Hunt ancora mondiale, Lalli si ritira



Un pizzico di delusione c’è, inutile negarlo: il primo italiano a misurarsi in una finale in questi Mondiali, il molisano Andrea Lalli, non ha concluso la prova dei 10000 metri. Difficile capire esattamente cosa sia successo: il ragazzo stava girando sui ritmi prefissati, qualcosa meno sotto i 30 minuti, ossia l’andatura giusta per migliorare il suo personale sulla distanza (29:58.2 ad inizio stagione). Davanti, come al solito, stava facendo gara a sé il gruppo degli africani, ma anche questo fa parte del gioco. Poi, quasi improvvisamente, poco oltre metà gara, Lalli ha gettato la spugna e si è ritirato. Peccato, perché l’approccio alla gara sembrava essere quello giusto e le condizioni, dai lavori svolti alla vigilia, apparivano senz’altro buone. La vittoria è andata all’etiope Ibrahim Jeilan Gashu, che ha preceduto in volata (28:53.29) il kenyano Joseph Ebuya (28:53.46) e il rappresentante del Bahrein, anch’egli nato in Kenya, Aadam Ismaeel Khamis (28:54.30). HUNT LANCIA ANCORA PIU’ LONTANO Dopo il 66.35 delle qualificazioni, l’estone Margus Hunt – un talento curato in questi anni dal campione baltico Aleksander Tammert – ha nuovamente migliorato nella finale di stasera il primato mondiale del disco (attrezzo da 1.75kg): prima 66.68 al quarto lancio, poi 67.32 nel turno conclusivo, ormai sicuro che nessuno più avrebbe potuto insidiare la sua medaglia d’oro. Alle spalle del colosso estone, l’iraniano Mohammad Samimi, capace di battere il primato nazionale con 63.00 all’ultimo lancio: Samimi, prima di entrare in pedana, era ancora quarto, ma ha scalato la classifica, superando il tedesco Martin Wierig (62.17). E qui c’è da ricordare che l’Iran aveva vinto addirittura l’oro due anni fa a Grosseto con il sorprendente Ehsan Addadi. MARTA BRAVA COMUNQUE Approdare alla finale dei 400 metri sarebbe stato un sogno e i sogni, spesso, restano tali: ma bisogna dire che Marta Milani ha fatto una dignitosissima figura nelle semifinali del giro di pista, arrivando sesta con 54.83 (non lontanissimo dal suo personale, 54.49 in questa stagione). Continua a non mancare un colpo la gazzella sudanese Nawal El Jack, campionessa mondiale U.18 l’anno scorso, che ha vinto proprio la semifinale nella quale era presente l’azzurra: 51.84 il tempo dell’atleta africana. Ha fatto meglio, sotto il profilo cronometrico, la giamaicana Sonitha Sutherland nella terza semifinale (51.67): ma, anche se la caraibica continua ad essere la capolista stagionale della categoria con il suo 51.13, coltiviamo più di un sospetto che nella corsa al titolo Nawal El Jack sarà la donna da battere. Intanto procede anche la prova maschile, una competizione di altissimo livello per questa fascia di età: per essere sicuri della qualificazione si è dovuto correre molto vicino ai 46 secondi e l’ultimo ripescaggio per la finale è arrivato solo a 46.68 e in 15 hanno complessivamente corso sotto i 47 secondi nel turno di semifinale. Davvero risultati importanti: anche se, viene in mente, con il 46.47 dello scorso anno – attuale primato italiano juniores - il nostro Claudio Licciardello avrebbe potuto dire la sua in un contesto di tal valore. Tornando all’attualità, un terzetto di favoriti sembra staccarsi su tutti: il britannico Rooney (46.01 in semifinale, ma 45.35 in stagione), il giapponese Kanemaru (46.04 oggi e 45.41 di personale) e il belga Jonathan Borlée, il quale ha visto eliminato in semifinale il gemello Kevin, ma ha comunque messo a segno un altro miglioramento personale, scendendo a 46.08. Ai 400m piani ha invece rinunciato la giamaicana Kaliese Spencer (già vista diverse volte nei meeting italiani), che pure poteva ambire al podio: la caraibica si è invece schierata nella prova ad ostacoli e domani contenderà probabilmente la medaglia d’oro alla statunitense Nicole Leach. Le due fuoriclasse della categoria hanno in pratica rivaleggiato a distanza nelle semifinali, vincendo le rispettive prove con tempi analoghi: 56.10 la Leach e 56.11 la Spencer. L’EUROPA DOMINA LA VELOCITA’ Americani e caraibici battuti nelle finali dei 100 metri: per lo sprint europeo una bella iniezione di fiducia. Risultati non folgoranti, ma una bava di vento