Glasgow: Lukudo-Stecchi-Forte in finale

01 Marzo 2019

Capolavoro tattico della quattrocentista, che sigla il personale con 52.80. L'astista è promosso con 5,70, il triplista con 16,64. Decima la Magnani nei 3000. Fuori Trost e Vallortigara (alto), Folorunso (400) e Barontini (800)

La serata di Glasgow vale ben tre qualificazioni alle finali per la squadra azzurra, che si sommano a quella ottenuta in mattinata da Gianmarco Tamberi nell'alto. I passaggi del turno portano la firma, in ordine cronologico, di Raphaela Lukudo nei 400 metri (vittoria nella semifinale con il primato personale abbassato a 52.80, quinta prestazione italiana di sempre), Claudio Stecchi nell'asta (quinto con la misura di 5,70, ottenuta al secondo tentativo e soli quattro salti complessivi) e Simone Forte nel salto triplo (quinta piazza con 16,64). Decima Margherita Magnani nei 3000 (9:05.32). Eliminazione per le saltatrici in alto Elena Vallortigara (diciassettesima con 1,89) e Alessia Trost (diciottesima, 1,85), la quattrocentista Ayomide Folorunso (caduta in semifinale, quando era in piena rimonta), i triplisti Tobia Bocchi (tredicesimo, 16,23) e Fabrizio Donato (diciottesimo, 15,93) e l'ottocentista Simone Barontini (1:50.54). I tre titoli assegnati oggi sono andati al polacco Michal Haratyk nel getto del peso (21,65, miglior prestazione europea dell'anno), e alle britanniche Katarina Johnson-Thompson nel Pentathlon (4983 punti, miglior prestazione iridata 2019) e Laura Muir nei 3000 metri (8:30.61, record dei campionati). Domani, seconda giornata di gare, l'appuntamento clou è con le finali dell'alto maschile (protagonista Gianmarco Tamberi, via alle 19 itlaiane), dell'asta maschile (con Claudio Stecchi, alle 19:10) e dei 400 metri femminili (c'è Raphaela Lukudo, 21:10); in totale, si assegneranno sette titoli. Giornata dedicata alle qualificazioni per altri cinque azzurri: le lunghiste Laura Strati e Tania Vicenzino, gli ostacolisti Lorenzo Perini e Luminosa Bogliolo, e l'astista Sonia Malavisi.  

di Marco Sicari

3000m donne - finale
Uno dei duelli più attesi dei campionati europei, quello tra la scozzese Laura Muir, reginetta di casa, e la tedesca Konstanze Klosterhalfen, astro nascente del mezzofondo prolungato, terimna come tutto il pubblico di Glasgow sperava: ovvero, con il successo della Muir, protagonista del copione più atteso, ovvero la corsa al traino della Klosterhalfen (passaggi in coppia da 2:56.91 e 5:48.92), battuta poi con un 200 metri finale degno di una sprinter. In attesa del bis sui 1500 metri, che non si capisce chi possa mai impedire. Decimo posto finale per Margherita Magnani (9:05.32), che nulla poteva più di questo, considerata anche l'evoluzione della corsa.

Triplo uomini - qualificazione
Un italiano nella finale europea del triplo. Due anni dopo l'argento di Fabrizio Donato, arriva il turno di un altro laziale, il romano Simone Forte, 23 anni, campione italiano assoluto, che chiude al quinto posto la qualificazione, atterrando a 16,64. Quanto basta per tornare in pedana domenica  sera (ore 20.35), nel turno che assegnerà il titolo continentale.

Nulla da fare sia per Fabrizio Donato, diciottesimo con un 15,93 che è misura valida solo a termini di regolamento (ed un nullo finale che valeva probabilmente il passaggio del turno), sia per il terzo italiano nella competizione, il parmense Tobia Bocchi, tredicesimo con 16,23. Anche per lui, 22 anni da compiere, un ultimo salto nullo ma potenzialmente da qualificazione, "sporcato" da un millimetrico contatto con la plastilina. Il portoghese Nelson Evora è il migliore del turno con 16,89, e con il duo tedesco-azero Hess-Babayev a otto centimetri di distanza (16,81).

