A Bressanone finale da record!

12 Giugno 2016

I Campionati Italiani Juniores e Promesse si concludono con il primato italiano under 20 di società della 4x400 femminile firmato dalla Bracco Atletica: 3:44.79. 

di Raul Leoni

Chiusura col record per la rassegna tricolore giovanile di Bressanone: cade dopo 37 anni uno dei primati più antichi della lista juniores, quello della 4x400 femminile di club. E’ il quartetto della Bracco Atletica (Fatimata Bara, Chiara Di Benedetto, Miriam Vercellone, Daniela Tassani) a correre in 3:44.79 per togliere dalla lista il 3:45.3 di un altro sodalizio milanese, la Snia edizione Bologna 1979. Nella mattinata si sono esaltati prima gli specialisti dei 400 con barriere: Gabriele Montefalcone (51.69) ed Eleonora Marchiando (59.37) tra gli juniores, “Ayo” Folorunso (vicina al PB con 57.05) e Mattia Contini (51.03) in campo promesse. Poi i protagonisti delle quattro finali sui 200 metri: spicca l’ex calciatore lombardo Simone Tanzilli, sceso a 20.83 (+0.9) nella finale U23 al primo anno di vera militanza atletica. Doppia il titolo promesse dello sprint puro Johanelis Herrera (23.86/+1.4), mentre il meglio degli U20 lo offre la gara femminile con Sofia Bonicalza (24.06/+0.3). Pura tattica nelle finali dei 1500, tutte risolte in volata dagli uomini o con progressioni nell’ultima tornata, in campo femminile: brave le ragazze, con Chiara Ferdani prima tra le junior (4:25.98) e Joyce Mattagliano in progresso in campo promesse (4:25.28). Sulle pedane si ritrova il campione mondiale dell’alto allievi Stefano Sottile, che salta 2.18 e poi prova con buona convinzione il PB a 2.23, ed esulta per il minimo mondiale per Bydgoszcz il triplista Fabio Camattari (15.63/0.0). Nel disco junior doppietta di Leonardo Fabbri, 55.38 dopo il successo nel peso, come pure per la ciociara Martina Carnevale (43.21).

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IL RACCONTO DELLA SECONDA GIORNATA

JUNIORES uomini

Disco (finale) – Bisogna aspettare il primo lancio di finale per vedere Leonardo Fabbri agguantare una misura che gli valga la doppietta peso-disco: 53.75 per il fiorentino, poi legittimato dal 55.38 del quinto turno. Dopo le qualificazioni si aspettava un podio tutto toscano ed invece tra il grossetano Giacomo Marinai (52.18) e il livornese Alessio Mannucci (48.67) si inserisce il bergamasco Gabriele Rossi Sabatini (49.72 al penultimo lancio).

4x400m (finale) – E’ ancora in corso nella pedana esterna la finale del disco, quindi non è la staffetta del miglio a chiudere le danze, come da tradizione: la spunta (3:20.91) il quartetto della Pro Sesto, che schiera – tra Filippo Stucchi e Augusto D’Alessandro – due medaglie d’argento di questi Tricolori, quella dei 400hs Federico Cesati  e quella degli 800, Leonardo Cuzzolin.

Triplo (finale) – L’argento europeo di Eskilstuna Tobia Bocchi salta da solo staccando dai 13 metri, tutti gli altri nella pedana a ridosso della tribuna: ma il neo-carabiniere non riesce a trovare lo spunto buono, solo 14.82 (+0.1), una misura che gli vale il secondo posto e comunque lo vedeva confidente fin da cadetto. Di tutt’altro spessore la gara di Fabio Camattari: perché il moglianese scoperto da Enrico Lazzarin si esalta al quinto salto, 15.63 con vento nullo che vale non solo il PB ma anche la certezza del biglietto per Bydgoszcz. Bel traguardo per lui, che aveva fatto un esordio così così nella rassegna allievi di Cali, frenato anche dall’inesperienza: ora il biondino veneto sembra più consapevole e chissà che, alla fine, sulla pedana dei Mondiali polacchi non possa ritrovare anche l’altra maglia azzurra di Bocchi.

