Mondo: i pilastri della terra

14 Marzo 2016

I campionati nazionali USA e gli NCAA preludio dei campionati mondiali indoor. Protagonisti e suggestioni a tre giorni dall'evento globale di Portland. Ecco le entry-lists.

di Marco Buccellato

Miglior viatico per la rassegna mondiale indoor di Portland non poteva esserci. Il weekend appena trascorso è vissuto sui due sontuosi set statunitensi dei campionati nazionali e di quelli universitari. I due eventi hanno regalato complessivamente (nelle gare del programma iridato) nove record mondiali stagionali, cinque a Portland (sede dei campionati USA) e quattro nella Birmingham dell'Alabama (NCAA). Le cinque perle dell'Oregon sono state ottenute da un uomo (il lunghista Dendy con 8,41) e da quattro donne, Barbara Pierre (7"00 sui 60 per eguagliare Dafne Schippers), Brianna Rollins (7"76 sui 60 hs), Michelle Carter (19,49 nel peso) e dalla neo-primatista mondiale junior indoor Vashti Cunningham (1,99 nel salto in alto). In Alabama i quattro sigilli sono stati equamente spartiti tra i sessi: 6"47 dello sprinter Baker, 6.173 punti per Ziemek nell'eptathlon, 50"69 della quattrocentista Okolo e 1,98 nell'alto per la talentuosa Akela Jones, stella di Barbados, nel corso del pentathlon, una world-leading durata 24 ore prima della gara da primato della Cunningham.

L'impianto che ospiterà il mondiale ha testimoniato di gare avvincenti, nonostante i tanti nomi ai box in vista della stagione outdoor, e in alcuni casi di show mai registrati in precedenza, come nell'asta femminile: mai tre atlete erano salite nella stessa gara a 4,85, mentre per la seconda volta in meno di un mese le prime due sono volate oltre i 4,90 (a Portland ancora meglio, la vincitrice Morris a 4,95, terza assoluta all-time). Tante le cartoline mondiali spedite in due giornate intense all'Oregon Convention Center, con i primi due di ogni gara qualificati per i mondiali (se in possesso del minimo). Oltre ai world-leads già elencati, citiamo tra gli uomini il doppio 6"51 di Bracy e Bromell sui 60 (Rodgers si è limitato alle batterie e ha la wild card per il mondiale), il 5,90 dell'astista Kendricks e un bellissimo 3000 maschile con tutti i migliori vinto da Ryan Hill in 7'38"60 (col crollo di Rupp e l'ennesimo mondiale Master di Bernard Lagat). Al femminile, l'inatteso 51"09 della quattrocentista Hayes, il 6,89 della rediviva Reese nel lungo e la conferma della leadership sugli 800 di Ajee' Wilson (2'00"87).

Storie di poco peso

Da oltre un quarto di secolo il titolo del getto del peso maschile non si vinceva con una misura così corta (20,08 di Kurt Roberts). Vero che non ci fosse da scialare viste le assenze, ma è sembrato un po' poco, soprattutto al veterano Hoffa, che ha perso il titolo per un centimetro su una misura così modesta per le abitudini delle pedane USA. Nella sede NCAA è inveve arrivata la gara sbagliata per la vicecampionessa mondiale junior Saunders, oltre i 19 metri quest'anno e seconda al mondo prima della spallata della Carter a Portland. 16,59 in apertura e due nulli le hanno compromesso la finale. Da traumi come questo può sortire un gattino o una tigre. La differenza la fanno carattere e grinta, dote che non manca alla Saunders. 

Figli fuori dall'ombra dei padri

Se la giovanissima Cunningham ha un fratello collega di specialità e un padre con un passato di quotato quarterback, in Alabama è sbocciato sul serio un altro figlio d'arte che porta in dote un cognome ingombrante quanto un primato: Burrell. Cameron ha 21 anni e mezzo e pur perdendo il titolo NCAA di un centesimo ha pareggiato papà Leroy (ex-primatista del mondo dei 100, argento a Tokyo '91) nelle liste all-time dei 60 piani indoor e nei conti di famiglia con 6"48. Un padre e un figlio appaiati al photofinish a distanza di venticinque anni, rappresentano una gemma umana e sportiva con pochi precedenti.



