A Bruxelles Bekele e Johnson iridati, bene la Tisi



Sembra sempre che ti stia prendendo in giro. Perché uno che vince come ha vinto lui, e che poi dichiara “E’ stata la gara più dura della mia vita”, non può non prenderti in giro. Kenenisa Bekele, in realtà, non ha intenzioni cattive. Fa semplicemente professione di modestia, come il “boss” Haile Gebrselassie, da sempre maestro nella disciplina, gli ha insegnato. Ora è lui che domina, mentre Gebre comincia ad avvicinarsi all'eta pensionabile, quindi la storia si ripete. Anche a Bruxelles, dove il double-double campione del mondo di cross ha ancora una volta dominato, il film è stato riproposto. Abbellito, se possibile, da nuovi ed entusiasmanti effetti speciali. L’azione di Bekele è ancora più regale di prima. Agilità, potenza, ritmo: c’è tutto nella corsa dell’etiope, che a soli 22 anni si avvia – perché domani si schiererà al via anche del lungo – ad una tripla-doppietta (dopo i trionfi al quadrato del 2002 e del 2003) che lo metterà tra i grandi di sempre. Prima di affrontare l’estate olimpica, quella della sempre più probabile incoronazione perpetua. Etiopia senza avversari, nel cross corto (ma non solo): la tripletta è servita dal secondo e terzo posto di Gebremariam e Zwedie, unici a tentare di seguire da vicino l’ossessionante ritmo di Bekele. Il Kenya, avversario storico, è battuto, quasi umiliato, costretto sul terzo gradino della classifica a squadre da un Qatar che è in realtà il Kenya di prima, con i vari Hassan, Shaeen, che di nome, fino a qualche mese fa, facevano rispettivamente Chipkurui e Cherono. Così va il mondo, e non c’è di che meravigliarsi dunque se la prima squadra europea, la Spagna, emerge dall’alto (si fa per dire) dell’ottavo posto. L’Italia ci prova, ed è undicesima; come dire, porta a casa la sufficienza. E scorrendo le classifiche, scopri che a tenere alta la bandiera è sempre uno straordinario ragazzo di 36 anni, Umberto Pusterla, il capitano che non delude mai. In una specialità non sua (per lui, che ha già assaggiato la maratona), porta a casa un 35esimo posto che vale un tesoro, per chi non è nuovo ai meccanismi dell’atletica. “Ma sono soddisfatto solo a metà – dice l’azzurro al traguardo – credo sinceramente che si potesse fare meglio, entrare almeno tra i primi 25. Non sono partito benissimo, e poi, da dietro, non è stato facile risalire la corrente. Il percorso era stretto, superare non è mai stato facile, e quando davanti, per paura di scivolare si frenava, tutti finivano per accodarsi. In certi momenti, ci siamo quasi fermati”. Si difende anche Cosimo Caliandro, il campione europeo Junior dei 1500 metri di Grosseto 2001, che più d’un osservatore aveva dato per disperso. Il ragazzo di Francavilla Fontana, all’esordio in nazionale assoluta dopo una sequenza di infortuni che avrebbe fatto impallidire un esorcista, ha invece colto un buon 44esimo posto, a conferma che il talento non si scioglie come neve. Lorenzo Perrone ha giocato al tavolo verde, schizzando via allo sparo, ma gli è andata male: partito insieme ai primi (era a fianco di Bekele intorno ai mille metri!), ha poi visto esaurirsi le forze, finendo sulle ginocchia al 65esimo posto. A chiudere il gruppo, l’esperto Gianni Crepaldi, partito troppo accorto, e giunto 74esimo. La gara donne ha regalato la sorpresa più clamorosa, ed il probabile titolo di copertina (visto che Bekele, ormai, poveretto, non fa più notizia): la vittoria di Benita Johnson, una che in quanto a tenacia potrebbe agevolmente battersela con Paula Radcliffe. La bella australiana, 24 anni ed un passato da giocatrice di hockey, ha scombussolato i piani dell’Etiopia, che già pregustava il “filotto” di medaglie d’oro, vincendo con una prova di forza da standing ovation. Gara: africane in testa