Donato: "Un 2010 per tornare a saltare"



Un 2009 iniziato alla grande, con un titolo europeo indoor lungo 17 metri e 59 centimetri. Nuovo record italiano assoluto che fa il paio con il 17,60 del suo primato outdoor (Milano, 7 giugno 2000) e, soprattutto, la migliore prestazione mondiale al coperto della stagione. Un bel biglietto da visita nell'anno dei Mondiali di Berlino dove Fabrizio Donato si è comunque presentato, nonostante il fardello di sfortuna che anche stavolta non ha risparmiato l'azzurro sulla scena internazionale. "L'oro degli Euroindoor di Torino è stato il massimo - racconta oggi il triplista delle Fiamme Gialle - Mi sentivo un leone con al collo la mia prima vera medaglia importante. Anche se, come ho già detto, ancora oggi non la guardo come un punto di arrivo, perché a 33 anni non mi sento affatto un atleta finito. E' stato un trampolino di lancio. Poi, purtroppo, l'infortunio al pettorale sinistro ha trasformato quel momento magico nel più brutto nella mia vita".  

E come va adesso?
"Ho recuperato al 99 per cento. Dopo Berlino mi sono fermato tre settimane per curarmi come si doveva. Poi, il 7 settembre ho ripreso a testa bassa la preparazione sotto la guida del mio tecnico Roberto Pericoli. Vedevo gli altri che ancora gareggiavano ed io ad allenarmi a Castelporziano pensando già alla nuova stagione. Questa per me è la decima settimana di allenamento. Non è stato affatto facile perchè è stato quasi come ricominciare da zero. Ho faticato non poco per ritrovare certe sensazioni. Il mio corpo quasi non riconosceva più il movimento. Poi, da un mese a questa parte, le cose hanno ricominciato a girare meglio. Ci siamo concentrati sulla fluidità di movimento delle braccia, con tre settimane di lavoro sulla parte superiore. Poi forza, velocità e tecnica, le tre componenti su cui bisogna costruire il giusto equilibrio per saltare lontano".

Da dove vuole ricominciare Fabrizio Donato nel 2010? E a cosa punta nell'anno degli Europei di Barcellona dove ad attenderlo ci saranno i migliori specialisti al mondo come l'iridato Idowu e il portoghese Evora?
"Ho voglia di saltare. Riparto subito dalle indoor. Penso con due gare all'estero, magari a fine gennaio al meeting di Karlsruhe, su una pedana che già conosco bene. Poi i Campionati Italiani ad Ancona e i Mondiali a Doha. A Barcellona ci penso. La cosa più importante sarà arrivare al top della condizione per quel giorno. Non sarà facile, gli avversari che mi aspettano sono atleti molto forti, ma se sarò lì al meglio di me conto di potermela giocare con tutti. Nuovi record? Mi ricordo bene i salti dei miei primati e, con il giusto stato di forma, so cosa fare per tentare di migliorarli ancora un po'".

A Berlino non eri da solo. In azzurro con te anche un altro Fabrizio, Schembri che quest'anno ha fatto un bel salto di qualità, e un giovane di belle speranze come Daniele Greco che un titolo europeo nel 2009 l'ha vinto pure lui e che ti ha già soffiato qualche record. Come li vedi?   
"Penso che per l'Italia avere tre triplisti di questo livello sia davvero una gran cosa. Quest'anno mi dispiace che l'infortunio mi abbia tolto anche la possibilità di confrontarci tutti insieme. Penso che sarebbe stato un bello spettacolo. E' vero che in pedana siamo avversari, ma fuori tra di noi c'è un bel rapporto che va oltre l'aspetto sportivo. Di Fabrizio e Daniele, che in questi giorni si sta allenando con me qui a Castelporziano, apprezzo soprattutto la semplicità e il senso di umilità che entrambi possiedono. Ripensando ai Mondiali, invece, forse è stata la prima volta in cui mi sono sopravvalutato. Ero convinto di poter saltare. Gli ultimi allenamenti non erano andati male e anche se la medaglia sarebbe stata comunque lontana, la forza e i bei ricordi di Torino mi avevano dato la spinta per sperare almeno nella finale".

Contro gli avversari bisogna saltare e contro la sfortuna?
"Mia moglie Patrizia - commenta sorridendo - ha detto che vuole portarmi a Lourdes! Nonostante i precedenti, io non ci credo alla sfortuna e ritengo che non abbia nemmeno molto senso lamentarsi e cercare scuse nei momenti di difficoltà. La vera sfortuna è quella di chi ha problemi realemente seri. So solo che mia figlia Greta che adesso ha capito che suo padre con la sabbia non ci gioca, qualche giorno fa mi ha chiesto "Papà, quand'è che la vinci un'altra medaglia?" Le ho risposto: "Presto, spero..."."

a.g.

Nella foto, Fabrizio Donato agli Euroindoor di Torino (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)



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