Più Oregon di così non si può

Detto che i due Oregon teams hanno fatto festa doppia sempre a spese di Arkansas (dominio tra i ragazzi, solo tre punti di differenza tra le ragazze), i personaggi più in vista dell'orbita delle finali NCAA sono stati Edward Cheserek (altri tre titoli, compresa la partecipazione alla staffetta su distanze miste), la pentatleta Kendell Williams (4.703 punti e in gara ai mondiali) e l'Akela Jones di cui sopra, che ne ha fatte di tutti i colori. Compromessi i 60 ostacoli, ha realizzato i record nazionali nell'alto (1,98) e nel lungo (6,80) per poi rinunciare all'ultima gara. Correndo gli ostacoli sui suoi standard consueti, avrebbe navigato a vista del record del mondo. Si è consolata col titolo dell'alto su una misura meno impressionante di quella trovata nel pentathlon (1,87).

Già detto di Baker (6"47) e della Okolo (50"69), due parole per il successo annunciato di Crouser nel peso (21,28, un metro e venti più della finale nazionale di Portland) e per l'ennesimo super-200 di Felicia Brown (stavolta 22"47). L'asta miete primati anche qua: Alexis Weeks è salita a 4,63, aggiugendo tre centimetri alla recente collezione di personal best. Ultimo diamante di un week-end su di giri dai New Balance Nationals di New York: la Sydney McLaughlin conosciuta per aver corso i 400 hs in 55"63 poco prima di compiere 15 anni e iridata under 18 nel 2015 a Cali, è divenuta la prima allieva della storia a correre i 400 indoor sotto i 52 secondi (51"84, record mondiale under 18).

I cercatori d'oro

La sede del campionato mondiale evoca storie di fine '800 e d'inizio XX secolo (cronache, letteratura, cinema e suggestioni varie) di coloro che per raggiungere i giacimenti d'oro dello Yukon e del Klondike, nella Columbia britannica, risalivano per migliaia di chilometri l'Oregon prima e Washington poi. L'oro del Klondike è stato tramandato, icona culturale, fino a celebri comics patrimonio dell'adolescenza collettiva. I cercatori d'oro della settimana entrante si fermeranno nel  Nord dell'Oregon, dove sorge l'impianto che ha ospitato i campionati USA fino a due giorni fa. Rispetto all'ultima edizione di Sopot, non sono a rischio di bis iridato i titoli maschili dei 60 (Kilty non c'è), 60 hs (Osaghae assente), lungo (Da Silva non selezionato), triplo (Adams è russo) e peso (Whiting niente indoor). Tra le donne, avremo nomi nuovi in vetta al mondo sui 60 (Fraser-Pryce no indoor), 400 (McCorory idem), 1500 (Aregawi), asta (Silva ferma quest'inverno), lungo (Lesueur idem) e triplo (Koneva, russa come Adams).

Guida ai giacimenti

Partiamo dal continente ospite: il team Giamaica presenta Asafa Powell alla ricerca del primo oro globale individuale (6"49 quest'anno sui 60), l'ostacolista McLeod con orizzonti di podio e le medagliate di Pechino Danielle Williams e Elaine Thompson. Cuba, che vanta 47 medaglie nella storia dei mondiali al coperto, porta solo tre atleti e, come detto, senza la punta di Yarisley Silva. Otto i brasiliani, con due astisti capaci di tutto, la Murer e Braz. A proposito di asta, ecco il campione del mondo Shawn Barber, fresco di sei metri, a guidare il Canada dei miracoli pechinesi, con in squadra anche Brianne Theisen-Eaton (favorita come il marito Ashton Eaton per le prove multiple) e il pesista Nedow, cresciuto a spanne nell'inverno. Da Trinidad & Tobago una 4x400 uomini che punta in alto, forte di Gordon e Lendore iscritti anche ai 400 e la sprinter Ahye. Venezuela: la triplista Rojas, esplosa con 14,69, è alla prova del fuoco.



