Birmingham: i big dei Mondiali Indoor

27 Febbraio 2018

Il recordman mondiale dei 60 metri Christian Coleman è il grande atteso ai blocchi di partenza della rassegna iridata. Barshim-Lysenko è il duello dell'alto, sfida aperta nell'asta.

di Marco Buccellato

Si riparte a due anni da Portland, da quella sontuosa edizione della manifestazione iridata in Oregon che, pur non archiviando nessun record mondiale né un primato dei campionati, tuonò uno schiacciante successo del team USA con ventitré medaglie (tredici d'oro) e ben 249 punti, 193 in più del team secondo classificato, l'Etiopia. In terra inglese, dall'1 al 4 marzo, il resto del mondo cercherà di accorciare il gap tra sé e gli Stati Uniti. Ecco la guida per seguire i principali protagonisti al maschile delle gare nei Campionati Mondiali Indoor di Birmingham.

COLEMAN, UN RECORD IN DOTE - Il biglietto da visita di Christian Coleman è pesantissimo, il record mondiale di 6.34 sui 60 piani dei campionati nazionali di Albuquerque. Arrivato col fragore del 6.37 di metà gennaio (non ratificato), lo sprinter USA ha calato l'asso che lascia senza fiato ed è il logico favorito della gara più breve del programma. Il connazionale Baker (6.40) è il degno compare per il podio. In lizza per la terza piazza il cinese Su (vincitore del World Indoor Tour), Europa con Ujah e con la mina vagante turca Barnes, ennesimo ex-giamaicano. A Portland vinse per gli USA Bromell. Sei successi a stelle e strisce nelle ultime sei edizioni dei mondiali, e quattro volte di fila sul podio nelle ultime quattro.

400, A CACCIA DI MASLAK - Il ceco ha vinto le ultime due edizioni, ma stavolta le sue possibilità sembrano minori. Anche il resto del podio di Portland è della partita, il qatarino Haroun e il trinidegno Lendore. Candidato numero uno al successo, carte alla mano, è il grenadino Taplin, che anche a Portland si presentava per il colpo grosso ma chiuse quarto. Gli USA presentano Cherry e Bailey: quattrocentisti a stelle e strisce non vincono il mondiale proprio dalla precedente edizione di Birmingham, quindici anni orsono. Europa: oltre a Maslak c'è la regolarità dello sloveno Janezic, la freschezza del primatista spagnolo Husillos e gli immancabili polacchi, agguerriti soprattutto in prospettiva staffetta.

4x400, USA PER IL SETTEBELLO - Sei successi di fila per gli Stati Uniti (e dieci titoli mondiali complessivi) lasciano poco spazio alle sorprese: tuttavia, i Caraibi con Trinidad e la Giamaica (Bahamas assente) possono accostarsi ai metalli che contano. Il Belgio (buone prove dei fratelli Borlée nell'ultimo fine settimana), i polacchi e la miglior Spagna di sempre hanno sete di medaglia.

MEZZOFONDO, AFRICA PER L'EN PLEIN - L'1:44.21 sugli 800 metri a New York di Emmanuel Korir impressiona non poco, ma il keniano ha deluso nel mondiale a Londra; per valutare le sue chances occorre inquadrare la gara che sarà: sul filo del ritmo, con l'americano Brazier sparring partner, o in assetto tattico. In questa chiave, parlano da sole le sei vittorie stagionali in altrettante uscite agonistiche del polacco Adam Kszczot, mai sul podio più alto del Mondiale indoor. A Portland l'americano Berian travolse gli avversari. L'ultimo keniano d'oro fu Bungei dodici anni fa. Prima di lui, oltre un quarto di secolo fa, due successi di Paul Ereng, che ora da coach illustra la via maestra a Korir.

Sui 1500 sono in gara due campioni del mondo indoor, il gibutiano Souleiman e il marocchino Iguider, anche i più scaltri tatticamente di fronte alla forza d'urto etiope che vede iscritti Tefera (19 anni), Tolosa (20) e Wote (la chioccia di 34 anni, argento a Sopot). Non ha brillato finora il ceco Holusa, argento a Portland. Britannici col colpo in canna con O'Hare e Wightman, se il ritmo sarà abbordabile per i loro garretti. Ancora più in odor di vittoria la quota etiope sui 3000, col campione uscente Yomif Kejelcha, il due volte bronzo dei 5000 outdoor Gebrhiwet e il fenomeno under 20 Barega. USA con l'ex-keniano Chelimo e l'argento uscente Hill. Occhio ancora a Iguider e allo spagnolo Mechaal, che non ha paura di nessuno.

