I ricordi di Sara Simeoni: “Noi, ragazzi di Roma ’74”

10 Novembre 2020

La gioia della leggenda dell’alto, bronzo agli Europei a 21 anni: “Sarà una grande opportunità per tutto il movimento, come è stata per me”. Il discobolo De Vincentis: “Esperienza favolosa che ora potranno vivere i giovani”

Felice e ottimista Sara Simeoni dopo aver ricevuto l’annuncio che gli Europei 2024 di atletica saranno a Roma, a cinquant’anni dall’edizione in cui vinse una delle sue prime medaglie internazionali. La regina del salto in alto, campionessa olimpica a Mosca ’80, conquistò il bronzo nella rassegna continentale del ’74 nella Capitale. “Sarà una grande opportunità per l’atletica italiana - commenta - e per tutti gli atleti, in particolare i giovani ma non solo. Come è stata un’occasione importante per me, nella mia carriera. Ero agli inizi, avevo 21 anni, e l’Olimpico era pieno di spettatori, con un tifo a tratti anche acceso. Il pubblico dalla mia parte fu una motivazione in più, visto che non mi aspettavo di salire sul podio. Nella squadra eravamo molto uniti, ricordo che nel tempo libero ci divertivamo a disegnare vignette che riassumevano le gare della giornata. C’era un lavoro corale di tutti, anche a livello organizzativo, per dare il massimo e per la buona riuscita dell’evento”. In questo particolare periodo, è una buona notizia che aiuta ad avere obiettivi futuri. “Potrà crescere l’intero movimento - prosegue Sara Simeoni, che attualmente è vicepresidente del Comitato Regionale FIDAL Veneto - e dobbiamo sentirci tutti coinvolti per riproporci in modo positivo: atleti, ma a maggior ragione tecnici e società, per migliorare sul territorio. Ho fiducia perché ho visto come in tanti si siano impegnati negli ultimi mesi, per portare avanti l’attività mettendosi a disposizione e rimboccandosi le maniche, in modo perfino commovente, e su questa scia si può continuare. Non è solo Roma, ma tutta l’Italia dell’atletica potrà dare il meglio di sé”.

Tra gli azzurri degli Europei di Roma ’74 c’era il discobolo Armando De Vincentis, settimo in quella finale. “Un’esperienza favolosa - ricorda il lanciatore ascolano, 48 presenze in Nazionale assoluta e due partecipazioni olimpiche in carriera - e quando si entra nello stadio in un grande evento, a maggior ragione in casa, si sente il cuore che batte forte. C’erano 60mila persone, addirittura con gente rimasta fuori alla cerimonia di apertura. Si viveva in uno stato di esaltazione e non era facile gestire le emozioni. Un pubblico numeroso, ma anche competente, con i valori dell’olimpismo e questa potrebbe essere l’occasione per riscoprirli. In quella squadra c’era un ricambio generazionale, con atleti che poi avrebbero vinto le Olimpiadi come Mennea e Simeoni, insieme a tanti altri campioni. E anche oggi stanno crescendo giovani interessanti, che ora avranno un grande stimolo e potranno essere protagonisti nel 2024, per tornare a sensibilizzare il mondo della scuola e a promuovere l’impiantistica sportiva”.

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