Grandi atleti per Volere Volare Valori

11 Settembre 2014

Oggi a Roma Simeoni, Baldini, Trost, Donato, Vizzoni, Ottoz e Frinolli per parlare di atletica e futuro

A 24 ore dal Mennea Day grandi campioni di ieri e di oggi si sono ritrovati a Roma per parlare di atletica di futuro. Questa mattina, presso il salone d’onore del CONI si è svolta la tavola rotonda organizzata dall’Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo e FIDAL in collaborazione con CONI, Fiamme Gialle ed il Consorzio Stabile MILES-S.I. “Volere Volare Valori Atletica, Ieri, Oggi, Domani” il titolo dell’incontro, un argomento di stretta attualità come sottolineato dal presidente del CONI Giovanni Malagò. “Valori! Il tema è più che mai d’attualità. Se esiste una madre dello sport questa è l’atletica, gli altri sport ne sono i figli e i nipoti. Per questo tutti ci aspettiamo che sia un faro anche dal punto di vista dei valori. Se l’atletica è messa in discussione noi tutti ci sentiamo violati doppiamente, e la ferita è più dolorosa. Siamo garantisti, ma saremo impietosi su chi ha tradito i nostri valori e questo più che mai quando si parla di atletica leggera. Se parliamo di sport l’Italia è grande nel mondo. Non lo siamo per quanto riguarda la cultura sportiva e su questo stiamo lavorando”. Sullo stesso tema oltre che sugli sviluppi della positività di Alex Schwazer anche l’intervento del presidente della FIDAL Alfio Giomi: "Decine di migliaia di persone lavorano sul campo tutti i giorni, con passione e integrità morale. Noi vogliamo e dobbiamo difenderle. L'atletica è onesta e portatrice di valori" (La dichiarazione completa è leggibile a questo LINK).  

Il presidente del CIP Luca Pancalli: “Dobbiamo continuare a metterci in discussione sia come movimento che personalmente come dirigenti. È necessario se vogliamo cambiare il paese. Ricordiamoci che lo sport è uno strumento potente di politica sociale, sanitaria, economica e di crescita del territorio. Se penso a un impianto di atletica so che non può avere una redditività paragonabile a quella di altri impianti sportivi, ma ne ha una educativa, culturale, pedagogica fortissima che deve pesare nel momento di decidere un investimento”. Continua Pancalli: “Il presidente Giomi ha compreso benissimo e prima degli altri che l'atletica paralimpica è parte dell’atletica. E la più autentica rappresentazione del nostro scopo è stata evidente quest’estate quando Assunta Legnante ha saputo rimettersi in gioco e tornare a vincere da atleta paralimpica”. 

Sempre ai dirigenti è rivolto l’intervento del vice presidente della FIDAL Vincenzo Parrinello: “Anni fa per fare il dirigente nell’atletica bastava l’umiltà e la passione, qualità indispensabili anche oggi cui dobbiamo però aggiungere la volontà di mettersi in discussione, di accettare nuove sfide, di rinnovarsi. Solo così vinceremo le sfide che ci propone questo millennio.

Dobbiamo meritarci l’atletica”. 

Il presidente ANSMES Luigi Ramponi: “L’Italia da sempre si distingue nel panorama sportivo mondiale. L’Italia dell’atletica ha dimostrato in più occasioni il grande pregio di non dimenticare il proprio passato e le proprie radici. È importante ricordare quello che abbiamo saputo conquistare, ma non adagiamoci sui fasti del passato. Dobbiamo saper guardare al futuro”. 

Il direttore tecnico organizzativo Massimo Magnani: "Stiamo lavorando affinchè i nostri atleti possano crescere a livello tecnico e prestativo ma anche perchè diventino competitivia a livello internazionale negli appuntamenti che contano. Abbiamo individualità che hanno le qualità giuste, anche a livello di personalità, e vogliamo farli crescere creando le giuste condizioni".

Ai grandi campioni del passato è stato chiesto di dare indirizzo ai giovani che sognano la grande atletica. L’Olimpionica del salto in alto Sara Simeoni:“Il mio primo pensiero va sempre ai ragazzi, perché possano crescere come meritano e soprattutto perché non si pongano limiti. Devono imparare a saper guardare più in là, per prima cosa oltre i confini nazionali. Devono sapersi metter in discussione e andare oltre le asticelle che a volte siamo noi stessi a crearci”. 

