Euroindoor: settimo Randazzo, ottavo Bouih

04 Marzo 2017

A Belgrado, il lunghista siciliano atterra a 7,77. Nella finale tattica dei 1500 metri, il giovane mezzofondista chiude in 3:47.95.

di Marco Sicari

L'Europeo di Filippo Randazzo, poco meno di 21 anni, promessa catanese del salto in lungo, all'esordio in maglia aazzurra, si chiude con il settimo posto continentale (la sua miglior misura è 7,77). Traguardo che alla vigilia avrebbe fatto felice il ragazzo di San Cono, e che oggi - va detto - è tutt'altro che da disprezzare. La serie di salti dell'italiano (7,33; N; 7,77; N; N; 7,60) manca dell'acuto riuscito, per fare l'esempio più eclatante, all'albanese Izmir Smajlai, oro con 8,08 nell'ultimo dei suoi sei tentativi, a pareggiare la stessa misura realizzata in precedenza dallo svedese Torneus. A decidere è il secondo miglior salto di Smajlai, 8,02. Il bronzo finisce al collo dell'ucraino Nykyforov, battuto di un solo centimetro (8,07), per quello che è, metaforicamente, un arrivo davvero al photofinish (tre medaglie in un centimetro). “Non sono riuscito a giocarmela come avrei voluto - le parole di Randazzo - ma la qualificazione di ieri mi ha tolto molte energie, sono arrivato stanco. Però è il primo Europeo, sono andato in finale e devo essere contento. Peccato non aver potuto preparare gli Europei al meglio, visto che il minimo è arrivato all’ultima gara, però sono comunque soddisfatto. Ora spero di lavorare bene in primavera e voglio preparare una bella stagione all’aperto, conservo questa esperienza che mi sarà molto utile”.

La finale dei 1500 metri è la classica prova tattica da campionato. Yassin Bouih, al primo vero impegno internazionale da "grande", legge bene le carte degli avversari per almeno due terzi di corsa, dicretamente piazzato nella parte anteriore del plotoncino. Ma nel finale, quando è il momento della verità, ad emergere sono gli atleti dotati di quelle caratteristiche che l'azzurro sembra dover ancora coltivare. L'oro va a Marcin Lewandoski, il 29enne polacco che ha costtruito negli anni una solida reputazione da protagonista nei finali di corsa (3:44.82 il tempo del suo successo); argento e bronzo a due giovanissimi, il 20enne svedese Kalle Berglund (3:45.56) e il 21enne ceco Filip Sasinek (3:45.89). Bouih termina all'ottavo posto in 3:47.95, ed è nei fatti il primo finalista dell'Europeo targato Italia: “Sono venuto qui come outsider, volevo conquistare la finale e ce l’ho fatta. Una volta entrato, ho voluto godermi ogni attimo di quelle emozioni perché è stata una cosa fantastica. Spero di provarne tante altre e che sia solo un inizio. Si comincia da otto, mi auguro di andare avanti, più prima che poi”.

Niente da fare per Michael Tumi nelle semifinali dei 60 metri. Lo sprinter azzurro corre una brutta prova e perde l'appuntamento con il turno per le medaglie, terminando al settimo posto con un 6.72 senza appello. L'azzurro è indietro fin dallo sparo, e con ogni probabilità, la necessità di dover risalire la corrente lo porta a contrarsi oltremisura. La soglia dell'accesso alla finale è poco più in là, a 6.66, il tempo realizzato dallo svedese Rose. E' un turno complessivamente mediocre, se è vero che basta (nell'altra semifinale) un normalissimo 6.72 per guadagnare la promozione. Come da pronostico, il miglior crono è del britannico Richard Kilty, 6.58, un centesimo meglio del 6.59 realizzato dal connazionale Etienne. In finale, tre britannici contro tre... svedesi (una novità assoluta). “Ho sbagliato la gara ed è un peccato - commenta Tumi - stavo bene ma ho voluto metterla troppo sull’intensità. L’uscita dai blocchi era anche buona, poi non sono riuscito ad aprirmi come in batteria, dove paradossalmente sono andato al risparmio e ho corso più veloce. Forse aver gareggiato poco negli ultimi anni, a causa degli infortuni, mi ha fatto perdere gli automatismi consolidati, ma spero di ritrovarli perché fisicamente mi sento bene. Mi aspettavo di poter lottare per un piazzamento a ridosso del podio, credevo che fosse alla portata. Ci rivediamo all’aperto sui 100 metri”.

Il peso, per sua stessa ammissione, non è il pezzo forte di Simone Cairoli (PB 12,90). Il lombardo - dopo le belle prove sui 60 e nel lungo - stavolta deve accontentarsi del ruolo di fanalino di coda. Il suo 12,21 d'apertura vale solo 619 punti e in classifica generale lo zavorra all'undicesimo posto (2434 punti). Al comando con 2675 punti c'è l'argento olimpico del decathlon Kevin Mayer, autore di un 15,66 (830) nel peso vinto dal montenegrino Darko Pesic con 16,08 (856). L'azzurro, però, si rifa nell'alto dove salta 2,04 e guadagna 840 punti. Dopo 4 prove, è decimo con 3274 punti (7.04, 7,55 PB, 12,21, 2,04) nella classifica generale guidata saldamente dal francese Mayer (3571).

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Yassin Bouih (foto Colombo/FIDAL)


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