OSTACOLI, TUTTI CONTRO McLEOD - A prima vista il giamaicano Omar McLeod, oro olimpico e mondiale outdoor ma anche campione in carica, sembra assediato dal duo USA: Jarret Eaton e l'altro olimpionico Aries Merritt (oro nel 2012) vogliono riportare la loro bandiera sul podio mancato a Portland. C'è il ritorno di Pascal Martinot-Lagarde e un certo odor d'Europa agguerrita, a partire dal britannico Pozzi in crescendo di forma e dal sorprendente cipriota Trajkovic.

BARSHIM vs LYSENKO - Il qatarino Mutaz Barshim cerca il secondo titolo mondiale dopo aver mancato il podio di Portland, solo spettatore nel trionfo di Gianmarco Tamberi. A pretendere la corona iridata dell'azzurro c'è anche Lysenko, il russo presente a Birmingham in quota ANA (Authorized Neutral Athlete), il più regolare del 2018. Presenti anche due medagliati dell'ultima edizione, l'uomo di casa Grabarz e lo statunitense Kynard, e il campione europeo Bednarek.

ASTA, TANTI PER IL JOLLY - Non c'è un solo pretedente all'oro mondiale, a partire dai magnifici tre di Portland 2016, Lavillenie, Kendricks e Lisek. Il podio potrebbe riproporsi in quest'ordine o sorprendere. L'umore tecnico di giornata e le tante gare pre-Mondiali potrebbero pesare sull'esito della sfida. In pedana i due primatisti mondiali under 20 recentemente scalzatisi a vicenda, Duplantis e Karalis, l'oro olimpico Braz, i già iridati Holzdeppe, Barber, Wojciechowski e Filippidis. Gara dai contenuti pirotecnici.

MANYONGA ATTESO AL BIS - Quello di Londra 2017, tanto per restare in UK. Il sudafricano ha inquadrato l'orizzonte d'oro con una settimana da leone e primati in successione ed è il favorito di una gara che presenta anche lo statunitense Lawson, il cinese Shi e il duo cubano Echevarria-Massó, giovani portenti dell'isola delle cavallette. Il campione uscente Dendy è della partita e intende vendere cara la pelle.

TRIPLO PER L'EXPLOIT - Finora, misure nell'ordine di quelle sufficienti a vincere l'oro nelle ultime due edizioni. Prima di Sopot 2014, dal 2003 della prima volta di Birmingham, mai meno di 17,70 per il titolo mondiale. Qualcosa freme nella specialità, che ha espresso quest'anno la novità brasiliana Dos Santos e la costanza ad alto livello del veterano Evora. Presenti due iridati indoor, il cinese Bin e il plurimedagliato Will Claye. In corsa dall'Europa, capitan Donato e il tedesco Hess, uomo da podio a Portland e a Belgrado.

BOMBE IN PEDANA - Peso con l'artiglieria pesante già mostrata dagli over-22 Stanek e Bukowiecki, ma dalla Nuova Zelanda arriva per il bis di Portland Tom Walsh, in forma nell'estate degli antipodi. Gara-monstre che si fregia anche della presenza del secondo polacco Haratyk e del primatista brasiliano Romani. Il tedesco Storl, ex-numero uno del mondo, l'ex-iridato Whiting e il bosniaco emergente Pezer completano il cast dei titani in grado di ben figurare.

MAYER SULLE TRACCE DI EATON - Il francese Kevin Mayer ha le carte in regola per laurearsi campione del mondo (unico successo transalpino con Plaziat nel 1995) e cercare di avvicinare lo score-record di Superman Eaton, 6645 punti a Istanbul 2012. Nelle ultime cinque edizioni, oro USA e tanta Europa sul podio. Quest'anno, ancora l'ucraino Kasyanov a cercare di portare in alto il Vecchio Continente. Equilibrio per il podio, aldilà dei pronostici pro-Mayer.

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