contrario e anche una robusta dose di umidità hanno evidentemente impedito di andare più forte. In campo maschile ha trionfato il britannico Harry Aikines-Aryeetey, già due volte campione mondiale U.18 (100/200m) lo scorso anno a Marrakech: non farà i 200, ma si è accontentato di precedere in 10.37 (-0.5) il canadese Justyn Warner (10.39) e il giamaicano Yohan Blake (10.42). Nel serrato arrivo della finale, è rimasto fuori dal podio per 1/100 di secondo l’altro giamaicano Remaldo Rose, che non ha così replicato il bronzo già vinto sulla distanza nella precedente edizione di Grosseto 2004. Quinto, ma sempre a 10.43, la speranza dei padroni di casa, Liang Jiahong: in ogni caso il primo cinese nella storia a raggiungere una finale dei 100 metri. Nella gara femminile, agevole successo della bulgara Naimova (11.28 con -0.8 di vento): già nelle semifinali di ieri era quella che aveva destato l’attenzione dei più per lo stile di corsa elegante e fruttuoso. Anche qui infilzate le sprinter d’Oltre Atlantico: seconda la statunitense Gabby Mayo (11.42) e terza la giamaicana carrie Russell (11.42). Lontana dal podio l’altra americana Alexandria Anderson, che era stata la più veloce in entrambi i turni eliminatori. Sopresa nel lungo: il favorito della viglia, Zhang Xiaoyi stava controllando la situazione al termine del quarto turno di salti, con un buon 7.86 (+0.3), ed invece alla fine dei giochi si è ritrovato solo sul terzo gradino del podio. Al quinto salto il 17enne cinese si è visto superato prima dall’americano Antone “Tone” Belt con 7.95 (0.0 e nuovo personale per lo studente di Louisville) e quindi, anche dall’australiano Robert Crowther, che è andato a vincere con un balzo di 8.00 (+0.3). Una confermas della tradizione dei Wallabies in questa specialità: a Grosseto 2004 gli australiani avevano piazzato due ragazzi, Thornell e Noffke, rispettivamente al terzo e al quarto posto della finale vinta dall’azzurro Andrew Howe. PEZZI D’ITALIA Magari ai più sarà sfuggito, ma a Pechino ci sono ragazzi che non vestono la maglia azzurra, ma hanno ugualmente l’Italia nel cuore. Avevamo notato ieri nelle semifinali dei 100 metri maschili un marcantonio canadese di nome Oluseyi Smith: beh, nel giro dell’atletica capitolina questo ragazzone è abbastanza popolare, perché viene sì da Ottawa, ma a Roma ha vissuto e gareggiato, difendendo i colori del locale Cus negli ultimi due anni, durante il soggiorno del papà, che di mestiere fa il diplomatico. Ma il mondo è piccolo e un altro caso si verifica oggi, nella finale del martello femminile: la quarta classificata, la moldava Zalina Marghiev da Chisinau ha raggiunto quest’anno a Roma la famiglia, che risiede da tempo nella Capitale. Zalina, come la sorella maggiore Marina, lei pure martellista di livello internazionale, gareggia normalmente per l’AS Roma G. Castello. Per la cronaca, la 18enne Zalina ha lanciato l’attrezzo alla rispettabile misura di 63.24, mancando il bronzo solo all’ultimo turno per mano della cinese Hao: davanti alla ragazza della Moldova sono arrivate la romena Bianca Perie (67.38), la russa Bulgakova (65.73) e appunto la cinese che le soffiato il podio con un 64.26 conclusivo. La Perie è quindi è stata cronologicamente la prima campionessa U.18 di Marrakech a confermare il titolo a Pechino: pochi minuti dopo c’è riuscito, come abbiamo visto, anche Harry Aikines-Aryeteey sui 100 metri. Ma la Moldova ha messo in mostra oggi pomeriggio un’altra atleta da medaglia: la mezzofondista Olga Cristea ha infatti segnato il miglior tempo delle tre semifinali degli 800 metri (2:04.76) e ora si propone come una delle favorite al titolo iridato. La finale è in programma venerdì, alle 18.55. MANSOOR INSISTE Abbiamo raccontato ieri le vicende di un peperino kenyano stanziato in Bahrein, Ali Belal Mansoor: dopo la finale dei 1500 metri ha raggiunto comodamente anche quella degli 800m, superando le semifinali oggi pomeriggio (secondo nella terza con un eccellente 1:47.54). Superare la concorrenza non sarà agevole, ma siamo abbastanza convinti che Ali riuscirà nell’impresa: la prima doppietta 800/1500m nella storia dei Mondiali juniores. File allegati:
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