Azzurre di staffetta, sprint verso Tokyo

23 Gennaio 2020

Le primatiste della 4x100 rientrate da Tenerife: sabato esordio di Siragusa ad Ancona e Bongiorni a Modena nei 60, Herrera debutto rinviato, Hooper prepara la stagione estiva

di Luca Cassai

Al via la stagione olimpica delle velociste. Le azzurre della 4x100 hanno già timbrato il pass per Tokyo con il settimo posto in finale ai Mondiali di Doha e il nuovo record italiano di 42.90 migliorato dopo undici anni. Due settimane di raduno a Tenerife, in apertura del 2020, e ora arriva il momento delle prime gare indoor per alcune di loro. Sabato 25 gennaio ad Ancona è previsto il debutto nei 60 metri di Irene Siragusa (Esercito), che poi domenica correrà anche i 200, e di Zaynab Dosso (Fiamme Azzurre). Sul rettilineo di Modena sabato nei 60 è attesa Anna Bongiorni (Carabinieri), esordio rinviato invece per Johanelis Herrera (Atl. Brescia 1950 Ispa Group) a causa di un raffreddore rimediato al rientro dallo stage, mentre Gloria Hooper (Carabinieri) ha scelto di non gareggiare al coperto. In azione nel weekend altre atlete inserite nel gruppo della staffetta: Alessia Pavese (Atl. Brescia 1950 Ispa Group) sabato nei 60 di Magglingen, in Svizzera, e Dalia Kaddari (Fiamme Oro) domenica sui 60 a Iglesias. Nel frattempo Chiara Gherardi (Fiamme Gialle) è rimasta per un’altra settimana di allenamento nell’isola spagnola delle Canarie. Il quartetto con Herrera, Hooper, Bongiorni e Siragusa, in Qatar, ha corso due volte sotto il precedente limite nazionale di 43.04, confermandosi in finale con 42.98, e nell’anno olimpico punterà anche ai successivi Europei di Parigi.

BONGIORNI: “PER TORNARE IN GIAPPONE” - L’atleta con il miglior personale sui 60 indoor, nel gruppo azzurro, è Anna Bongiorni: terza italiana di sempre grazie al 7.24 realizzato nel 2018 alla rassegna iridata di Birmingham. “Ma in questa stagione non puntiamo ai Mondiali in sala di Nanchino perché saranno a metà marzo - racconta la 26enne pisana figlia d’arte, laureata in medicina - e non vogliamo aspettare così tanto per iniziare la preparazione estiva. Ma qualche gara al coperto sarà utile per riprovare le sensazioni agonistiche. Anche in passato i raduni invernali non sono mai stati finalizzati alle indoor, ma ad alzare il livello della condizione”. E a Tenerife, dal 5 al 18 gennaio, com’è andata? “Di solito, in raduno, dopo un po’ di tempo si sente la voglia di tornare a casa. Stavolta no - prosegue - perché c’era davvero un clima positivo, da ogni punto di vista: un ambiente stimolante, con tanti atleti anche di altre nazioni, oltre al meteo favorevole. Avevo trascorso un periodo lì nel 2015, con gli atleti seguiti dal mio tecnico Roberto Bonomi, ma è quest’anno è stato ancora più bello. Ci siamo unite sempre di più, per formare un bel gruppo affiatato. Insieme abbiamo provato la grande emozione della finale mondiale e insieme adesso ci siamo poste un obiettivo, quello a cinque cerchi, per coronare un percorso iniziato alle World Relays in maggio. Ricordo che quando sono entrata allo stadio di Yokohama, per correre la batteria che ci ha dato la qualificazione per Doha, mi sono detta che sarebbe stato il primo passo verso Tokyo, che è lì vicino e l’abbiamo anche vista, passando in pullman.

Ormai sono affezionata ai ritorni: ero stata a Doha per le Gymnasiadi, nel 2009, e dieci anni dopo ci ho vissuto un Mondiale. A Tallinn ho vinto due medaglie d’argento, proprio in staffetta: agli Europei juniores del 2011 e a quelli under 23 del 2015. In Giappone ora ci voglio tornare...”.

SIRAGUSA: “È LA NOSTRA OLIMPIADE” - “Non è la prima volta che c’è un bel gruppo nella staffetta - le parole di Irene Siragusa, 26 anni - ma questo è particolarmente unito. A Tenerife ho svolto per la prima volta un periodo invernale all’estero. È andata bene, con le temperature che si sono alzate nella seconda settimana e per chi fa velocità è importante essere al caldo. Stiamo bene insieme, questa è la nostra Olimpiade e non vogliamo farcela sfuggire. Non abbiamo provato cambi in zona, visto che era il primo raduno dell’anno, ma all’inizio ci siamo dedicate a esercizi di manualità, con il passaggio di testimone, e a qualche partenza “al segno”, sotto l’occhio di Filippo Di Mulo. Poi, con l’altro tecnico azzurro Giorgio Frinolli, abbiamo fatto anche da “tutor” alle più giovani: un’esperienza molto utile e istruttiva per tutte. Puntiamo a dare il massimo, durante la stagione, anche nelle gare individuali. Più forte andiamo e meglio sarà per la staffetta. Qualificarsi non sarà affatto facile, ma le possibilità maggiori potrebbero esserci nei 100 e allora la stagione indoor è utile anche per questo, a migliorare la prima parte di gara e il personale di 7.32 sui 60 metri”. “A Doha siamo riuscite a riscattare una stagione che fino a quel momento non si era messa bene - riflette la toscana di Colle Val d’Elsa allenata da Vanna Radi - con molte di noi in ritardo di condizione per infortuni estivi. Quest’anno sarebbe importante riuscire a fare una programmazione più normale, con un picco di forma entro fine giugno, cioè entro i termini richiesti per guadagnarsi un posto individuale, per poi ricaricare in vista delle Olimpiadi. Sarebbe bellissimo almeno ripetere Doha, con la finale e il record italiano, ma senza trascurare l’altro appuntamento del mese di agosto, gli Europei di Parigi, dove puntiamo a migliorare il sesto posto di Berlino”. La “velocista con gli occhiali” continua a essere impegnata anche nello studio: “All’inizio di marzo concluderò il master in pubblicità e creazione di eventi, a Firenze. E non è detto che finisca qui”.

HOOPER: “LAVORIAMO SUI DETTAGLI” - L’unica sprinter del gruppo azzurro che ha già partecipato alle Olimpiadi è Gloria Hooper. Non una, ma due volte sui 200 metri: da ventenne a Londra e poi anche a Rio. “Sarà ancora più bello, perché si va con la staffetta. Ma certo non mi accontento - spiega la 27enne che da un paio di anni vive a Canterbury, in Inghilterra, sotto la guida tecnica di June Plews - e voglio puntare anche alla gara individuale, magari alla semifinale, che non sono riuscita a centrare nelle scorse edizioni. La parte migliore del raduno è allenarsi insieme, ci stimoliamo a vicenda. Poi ho avuto modo di confrontarmi con altre velociste che erano lì, come l’olandese Jamile Samuel, bronzo europeo dei 200 metri, e le francesi tra cui Carolle Zahi, finalista nei 100 a Berlino.

Dopo un 2019 molto lungo, concluso a fine ottobre con i Mondiali Militari, ho ricominciato con calma e a Tenerife ho completato il secondo ciclo di carico. Non ho in programma gare indoor e quindi debutterò all’aperto, nel mese di aprile. Mi sto focalizzando sulle distanze brevi: per me è un ritorno alle origini e vorrei fare bene sui 100 metri”. “Con la staffetta adesso dobbiamo concentrarci sui dettagli, se vogliamo migliorare ancora. Non ci possiamo rilassare e la scorsa stagione ci ha detto che non bisogna mollare mai. In quello che abbiamo fatto non c’è niente di casuale, ma c’è tanta grinta e tanto lavoro, se penso che i cambi li abbiamo provati tantissime volte in allenamento e poi analizzati, con il “prof” Di Mulo. La staffetta è la cosa a cui pensiamo più spesso. Con Anna e Irene è dal 2011 che corriamo nella stessa 4x100 e con “Jo”, che è di Verona come me, qualche volta è anche capitato di allenarsi insieme. In pista siamo ovviamente avversarie nelle gare individuali. Ma poi finisce lì e c’è una bella coesione, in un gruppo senza primedonne. Diverse di carattere, ed è questo che ci fa stare bene: io sono piuttosto tranquilla, ma Jo è frizzante, anche Irene è esplosiva, poi Anna è il punto fermo che dà equilibrio. A Doha, tra le quattro squadre europee che hanno corso la finale, noi c’eravamo. Questo vuol dire che anche Parigi è un obiettivo importante del 2020”.

HERRERA: “GRUPPO UNITO” - L’esordio era in programma sabato a Modena, però un malanno di stagione ha consigliato a Johanelis Herrera di posticiparlo. “Peccato, avrei voluto subito vedere qualche riscontro in gara - commenta la 24enne veronese che si allena a Vicenza con Umberto Pegoraro - ma spero che il debutto sia rimandato solo di una settimana. Il mio primo raduno all’estero mi ha aiutato tanto a portare avanti la preparazione invernale. Anche prima di Doha eravamo molto unite, ma in questo raduno abbiamo legato ancora di più. In pratica non ci siamo mai separate, sempre sul pezzo, a pensare e a lavorare sulla staffetta. Le gare indoor comunque serviranno solo come test di passaggio, perché tutto è finalizzato alla stagione all’aperto. Sono contenta che ci sia una competitività sana con le più giovani, ci aiutano a non perdere di vista l’obiettivo ed è giusto che tutte vogliano far parte del quartetto che farà le Olimpiadi. A Doha abbiamo messo una base, che dobbiamo continuare a costruire. E spero che si riprenda presto anche Vittoria Fontana, la campionessa europea under 20 dei 100 metri. Poi gli Europei di Parigi arriveranno per ultimi, ma non sono meno importanti e puntiamo anche a quelli. Il nostro gruppo WhatsApp? Adesso si chiama “From Doha to...” con l’emoji del sushi, tanto per rimanere in tema con il Giappone... E il nostro rito, da quando la capitana era Audrey Alloh che ora è diventata mamma però ci scrive e ci pensa sempre, è la canzone “Level up”. Ci diamo tutte la carica con quella. E forse, prima di una gara, sono io quella che urla più forte di tutte!”.

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L'esultanza delle velociste azzurre a Doha (foto Colombo/FIDAL)


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