Ingebrigtsen, tre vichinghi all'assalto

02 Agosto 2018

I fratelli norvegesi stanno risvegliando l'euromezzofondo. Scalpita il piccolo prodigio Jakob e chissà che agli Europei di Berlino non possa completare una storica tripletta nei 1500 con Henrik e Filip

di Giorgio Cimbrico

Prima dell’avvento della Famiglia di Sandnes, i due più grandi mezzofondisti norvegesi sono stati ottocentisti. Il primo è stato Audun Boysen, bronzo olimpico a Melbourne ’56, due volte sul podio europeo e in pista al Bislett, con il secondo tempo di sempre, 1:45.9, quando il belga Roger Moens, due decimi in meno, abbattè, dopo sedici anni, il rivoluzionario 1:46.6 di Rudolf Harbig. Audun mise a bilancio anche tre record del mondo sui 1000.

Il secondo è Vebjorn Rodal che fece dimenticare l’assenza di Wilson Kipketer, vincendo una finale olimpica superata per insieme di tempi soltanto da quella londinese di sei anni fa. Rodal corse in 1:42.58, il sudafricano Hezekiel Sepeng in 1:42.74, il kenyano Fred Onyancha  in 1:42.79 e Norberto Tellez, pur strapazzando il record cubano di Alberto Juantorena portandolo a 1:42.85, non andò sul podio.

Alla galleria vichinga va aggiunto Sondre Nordstad Moen, il primo maratoneta europeo a scendere, di dodici secondi, sotto le 2h06 grazie al magistero tecnico di Renato Canova. Con un nome del genere, ne ha modellati di campioni, l’allenatore torinese.

Agli 800 gli Ingebrigtsen (nome lungo, dodici lettere come Elena Vallortigara) hanno dedicato spiccioli del loro tempo. Sono soprattutto migliaroli e sia sulla distanza metrica che su quella imperiale stanno dando vita a una saga unica. Oggi il dato che non può che eccitare papà Gjert Arne, che li allena, e mamma Tone, è che il primogenito Henrik, classe 91, sia scivolato al terzo posto nelle graduatorie di casa: il suo 3:31.46 è stato superato da Filip, classe 1993, e da Jakob, il prodigio venuto al mondo il 19 settembre 2000, primo 17enne della storia ad aver varcato la soglia dei 4 minuti raccogliendo l’anno scorso l’applauso cordiale di Hayward Field, Eugene e disposto a sobbarcarsi a fatiche multiple – a volte esagerando - come agli Europei di Grosseto.

A Montecarlo una coppia di fratelli norvegesi alle spalle di una coppia di kenyani (Cheruyiot e Manangoi) sotto i 3:30: Filip 3:30.01 (sfortunato: con due centesimi in meno sarebbe diventato il sesto europeo sotto la barriera) Jakob 3:31.10, record europeo under 20 che va a raggiungere quelli sul miglio, 3:52.28, sui 5000, 13:20.78, e sui 3000 siepi, 8:26.81. Il baffuto Henrik, scavalcato sui 1500, tiene ancora la testa nel miglio, 3:50.72 (Filip 3:53.23) e sui 5000, 13:16.97 (Filip 13:30.48).

Viene da chiedersi quali saranno le scelte di Gjert e dei suoi figli agli Europei berlinesi. Puntare a una tripletta sui 1500 dopo aver spuntato gli artigli del finisseur ceko Jakub Holusa? O dirottare il veterano Henrik sui 5000 per consumare una rivincita? Due anni fa a Amsterdam, in fondo a una finale da Guinness dei primati, Ingebrigtsen I finì quarto a un centesimo dal trio che si divise le medaglie. Sul podio era salito nei 1500, terzo, vinti da Filip, completando così uno slam dei metalli a disposizione: campione a Helsinki 2012, secondo a Zurigo 2014. Quali siano le strategie, la collezione di medaglie si arricchirà. Con loro, l’euromezzofondo si è risvegliato.

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