Chiusura in chiaroscuro, staffetta 4x100 sesta



Due ori e un bronzo. Questo è il bilancio della spedizione italiana a Goteborg. Al di là degli acuti, la squadra azzurra ha mostrato rispetto al recente passato una crescita media ma anche molti cedimenti. La domenica conclusiva è stata in questo senso esemplare, con un buon numero di occasioni per arricchire il podio azzurro tutte fallite, per una ragione o per l’altra. Si sperava ad esempio in Andrea Longo dopo la bella impressione lasciata nella semifinale degli 800, e il padovano ha provato a giocare le sue carte ma stavolta non ha mostrato la stessa sagacia tattica mostrata nel turno precedente. E’ stata una prova con passaggio lento e questo si sapeva anche se il lettone Milkevits, sapendo di avere minori chances, ha provato a ravvivare l’andatura. Longo è rimasto coperto alla corda anche quando ai 550 gli altri si sono fatti avanti, si è tirato fuori all’imbocco nel rettilineo conclusivo ma è stato costretto quasi a sprintare partendo da fermo. Il padovano ha provato a tenere, ma si è visto subito che non ne aveva abbastanza. Il titolo è andato all’olandese Bram Som, che d’altronde era stato tra i migliori europei per tutta la stagione, in 1:46.56 davanti al lussemburghese Fiegen (1:46:59) e al britannico Ellis (1:46.64) che da quel che si è visto senza avere blocchi nel gruppo in volata era quello che ne aveva di più. La medaglia mancata negli 800 poteva arrivare dalla staffetta veloce, soprattutto vedendo il tempo finale della Gran Bretagna, 38.91. I ragazzi azzurri hanno però pregiudicato tutto già nel primo cambio quando Anceschi è partito in grande anticipo dovendo praticamente fermarsi. Il resto della gara ha visto il quartetto italiano ormai lontano dalla lotta per le medaglie e mai come questa volta il rammarico è grande. Argento alla Polonia in 39.05, bronzo alla Francia in 39.07. La gara di Gibilisco nell’asta è durata praticamente un solo salto, a 5,50 dove aveva mostrato ottimi margini. Poi l’errore a 5,65 lo ha condizionato, ha provato successivamente a 5,70 e a 5,75 per riagguantare in extremis un podio ma non era certamente il Gibilisco di Parigi o Atene, penalizzato forse, ma questo vale anche per gli altri, dal vento e dalla pioggia. Sicuramente il clima ha ridotto la qualità tecnica della prova: l’israeliano Averbukh si è riconfermato sul tetto europeo con 5,70 davanti alla coppia Lobinger (Ger)-Mesninl (Fra) con 5,65. Un’altra occasione mancata. Rapidamente gli altri titoli assegnati nell’ultima giornata: la 4x100 femminile è andata in 42.71 alla Russia, che nei 1500 femminile ha fatto addirittura tripletta con la Tomashova (3:56.91, ottimo tempo) davanti a Chizhenko e Soboleva. Russe prime anche nella 4x400 in 3:25.12 e nel lungo femminile con la Kolchanova (notevole il suo 6,93). Nel giavellotto femminile titolo alla tedesca Nerius, riscattatasi dopo la delusione di Helsinki 2005, in 65,82, con il bronzo andato alla spagnola Chilla in 61,98 e questo la dice lunga dell’occasione persa da Zahra Bani, nona con 57,91, misura per lei trascurabile. Nei 5000 vittoria alla Spagna con Espana (il gioco di parole non è voluto) in 13:44.70, nella 4x400 scontato successo francese (con l'oro individuale Raquil e il bronzo Dijone) in 3:01.10 Nel medagliere finale dominio della Russia con 32 presenze sul podio di cui 11 sul gradino più alto. L’Italia, grazie a Howe, Baldini e la Rigaudo è nona, sicuramente meglio rispetto ai Mondiali di Helsinki 2005, ma c’è ancora tanto da fare per tornare pienamente competitivi. Attenzione però: anche altre Nazioni più blasonate sono in crisi. Senza il titolo nella 4x100, la Gran Bretagna sarebbe rimasta a secco… Gabriele Gentili File allegati:
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