Gatlin: "Il primo passo verso l'oro iridato"



La grande sfida non si è vista: Asafa Powell è rimasto in tribuna, afflitto da quel persistente dolore all’inguine che a questo punto pone fosche nubi anche sui suoi sogni iridati. Justin Gatlin, l’olimpionico, si è invece regolarmente presentato al via e ha svolto diligentemente il suo compito. Un altro atleta rispetto a quello balbettante di Losanna: 9.96 e un’impressione di superiorità sugli avversari che lo pone decisamente in prima linea fra i pretendenti all’oro di Helsinki. Dopo la gara Gatlin ha fatto il “giro delle sette chiese”, nel senso che non ha rifiutato alcuna intervista, con televisioni, radio, siti Internet, carta stampata. Una dimostrazione di cortesia che lo ha eletto a beniamino del pubblico romano: “La pista dell’Olimpico non è velocissima, ma sono molto contento di avere onorato questa gara con una vittoria e un risultato che in fin dei conti non mi pare male. Quando si corre sotto i 10 secondi è sempre un tempo importante, di questo sono convinto. Poi tengo particolarmente alle gare della Golden League, voglio vincerne il più possibile per arrivare bello carico a Helsinki”. La gara di Roma per l’olimpionico americano è stato un test fondamentale sulla via dei Mondiali: “Ho capito che devo lavorare molto sulla partenza, nella quale sicuramente Powell mi è superiore. E’ nella prima parte che posso limare centesimi alle mie prestazioni, sul lanciato credo di essere a posto. Mi è sinceramente spiaciuto non aver potuto affrontare Powell su questa pista, ma non mancheranno occasioni per confrontarci”. Tra le migliori prestazioni tecniche spicca quella di Saif Saaeed Shaheen nei 3000 siepi. Una vittoria condita dalla miglior prestazione mondiale stagionale e con il brivido dell’ultimo giro con la rimonta su Koech completata solamente sul traguardo. Visto com’è andata la gara, verrebbe da pensare che la partita per l’oro mondiale sia tra loro: “Io non ne sarei così sicuro – risponde il primatista mondiale qataregno – Koech non è l’unico rivale, anche perché i keniani sono soliti correre di squadra, quindi sarà più difficile di quanto si pensi vincere il Mondiale. Anche Boulami, che pure è finito piuttosto staccato, non lo darei per spacciato”. A dispetto del grande tempo, Shaheen appariva piuttosto contrariato: “Sì, sono un po’ deluso per come sono andate le cose. La prima lepre ha mollato troppo presto, la seconda ha dovuto spremersi più del previsto così abbiamo perso qualcosa nella tabella dei tempi prestabilita. Quando Koech ha attaccato non mi sono impressionato oltremisura, sapevo di poterlo riprendere, ma con una condotta di gara più accorta ci avremmo potuto guadagnare tutti e due”. Nella foto: Gatlin e Zakari in gara (foto Omega/Fidal)

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