400 metri donne - semifinale
Ci sono occasioni, rare, nelle quali capita di assistere allo sbocciare di un talento. Quello che combina Raphaela Lukudo tra batteria e semifinale a Glasgow ha tutti i connotati per entrare a far parte della categoria. Dopo la vittoria nel round mattutino, arriva anche quella nella semifinale, a suon di primato personale, un 52.80 che vuol dire soprattutto finale continentale, oltre che la quinta piazza nella lista italiana di sempre al coperto. E c'è di più. Perché ancora una volta, quello che entusiasma è la condotta di gara della Lukudo, che si propone per una cattedra (ove mai ne esistesse una) di teoria e tecnica dei 400 metri al coperto. Di nuovo, lascia sfogare le avversarie nel primo giro, collocandosi di ricorsa alla campanella e guadagnando posizioni tra i 200 e i 300 metri, per poi infilare sul rettilineo la spagnola Bueno (terza in 53.05) e resistere al ritorno della polacca Justina Swiety (seconda in 52.85). Capolavoro tattico, e finale guadagnata da testa di serie. Ayomide Folorunso, impegnata nella seconda semifinale, è brava ma sfortunata: parte dalla prima corsia ma lotta come un leone, recuperando posizioni su posizioni. Poco prima del termine dell'ultima curva, attacca l'irlandese Haley sul rettilineo conclusivo per la terza piazza, ma incespica nei piedi dell'avversaria e finisce a terra; fiera, si rialza e conclude, in 57.96, prima di sciogliersi in lacrime. In questa semifinale la svizzera Lea Sprunger libera tutti i cavalli del suo motore, siglando la miglior prestazione europea 2019, 51.90. L'appuntamento con la finale è per le 21.10 di domani sera. 

Asta uomini - qualificazione
Claudio Stecchi continua la sua "striscia" stagionale di risultati positivi, cogliendo senza particolari affanni (ed è questo il bello) l'accesso alla finale europea del salto con l'asta. Per il fiorentino la promozione arriva grazie ad una miglior misura di 5,70, realizzata alla seconda prova, al termine di una gara contrassegnata, per lui, da due soli altri salti: quelli validi a 5,50 e 5,60. La classifica lo pone al quinto posto, alle spalle del greco Karali, del polacco Lisek, del norvegese Guttormsen, e del tedesco Lita Bahere, tutti con 5,70 alla prima prova (percorso privo di erori però solo per Karalis e Lisek). In realtà, per quello che si è visto, la finale di domani sera (ore 19.10 italiane) non sembra avviata ad un esito completamente prestabilito, perché diversi tra gli atleti che non sono nelle primissime piazze della classifica di questa qualificazione sono in possesso degli strumenti per scalare posizioni. Oltre ai sei capaci del 5,70, se ne recuperano altri due (l'altro greco, Filippidis, e il secondo polacco Wojciechowski), nomi indicativi in questo senso.

La cavalcata di Stecchi è priva di impennate nervose: sceglie di non confrontarsi con le quote basse (5,15 e 5,35) e si presenta direttamente a 5,50, anche a testimoniare la sua nuova dimensione internazionale (soprattutto dopo il 5,80 di domenica scorsa a Clermont-Ferrand). Nessuna difficoltà sia a 5,50, sia dieci centimetri più su, a 5,60. Il primo salto a 5,70 è mancato per un contatto con i piedi in fase di salita, ma alla seconda prova, il fiorentino disegna una traiettoria tanto fluida quanto efficace, per la gioia del duo tecnico composto da Riccardo Calcini (il coach) e Giuseppe Gibilisco (l'assistant coach). E' tornata l'asta azzurra.

Alto donne - qualificazione
Finisce male, con una doppia eliminazione, la serata di Elena Vallortigara ed Alessia Trost. Le azzurre finiscono purtroppo lontano dalla zona promozione, fermandosi rispettivamente a 1,89 (diciassettesimo posto) e 1,85 (diciottesimo), misure che non possono valere, in questo contesto, una finale continentale. Percorsi contrapposti, quelli delle due italiane in gara. Trost è brillante all'inizio, superando senza difficoltà 1,75, poi 1,81 e 1,85, prima di incappare in tre errori ad 1,89. Vallortigara comincia presto, al contrario, a commettere errori: supera 1m75 alla prima, 1,81 alla seconda, e poi ha bisogno di tre salti per superare 1,85 e 1,89. I tre errori a 1,93, misura che alla fine risulterà decisiva per l'ammissione alla finale, ne sanciscono l'eliminazione. In sei superano l'1,93, ma la battaglia sulla misura inferiore, 1,89, determina l'ammissione di ben altre sei atlete (finale a 12). Considerando gli errori, si arriva, sempre a 1,89, fino al diciassettesimo posto della Vallortigara.

800 metri uomini - batterie
L'Europeo di Simone Barontini dura davvero poco. Il tempo e lo spazio di una batteria; purtroppo per lui, abbastanza anonima. Il marchigiano appare in difficoltà anche sul ritmo, e finisce sesto, in 1:50.54, lontano sia dai primi (vittoria allo svedese Kramer in 1:48.67), sia dai tempi di recupero.

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