in poche settimane. L'australiana Kerryn McCann, oro nella maratona dei Giochi del Commonwealth, ha invece vinto a Le Havre (Francia) in un modesto 1:15:58, prestazione che va letta come un test in vista di una importante maratona autunnale. Spostandoci negli USA, ecco altre due mezze maratone fresche di week-end: a Boston Samuel Ndereba ha preceduto in 1:03:03 Richard Kiplagat e Mike Misoi, mentre l'irlandese Marie Davenport (1:12:10), ha battuto la tanzaniana Deemay e la stagionatissima ultraquarantenne russa Sultanova. Fast Rock A San Jose la prima edizione della Rock'n'Roll Half Marathon (la maratona intera a tempo di rock esiste già), produce subito dei "temponi": Duncan Kibet, assieme ai diecimila dollari del bonus per il vincitore, porta a casa anche un "signor" 1:00:22, e precede William Chebon (1:01:07), Reuben Chebii (1:01:56) ed il famoso "pistard" Luke Kipkosgei (1:02:08). Altrettanto preziosi i risultati dalla mezza maratona femminile californiana: successo russo per Sylvia Skortsova in 1:09:17, seconda Edna Kiplagat (1:09:32), terza l'altra kenyana Magdalene Makunzi in 1:10:05. Quarta la romena Olaru (1:10:35), che sta preparando Chicago. Corse anche sul territorio africano, tempi discreti perché ottenuti "in casa" e soprattutto perla novità dei nomi da snocciolare: a Maputo, in Mozambico, vittorie di Maine Tsotsang (Lesotho) in 1:02:52 e per la sudafricana Ronel Thomas (1:12:57). In Uganda (ad Iganga, ma la corsa risale ad un mese fa) primi posti "casalinghi" per Wilson Busienei Kipkemei (ottavo nel fantastico diecimila del Grand Prix di Bruxelles) e per Docus Inzikuru (1:15:07), rientro dopo infortunio e subito nuovo stop. Per finire con l'Africa, la quindici chilometri del Malawi, la Gluco Race, vinta dal Mike Tebulo in 44:32 e da Catherine Chikwakwa in 53:23. Che Chicago! A proposito di ciò che ci riserverà il prossimo futuro, ecco il campo dei migliori partenti della maratona di Chicago, in programma tra due domeniche: cast formidabile sia al maschile, grazie alla partecipazione annunciata di Robert Cheboror, Robert Kipkoech Cheruiyot, Salim Kipsang, Felix Limo (primo a Londra in primavera), Benjamin Maiyo, Jimmy Muindi, Daniel Njenga, Wilson Onsare e John Yuda, sia al femminile, dove la tensione sale solo al pronunciare i nomi di Berhane Adere, Galina Bogomolova, Benita Johnson-Willis, Hiromi Ominami, Lyudmila Petrova, Lida Simon-Slavuteanu a soprattutto lei, l'immancabile Constantina Tomescu-Dita. A New York, invece, due nobili defezioni rese note in anticipo: non saranno della corsa né Martin Lel, vincitore a Londra lo scorso anno e secondo quest'anno, e l'inglese Yamauchi-Myers, sesta sempre a Londra e vincitrice nella mezza di Rotterdam un mese fa. C'è anche la marcia Tre specialisti sotto le quattro ore nella cinquanta chilometri hanno caratterizzato la classifica dei campionati d'Ucraina di marcia. Il successo è andato all'ospite lituano Skarnulis in 3:55:43, davanti ai marciatori di casa Shelest (3:59:25) e Kovenko (3:59:36). In campo femminile, specificatamente sulla distanza dei dieci chilometri, assolo di Nadiya Prokopuk, al titolo in 44:57. Copehnagen ha ospitato i campionati nordici: successo e primato personale sulla cinquanta chiloemtri per il norvegese Tysse in 3:54:37. La sorella Kjersti, sposata Plaetzer, ha vinto la venti chilometri in 1:28.23, ottava prestazione dell'anno. Altro dal pianeta del tacco e punta: in chiusura di stagione dalla Germania arriva il personale di Carsten Schmidt sui venti chilometri a Gleina, in 1:23:51. Passaggio in India Si sono conclusi 48 ore fa i campionati nazionali indiani di Nuova Delhi: risultati interessanti, ovviamente con la relatività del caso, in particolare al femminile: la discobola Poonia ha lanciato a 60.10, O.P. Jaisha ha vinto i 1500 metri in 4:11.83 ed i 5000 in più modesto 16:05.26. Buoni anche gli 800, con Soundarashan Shanthi che ha demolito in personale di due secondi vincendo in 2:02:21 davanti alla Pramanik (2:03.37), che ha raccolto il bottino pieno sui 400, vinti in 53.06. Ancora, tre eptatlete sopra i 5500 punti (successo della Biswas in 5720), e sconfitta nel lungo maschile di Shiv Shankar Yadav, messosi in luce recentemente in Italia a Forlì con 8.01. Conferma: Italia d'oro A conferma di quanto anticipato nella giornata di domenica, l'Italia femminile ha vinto la medaglia d'oro a squadre nel corso dei Campionati del Mondo IAU dei 100 chilometri di corsa su strada in Corea, grazie al secondo posto di Monica Carlin, il quarto di Paola Sanna ed il diciassettesimo di Giovanna Cavalli. L'Italia, col tempo complessivo di 23:24:30, ha preceduto le giapponesi (23:28:37), le francesi (23:37:10), le statunitensi (23:50:18) e le tedesche (24:16:22). Confermato anche il quinto posto dei maschi in 21:23:29, preceduti da Russia, Francia, Germania e Giappone. Il testimone In memoria di Peter Norman, argento sui 200 metri ai Giochi di Città del Messico '68, scomparso all'inizio della scorsa settimana per un infarto all'età di 64 anni, traduciamo in parte il ricordo che ne offre, in una corrispondenza dedicata, il giornalista australiano Paul Jenes, che è autorità statistica e storica dell'atletica locale ed internazionale. "Peter è meglio ricordato per essere stato, sul podio dei Giochi del 1968, testimone ed allo stesso tempo supporter della protesta degli sprinters americani Tommie Smith e John Carlos, che esibirono il loro famoso saluto in guanti neri contro l'ineguaglianza razziale rivolta verso la comunità afro-americana nella società statunitense, il saluto del "Potere Nero". Peter supportò la protesta dei velocisti neri nel corso della cerimonia di premiazione. Nella finale dei 200 metri Norman vinse l'argento in 20.06, tuttora record d'Australia, alle spalle di Smith che volò nel tempo mondiale di 19.83. Fu semifinalista ai Giochi del Commonwealth del 1962 sulle 220 yards. Quattro anni dopo a Kingston raggiunse i quarti di finale sulle 100 yards e fu ancora semifinalista sulle 220 yards. Disputò le sole Olimpiadi del Messico, ma portò a tre le sue partecipazioni ai Giochi del Commonwealth nell'edizione del 1970 di Edinburgo, dove fu quinto sui 200 metri. Fu cinque volte campione australiano sui 200 metri. Insegnante di professione, lavorò nel management sportivo e nel giornalismo televisivo". Nel programma del prossimo fine settimana alcune maratone che promettono cose particolarmente interessanti, a cominciare da quella di Amsterdam, di Reims, di Columbus, soprattutto di Pechino (che sarà valida anche come campionato d'Asia). In Venezuela, invece, il via e la conclusione dei Campionati Sudamericani giovanili. Marco Buccellato


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