Atl.Bergamo, addio a Ghisdulich



Un grave lutto ha colpito il mondo dello sport bergamasco e, in particolare, l’Atletica Bergamo ‘59. A 53 anni, è morto Alfio Ghisdulich, figura di primo piano della società giallorossa (e non solo), dapprima come atleta e poi come tecnico. Nato il 21 dicembre 1953 a Fiume, ma bergamasco d’adozione, fu velocista e saltatore di primo piano per un buon decennio, classico genio e sregolatezza, capace, nelle giornate di grazia, di prestazioni tecniche di assoluto rilievo. Era dotato di un grande spunto in partenza che gli consentiva di eccellere in particolare nelle gare indoor. Lo confermò nel `75, quando sfiorò il titolo italiano assoluto dei 60. E il 15 gennaio 1977, quando con 6.6 eguagliò il primato italiano dei 60 indoor con cronometraggio manuale, per poi correre la distanza in 6.70 elettrico due settimane più tardi, in quell’inverno magico che lo vide anche indossare la prima e unica maglia azzurra assoluta, il 9 febbraio a Genova, nell’incontro Italia-Gran Bretagna. In Nazionale aveva peraltro debuttato quattro anni prima, nella rappresentativa under 22. Era il 28 luglio 1973 e, due mesi dopo, Alfio sarebbe stato uno dei quattro protagonisti di uno dei più straordinari successi della storia dell’Atl.Bergamo, quando con Mario Alemanni, Luigi Capra e Vincenzo Guerini conquistò il titolo italiano della 4x100 mettendo in fila tutti gli squadroni militari, a cominciare dall’Aeronautica guidata da Pietro Mennea. Era un atleta eclettico, Alfio, che dava il meglio di sé nello sprint puro (10.83 sui 100), ma si disimpegnava con ottimo risultati anche in altre specialità: correva i 200 in 21.5, a fine carriera si cimentò anche sui 400 (50.0), atterrò a 7,30 nel salto in lungo (quando superare i 7 metri non era poi così frequente) e a 13,88 nel triplo. Aveva grandissimo talento e se solo lo avesse abbinato a una maggior applicazione negli allenamenti, non dimenticando anche i frequenti problemi fisici (tendinei in particolare), avrebbe occupato i vertici nazionali per diversi anni. Terminata la carriera a 30 anni, cominciò quella ancor più brillante di allenatore, capace di sfornare azzurrini in serie. Fu lui a scoprire la lunghista Stefania Lazzaroni e a lanciarla sino alla Nazionale, al primato italiano e al bronzo europeo. Fu lui a svezzare un altro lunghista come Marzio Amisano, a portare in azzurro i velocisti Alberto Martilli e Elisabetta Birolini, ma anche le eptathlete Silvia Licini e Simonetta Cornolti. In quel periodo – parliamo dei primi anni ’80 – era uno dei tecnici più rinomati e apprezzati a livello nazionale. E grazie a lui, l’Atl.Bergamo raccolse maglie azzurre in serie a livello giovanile. Poi piano piano sparì dalla circolazione e l’atletica tutta ne rimpianse le capacità, la passione, la dedizione a quello che è sempre stato il suo grande amore.


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