Ecco invece quello di Stefano Baldini, oro Olimpico nella maratona di Atene 2004 e attuale Direttore tecnico del settore giovanile. “Non ricordo di aver fatto fatica o sacrifici nella mia carriera. Mai. Mi sono sempre divertito, non avrei voluto fare nient’altro. Ai ragazzi dico: non perdete tempo, quello che potete vivere oggi è una parentesi di vita che ricorderete sempre con immenso piacere. Se è la vostra passione vivetela fino in fondo”.  Baldini aggiunge poi un ricordo personale: “Quando Gelindo Bordin vinse l’Olimpiade di Seul 1988 io avevo 17anni, ero allievo e facevo parte del Club Italia. Quella mattina presto in particolare avevo una gara e guardavo la maratona olimpica in televisione. Ricordo che durante gli ultimi chilometri di Bordin il mio allenatore dell’epoca, il mio primo tecnico, mi telefonò e mi disse «Stefano, ricordati di questo momento perché un giorno lo vivrai anche tu». Già immaginava il mio futuro. A 20 anni poi mi ha lasciato sotto la guida del prof. Gigliotti, ed è andata com’è andata”. 

Nicola Vizzoni: “Se lo puoi sognare lo puoi fare, questo è sempre stato il mio motto. Io faccio atletica da 25 anni e ho tanti sogni. Qualcuno l’ho realizzato, altri li voglio realizzare. Fra i ricordi più forti della mia carriera c’è l’espressione del mio allenatore all’Olimpiade di Sidney prima del terzo lancio di finale. Ero nono, primo escluso dagli otto. Andando in pedana avrei voluto spaccare il mondo, ma sentivo anche la pressione di sapere che un nullo avrebbe fatto finire tutto lì. Mi girai verso il mio allenatore, che mi guardava quasi spazientito. Non dovevo fare niente di speciale, quel gesto lo avevo compiuto correttamente migliaia di volte in allenamento.

Realizzai la misura che mi portò sul podio, vinse Szymon Ziółkowski che ho ritrovato una settimana fa a Rieti. Poi i ricordi sono sfocati. Non so se hanno suonato l’inno polacco,mi dicono di sì ma io vedevo solo la medaglia. C’erano 120mila persone ma io sentivo il silenzio”. 

Fabrizio Donato: “Ai ragazzi dico di seguire l’istinto e che l’atletica è gioia, non sacrifici. Nulla mi è mai pesata, fare l’atleta era il mio sogno e l’ho realizzato. A 38 anni sono proiettato all’Olimpiade di Rio, con un grande sogno nel cuore: diventare un giorno il capitano della Nazionale. Purtroppo – ride l’azzurro – il mio compagno di squadra Nicola Vizzoni non molla e la fascia resta a lui”. 

Alessia Trost: “Avrei voluto lasciare il segno in questa stagione ma io e il mio allenatore non abbiamo raccolto i frutti di quanto seminato. Vedo nel giro della Nazionale tanti atleti disposti ad aprire i propri orizzonti, con voglia di fare esperienza all’estero insieme ai proprio tecnici. C’è sempre più voglia di confrontarsi, aprirsi, crescere insieme e questo è più che positivo”. 

Eddy Ottoz: “Nel 1969 mi ero già ritirato ma mio suocero mi convinse a partecipare a una gara di 200hs. Arrivai quinto, e mi arrabbiai talmente tanto che chiamai mia moglie dicendole che partivo per Formia per allenarmi e che sarei tornato a settembre. Quell’anno vinsi gli Europei e in finale David Hemery fece una partenza falsa che fu attribuita a me. Io non mi scomposi, ma Hemery andò dal giudice a protestare: con un coraggio e una dignità che all’epoca erano comuni. L’etica è una parte fondamentale dell’atletica, ricordiamolo”.  

Roberto Frinolli: “Sono stato felice dell’incontro avuto ieri dal presidente Giomi con il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini, e spero che sia preambolo per un forte rilancio dell’atletica a scuola. I Giochi Sportivi Studenteschi per esempio sono un momento fondamentale, spesso il primo momento in cui un ragazzo approccia il nostro sport. Io ricordo li ricordo ancora come una delle esperienze più forti della mia vita e spero che tornino ad alimentare il serbatoio dell’atletica”.

Il giornalista ed ex mezzofondista Franco Fava, a 24 ore dal Mennea Day riporta l’attenzione sui valori che hanno reso grande il campione di Barletta: “Ho avuto la fortuna di poter condividere alcuni anni con Pietro Mennea e conservo un ricordo nitido di come viveva il suo essere atleta: nelle sue giornate esistevano solo l’allenamento, il sonno e i pasti. Aveva sposato in modo totale il concetto di agonismo, una scelta di vita che per me è sempre stata un punto di riferimento”.

Il giornalista Valerio Piccioni:“Dobbiamo fare la guerra ai fantasmi del doping e della disonestà che attaccano il movimento. Pulendo il campo da ombre e dubbi l’atletica ha potenzialità strepitose. Io da giornalista, organizzatore, podista amatoriale ne sono profondamente convinto: perché l’atletica è bella”.

a.c.s.

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