Cuthbert, addio alla Golden Girl

07 Agosto 2017

All’età di 79 anni è scomparsa la velocista australiana che vinse tre ori nel 1956 ai Giochi di Melbourne: 100, 200 e 4x100, per diventare poi nel ’64 la prima campionessa olimpica dei 400 metri

di Giorgio Cimbrico

Per tutti Betty Cuthbert era Golden Girl: capelli ricciuti biondi su una faccia allegra che poteva essere solo australiana, magari con radici irlandesi. Ma aveva meritato anche il nome di una rosa e a Ermington, nei sobborghi di Sydney, dove forte è l’amore per la rugby league e le australian rules, decisero che era il caso di chiamare come Betty la loro avenue più importante.

Chissà se ricordava tutte queste cose: i lunghi anni passati nel progredire della sclerosi, della demenza, l’avevano spenta. Ma sua sorella sosteneva che, a ogni visita, nella casa di Perth dove si era spostata dal nuovo Galles del Sud, non mancava di mormorarle: “Non pensare che abbia dimenticato chi sei, Midge”. E Midge si commuoveva pensando alla vitalità di quella sorella che esplodeva come quando il mercurio straborda e schizza in ogni direzione se il termometro cade e va in pezzi.

Betty era del ’38 e così aveva poco più di 60 anni quando i Giochi tornarono in Australia, a Sydney: la malattia l’aveva già segnata e sfilò in compagnia delle glorie giallo-verdi su una carrozzella, sospinta da Raelene Boyle. Ebbe grandi applausi perché, specie per i più anziani, incarnava uno dei simboli della nuova Australia, avviata verso una sempre più decisa autonomia dalla madre patria.

Nel’ 56 a Melbourne, il paese dell’emu e dell’opossum, come dice una vecchia canzoncina, doveva difendere i titoli dei 100 e dei 200 conquistati a Helsinki da Marjorie Jackson, detta the smiling, la sorridente, che, per una delle premiazioni, ebbe in sorte Advance Australia Fair e non God save the Queen. Non è mai stato noto chi cambiò il disco sul piatto.

Quei titoli vennero difesi da Betty che, dopo la défaillance di Shirley Strickland, vinse i 100 in 11.5, due decimi sulla tedesca Christa Stubnick e sull’altra australiana Merlene Matthews. Nei 200, stesso ordine d’arrivo ma con margine più ampio: 23.4 per lei, tre decimi di più chi le stava più o meno nei pressi. La settimana delle settimane al Cricket Ground venne chiusa con il trionfo della 4x100: 44.5, record mondiale.

Già così Betty era entrata tra le grandissime, ma otto anni più tardi, dopo la delusione di Roma, fece anche di meglio diventando a Tokyo la prima campionessa olimpica dei neonati 400 piegando la britannica Ann Packer e trasformandosi nell’unica della storia ad aver allineato i titoli di tutte le gare che finiscono sotto l’etichetta dello sprint, dal bruciante al prolungato.

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