dal primo metro, a dettare il ritmo. Poi, ad un giro e mezzo dalla fine, sulla salita, la Johnson ha innestato la marcia ridotta, guadagnando centimetri ad ogni appoggio, e fiaccando la resistenza – anche mentale – delle avversarie, a quel punto le sole etiopi Dibaba e Kidane. Il tutto fino alla tornata conclusiva, passerella solitaria e meritata per l’australiana, che dopo una serie di prestazioni tutte vicine al podio (tra il sesto e il quarto posto nelle ultime tre edizioni) ha finalmente centrato il bersaglio grosso. La sua crescita era diventata visibile nell’ottobre scorso, ai mondiali di mezza maratona di Vilamoura, chiusi con una sorprendente medaglia di bronzo. Poi, Bruxelles. E dopo (sì, c’è già un dopo), Atene: “Voglio vincere l’oro olimpico dei 10.000 metri”, il bellicoso e certo non modesto programma della neocampionessa mondiale. “In realtà non sono poi così sorpresa della mia vittoria. Ero venuta per vincere, anzi, per prendere una medaglia, e ci sono riuscita. E’ una soddisfazione straordinaria, che festeggerò stanotte; magari con la cioccolata di qui, che mi fa impazzire. Senza esagerare però, visto che domani correrò anche il corto”. Nella gara della Johnson, c’è un po’ di gloria anche per l’Italia. Patrizia Tisi, tornata a correre dopo due mesi e mezzo passati al palo a causa di una vicenda-tesseramento che, per il comportamento di alcuni, ha prodotto situazioni lunari, ha dimostrato ancora una volta quanta classe ci sia nelle sue lunghe gambe. Il diciottesimo posto conclusivo (sesto tra le europee, come Pusterla) è piazzamento di assoluto rilievo, premio per una voglia e una dedizione che vanno elogiati. “Ho passato due mesi e mezzo tremendi – confessa nel dopo corsa – un periodo che mi ha portato a pensare anche di mollare tutto, di smetterla con l’atletica. Senza lavoro, senza lo sport, non è stata facile. Ma il piazzamento di oggi mi ripaga di tutti i sacrifici, e la dedica va a quanti mi sono stati vicino in questo periodo”. Titolo Junior femminile, indovinate un po', all'Etiopia, che ha piazzato addirittura quattro atlete nei primi quattro posti (oro a Melkamu Meselech), realizzando il miglio punteggio di squadra possibile: un "10" che sa di ginnastica artistica, e che vale la perfezione prestativa. Ma dietro si affaccia, ed è un messaggio per il prossimo quadriennio, quello che porta all'Olimpiade di Pechino, l'Asia. Il Giappone è terzo a squadre (tre atlete nelle prime venti, cinque nelle trenta), la Cina (sesta) piazza la sua prima rappresentante all'ottavo posto, tra le africane. Domani, è la volta degli uomini a cimentarsi con il cross lungo: Bekele ha prenotato la doppietta, ma sarà meglio non dare nulla per scontato, su un percorso (già duro nella sua conformazione) che la pioggia ha reso davvero impossibile. Giuliano Battocletti, caricato a mille, promette battaglia. Finora, la cura Rondelli sembra aver prodotto i giusti risultati, anche sul piano mentale. E l’azzurro è diventato addirittura regolare nelle sue prestazioni. Le ragazze (Michalska, Zanatta e Belotti) se la vedranno con la prova ridotta, sui quattro chilometri. A loro potrebbe aggiungersi la Tisi (dipenderà da come uscirà dalla gara di oggi), dando così al terzetto la possibilità di diventare squadra. In mattinata, apriranno il confronto gli Juniores, sugli otto chilometri. Bernard De Matteis e Stefano La Rosa avranno il duro compito di affrontare la marea iridata. Ma non sarà facile. In campo giovanile, il confronto con il resto del mondo è ancora più stridente. Per certi versi feroce. m.s.
Nella foto d'archivio, Kenenisa Bekele (Omega/FIDAL)

File allegati:
- L'INTERVISTA VIDEO CON PATRIZIA TISI (1,44 MB)
- L'INTERVISTA VIDEO CON UMBERTO PUSTERLA (1,15 MB)
- I risultati completi



Condividi con
Seguici su: