500 metri, un record due volte azzurro

13 Settembre 2016

Il recente 57.69 ottenuto su strada a Newcastle del recordman mondiale degli 800 David Rudisha riaccende i riflettori sulla distanza che ha visto in cima alle liste alltime Tavernari e poi Sabia

di Giorgio Cimbrico

Non c’è dubbio che David Rudisha abbia corso in 57"69 i 500 metri più veloci di sempre: gli organizzatori di Newcastle lo hanno immediatamente rubricato come record del mondo. Il bicampione olimpico e primatista mondiale degli 800 lo ha ottenuto su strada con il tratto finale su una pista a quattro corsie “stesa” nelle vie della città del nord-est, sede, oltre che della Great North Run, anche di una nutrita serie di gare in piazza che hanno richiamato un pubblico stimato in 25.000 unità. Le competizioni fuori dalle mura degli stadi e l’adozione di regole intriganti – come per la neonata Fly Europe - possono costituire un buon magnete. Rudisha ha preceduto di 22 centesimi l’irlandese Mark English che negli 800 ha un record personale di quattro secondi superiore a quello del magnifico masai. Terzo, in 59”05, Martyn Rooney, campione europeo dei 400. [VIDEO]

I 500 metri sono una distanza corsa raramente. Qualcuno si è avventurato a dire che se l’atletica fosse stata codificata dai cultori del sistema metrico-decimale – e non da quelli del sistema anglosassone o imperiale – sarebbero diventati una gara-regina. Non è un caso che certe piste del Vecchio Continente avessero lo sviluppo del mezzo chilometro e non del quarto di miglio.

L’Italia ha avuto il record del mondo in due diversi periodi, prima, per cinque anni, grazie al modenese Ettore “Taja” Tavernari; poi, per quasi 29 anni, con il potentino Donato Sabia. Tavernari corse in 63”0 a Budapest il 15 giugno 1929 strappando il limite a un personaggio illustre, Adriaan Paulen, 63”8 cinque anni prima al Bislett, quando Oslo portava ancora, per qualche mese, il nome di Kristiania. Si tratta del primo record del mondo ottenuto su una pista tra le più prolifiche della storia. Paulen, finalista olimpico sugli 800 a Anversa, sarebbe diventato un eroe ella Resistenza olandese e più tardi presidente della Iaaf, successore di Lord Burghley. Il piccolo regno di Tavernari cadde nel 1934, a Stoccolma, abbattuto dall’americano Ben Eastman, 62”8. “Taja”, 48”3 e 1’52”3, gloria della Fratellanza Modena, aveva preso parte ai Giochi Olimpici di Amsterdam correndo, oltre alle batterie delle gare individuali, anche la 4x400 in compagnia di Luigi Facelli, Giacomo Carlini e Guido Cominotto.

Il 26 maggio 1984 a Busto Arsizio, in quell’occasione sede della Pasqua dell’Atleta, classica della Riccardi, Donato Sabia andò vicinissimo a superare la barriera del minuto, chiudendo in 60”08, ventisette centesimi di progresso sul 60”35 dell’occhialuto tedesco Hartmut Weber. Il record di Sabia, due volte finalista olimpico degli 800 (quinto a Los Angeles e settimo a Seul) e in possesso di un personale di 1’43”88, ha resistito sino al 5 febbraio 2013 quando all’Avana il cubano Orestes Rodriguez Williams ha fatto segnare 59”32. Domenica in tre hanno fatto meglio.

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