Addio a Carlo Lievore, storia del giavellotto azzu



Un altro pezzo di storia dell’atletica che se ne va. E’ venuto a mancare questa notte a Torino, all’età di sessantaquattro anni, Carlo Lievore, indimenticato giavellottista azzurro che a cavallo degli anni sessanta seppe portare la disciplina a livelli mai più ragiunti in seguito da un italiano. Nel 1961 si fregiò addirittura del record del Mondo (86,74), in una fresca serata milanese che vide il suo giavellotto volare così lontano da superare interamente il prato, fino a conficcarsi nella pista, all’altezza della sesta corsia (tra storia e leggenda si narra che fosse in corso anche una prova di mezzofondo, e che il gruppo degli atleti fosse appena transitato). Nato a Carré (Vicenza) l’11 novembre del 1937, più piccolo di cinque anni di Giovanni, il fratello che lo aveva preceduto – pur senza toccare i suoi livelli tecnici – nella carriera di lanciatore di giavellotto, Carlo Lievore fu protagonista per un arco lunghissimo di tempo, durato quasi tre lustri (dal finire dei cinquanta fino ai settanta inoltrati). Il suo record del Mondo resistette in cima alla lista iridata per tre anni, ma in campo nazionale nessuno riuscì a far meglio addirittura fino al 1983, quando Agostino Ghesini gli strappò il limite tricolore portandolo a 89,12. A Lievore mancò, in fondo, solo l’acuto internazionale, con il rammarico più grande per l’europeo di Belgrado del 1962, quando, da primatista del Mondo, si presentò tra i favoriti ma chiuse sesto, frenato anche da un infortunio muscolare (a Roma ’60 una frattura rimediata poche settimane prima delle gare lo aveva condannato al nono posto). Resta di Lievore atleta una carriera esaltante, con sei titoli nazionali (due quelli conquistati dal fratello Giovanni) e 42 presenze in nazionale, tra cui spiccano due partecipazioni ai Giochi Olimpici e tre agli Europei.

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