Oceania, Asia e Africa

Detto dei cinesi sull'orbita lungo-triplo la scorsa settimana, gli otto australiani comprendono la lunghista Stratton (record continentale outdoor di 7,05 pochi giorni fa), l'argento di Pechino del lungo Lapierre e l'astista Alana Boyd, ex-primatista d'Oceania prima dell'avvento di Eliza McCartney, stella 20enne del team neozelandese, che ha iscritto anche i titani del peso Valerie Adams e Tom Walsh. Etiopia: Genzebe Dibaba correrà i 3000 da favorita contro Meseret Defar. Sui 1500 potrebbe aggiungersi il terzo nome della Embaye (prima nel tour IAAF) a quelli della Seyaum e della primatista mondiale junior Tsegay. Alla Dibaba il compito di stroncare la resistenza delle kenyane Nancy Chepkwemoi e Betsy Saina, oltre al fuoco amico della Defar. Altri kenyani: il campione uscente dei 3000 Ndiku (con Choge e Koech), Mutai sugli 800 e la mina vagante Mweresa sui 400. Sud Africa: sull'onda dell'esaltazione per il record sui 100 di Simbine (9"96) e per l'impresa datata 48 ore fa di Wayde van Niekerk (vedi news), arriva Jobodwana sui 60 e due lunghisti capaci di saltare lontano, Visser e Samaai. Qatar: Mutaz Barshim contro gli azzurri Tamberi e Fassinotti è "la gara" da fiato sospeso.

Europa

Saltata la partecipazione dell'olimpionico del lungo Rutherford e del francese Mayer nell'eptathlon (infortunati), aggiungiamo altri nomi da seguire oltre a quelli già illustrati sette giorni fa per Germania, Francia, Spagna, Olanda, Repubblica Ceca e Gran Bretagna. L'eterno Evora è il nome più accreditato nel team portoghese (tre uomini e nessuna donna). I polacchi sono un'armata, diciassette: oltre ai pesisti Bukowiecki e Haratyk, c'è la Licwinko nell'alto, gli astisti con una certa confidenza in zona medaglia e una 4x400 donne mica da ridere. I greci sono sei e almeno tre sognano pepite: uno l'ha già vinta (Filippidis nell'asta), due le cercano (le altre due astiste Stefanídi e Kiriakopoúlou). Da Madrid arriva con lo sguardo fisso sull'asticella dell'alto Ruth Beitia, imminente detentrice di un record straordinario, la nona partecipazione al campionato mondiale indoor (eguaglierà Maria Mutola per il primato assoluto di presenze). Per la spagnola, obiettivo di alto profilo contro Licwinko, l'azzurra Trost, la Palsyté e le giovanissime Cunningham e Hruba. Dal resto del continente, il solo team europeo in gara nella 4x400 maschile (il Belgio della Borlée-family, niente polacchi e britannici) e la stella luminosa della lunghista serba Ivana Spanovic, unica selezionata da Belgrado, che fa spettacolo per conto suo.

Strade e campi

Eunice Kirwa (Bahrain), bronzo mondiale di maratona, ha vinto nuovamente la 42 km di Nagoya in 2h22'40" davanti alle giapponesi Tomomi Tanaka e Rei Ohara, che si sono dannate per il secondo posto e la possibile inclusione nel team olimpico. La Tanaka ha avuto la meglio per un secondo in 2h23'19". In Spagna record all-comers femminile per la kenyana Valary Aiyebei, prima nella maratona di Barcellona in 2h25'26". In Camerun si sono disputati i campionati africani di cross, quarta edizione: Kenya pigliatutto sia a livello individuale che a squadre, come da pronostico. Titoli a James Rungaru, e alla sempre più quotata Alice Aprot tra i senior, a Isaac Kipsang e a Maryam Cherop tra gli under 20. Domenica prossima kenyani di prim'ordine sbarcheranno a Lisbona (debutto di Vivian Cheruiyot nella mezza maratona) e a New York (altra mezza con Sambu, Chebet e Joyce Chepkirui).

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