1500m (finale) – Come aveva dimostrato ieri la finale degli 800, portarsi dietro in volata Lorenzo Casini è una tattica che potrebbe rivelarsi suicida per chiunque aspiri alla vittoria: e quindi è un gran merito per l’imolese Simone Bernardi aver resistito in ogni modo al ritorno del toscano in rettilineo (3:54.95 a 3:55.01).

Per ora, però, solo Casini ha il minimo per Bydgoszcz sulla distanza.

Alto (finale) – Alla vigilia degli esami di maturità Stefano Sottile ritrova la vena della stagione invernale: il campione mondiale allievi di Cali – già lasciato da solo in pedana – sale a 2.18 e si arrampica alla terza prova, ma poi tenta il suo PB “ogni-impianto” a 2.23 e dimostra che queste quote sono già nelle sue corde. Il ragazzo della Valsesia, seguito da Valeria Musso (che aveva scoperto anche Marco Fassinotti), precede Kelvin Purboo, 2.09 per il ragazzo di origini mauriziane allenato a Modena da Giuliano Corradi. Purtroppo l’assenza di Filippo Lari e Cristian Falocchi toglie un po’ di spessore a questa finale.

200m (finale) – Gli ultimi metri sono fatali a Diego Pettorossi: il bolognese si imballa, facendosi infilare da Alexandru Zlatan (21.66 a 21.72, vento +0.6. Il problema è che questo ragazzo romeno, pur avendo l’azzurro nel cuore, non potrà avviare le procedure per la cittadinanza italiana che al compimento della maggiore età nel prossimo agosto, e lo farà probabilmente in proprio. Intanto ha fatto contento il tecnico reggiano Giampaolo Cellario che lo seguiva dalla tribuna, mentre sul terzo gradino del podio (21.93) va Wanderson Polanco, il cagliaritano di Sestu di origini dominicane.

400hs (finale) – Gabriele Montefalcone ha voglia di riscattare lo sfortunato esordio azzurro di Eskilstuna: e si avvicina con il piglio giusto all’appuntamento di Bydgoszcz. Il romano arriva a 6/100 dal PB stabilito a Rieti e con 51.69 lascia a debita distanza Federico Cesati, salito di categoria dopo essersi rivelato tra gli allievi giusto un anno fa (53.14). Non è ancora arrivato per lui il tempo che potrebbe portarlo alla seconda avventura iridata dopo quella degli U18 di Cali.

JUNIORES donne

4x400m (finale) – Cade dopo 37 anni uno dei più antichi primati italiani di categoria, quello della staffetta di club: dal 3:45.3 della Snia ai lontani Tricolori di Bologna ’79, si arriva oggi a 3:44.79 di un’altra formazione milanese, la Bracco Atletica. L’assalto al record era stato mancato più volte dalla Pro Patria Bustese delle gemelle Troiani nella loro militanza da juniores, ma lo centra ora un quartetto composto da Fatimata Bara (ragazza originaria del Burkina Faso, ma italianissima), Chiara Di Benedetto, Miriam Vercellone e l’argento della prova individuale Daniela Tassani. Maggior merito, il quartetto lombardo gareggia praticamente in solitario: nella loro serie arrivano a distanza le portacolori dell’Atletica Bergamo 59 Creberg (3:55.93), mentre nel primo start si era registrato un bel duello in ultima frazione tra la campionessa dei 200 Sofia Bonicalza, in maglia Pro Sesto (3:51.45) e la neo-tricolore del giro di pista Rebecca Borga, che ha portato al traguardo la Riviera del Brenta (3:57.23).

Asta (finale) – Il timore della pioggia, innescato dalla giornata di ieri, ha consigliato di anticipare l’orario di gara: in realtà le ragazze non salgono di quota quanto vorrebbero, per centrare finalmente il minimo mondiale. Quel 4.05 sarebbe ampiamente nelle possibilità di Francesca Semeraro, ma la tarantina si ferma a 3.75, mancando i tre tentativi della misura richiesta per Bydgoszcz: resta a 3.70 Virginia Scardanzan e per la portacolori della Silca Conegliano è la miglior misura all’aperto, dopo il 3.80 che in inverno le aveva regalato anche l’argento indoor ad Ancona.

