Il Kenya corre contro la violenza

01 Luglio 2015

di Giorgio Cimbrico

Correre contro la violenza che attraversa il nordest del Kenya, resa anche più brutale dal traffico d’armi che supera senza difficoltà quei confini che nessuno sorveglia, quelle zone dove da sempre sono in azione i predoni somali. L’idea è di John Kelai e ha trovato l’aiuto e l’adesione di una dozzina di vecchi campioni: Paul Tergat, Tegla Loroupe, Ezekiel Kemboi, Douglas Wakiihuri sono i più famosi, disposti a questa lunga marcia di 22 giorni e di 836 chilometri in un Kenya molto diverso da quello frequentato dai – orribile parola – vacanzieri, un cammino dentro la più grande cicatrice della terra, la Rift Valley, dal lago Baringo (dove proprio Tergat ha visto la luce) al lago Bogoria, un regno di sale accecante dove i fenicotteri rosa hanno trovato uno dei loro ultimi perfetti habitat.

Chi è John Kelai e perché ha organizzato questa marcia di pace? E’ un buon maratoneta (con 2h09’09” in Kenya si è solo buoni maratoneti, non di più) che ha avuto il suo momento di gloria vincendo il titolo ai Giochi del Commonwealth di Delhi 2010 e ha disseminato la carriera di discreti successi a Enschede, Mumbai e Toronto. John, classe’76, ha avuto tre zii uccisi in faide tribali nel nord-est: il furto di bestiame è sempre stato praticato ma oggi è segnato da una violenza crescente e dal fuoco delle armi automatiche. In questa vasta zona, dove l’autorità centrale fatica ad agire, ha provato ad intervenire l’esercito ma la situazione non è migliorata: almeno 210.000 persone hanno lasciato i loro villaggi. “Vogliamo incoraggiare i giovani ad evitare la strada della violenza e delle peggiori tradizioni tribali”: è il manifesto di Kelai. I vecchi campioni partiranno da Lodwar il 15 luglio, assistiti dall’Aegis Trust, un’organizzazione britannica che lotta contro genocidi in tutto il mondo.



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