Disco (finale) – Martina Carnevale fa doppietta (43.21), dopo il titolo del peso: stavolta però non riesce il progresso personale alla ragazza ciociara, scovata a Pontecorvo e poi transitata nel vivaio reatino del compianto Andrea Milardi. Il tenore tecnico non è sconvolgente, ma in pedana ci sono diverse medagliate delle categorie giovanili, come Dalila Bobaz e Giuliana Cristarella: invece per la piazza d’onore spunta una ragazza della solida scuola goriziana dei lanci, Marilena Visintin (41.13), che arriva ad una spanna dalla sua miglior misura in carriera.

1500m (finale) – Due serie, ma è ovviamente la seconda quella che decide tutto: anzi, è la progressione di Chiara Ferdani, quella che all’ultimo giro rompe gli equilibri di un terzetto che aveva appena perso la compagnia di Elena Bellò, ieri tricolore sugli 800. L’azione è quella classica della ragazza di Filattiera (4:25.98) attesa ora dall’avventura mondiale di Bydgoszcz: dove, al momento, non potrà accompagnarla nessun’altra azzurra, visto che il nuovo secondo posto di Gaia Tarsi – nonostante il bel miglioramento (4:30.32) – resta ancora abbastanza lontano dal minimo fidal.

200m (finale) – Viene da Cernusco sul Naviglio la nuova campionessa italiana: è decisamente la miglior stagione per Sofia Bonicalza, che finora aveva faticato a trovare una sua dimensione nelle categorie giovanili e qui fa 24.06 (+0.3), un paio di decimi dal PB. Colpa, o merito, di altre coetanee di valore, come la bergamasca Alessia Pavese: che stavolta le arriva dietro (24.49), ma può comunque sorridere per essere rientrata al vertice della categoria dopo i problemi muscolari seguiti alla stagione che l’aveva portata fino alla finale mondiale di Cali e ad un passo dal primato allieve di Vincenza Calì. Nell’ottica della staffetta di Bydgoszcz potrebbe esserci posto anche per Alessia Niotta, terza in 24.55.

Triplo (finale) – Un feeling con le finali tricolori: si può dire per Alessia Beretta, che aveva avuto già una grande giornata in inverno vincendo il titolo indoor ad Ancona con quella che è ancora la sua miglior misura (12.71). L’allieva dell’ex eptatleta azzurra Elisa Bettini mette a segno il personale outdoor con 12.60 (-0.7) e la miglior serie della sua stagione, ma la vera sorpresa è nelle ancelle del podio: una novità assoluta, la romana di Marino Beatrice Bartolozzi – gran progresso a 12.21 (0.0) – un’accoppiata inedita di medaglie per la campionessa del giavellotto Luisa Sinigaglia (12.13/-0.3).

La più delusa del gruppo? Probablimente Chiara Bertuzzi, la mantovana che aveva avuto una splendida stagione l’anno scorso tra le allieve – compresa una finale mondiale a Cali – e quest’anno non riesce a trovare la quadratura.

400hs (finale) – In assenza di Ilaria Verderio – la quarta dei Mondiali di Cali la rivedremo agli Assoluti – è una finale ancor più pepata: tante le pretendenti alla seconda maglia azzurra per Bydgoszcz. Eleonora Marchiando, allieva della famiglia Ottoz alla Calvesi, è quella che ha più continuità nel gruppo e lo dimostra anche nell’occasione: 59.37, avvicinando il suo PB risalente alla semifinale europea di Eskilstuna 2015. Poi ci si poteva aspettare che prevalesse la voglia di riscatto di Rebecca Sartori dopo un biennio sfortunato, oppure la carica della rientrante Linda Olivieri, “quasi finalista” un anno fa a Cali: invece spunta Gioi Spinello, eclettico prodotto delle scuole giovanili targate Fiamme Oro, che stampa anche lei con 60.33 il minimo per i Mondiali.

PROMESSE uomini

Triplo (finale) – In pedana non c’è Simone Forte, il finanziere tomano che si era confermato migliore espressione della categoria in stagione: e così il titolo va ad Edoardo Accetta (15.54/-0.4), il lombardo che era stato finalista agli Europei juniores di Rieti tre stagioni fa. Precede un altro azzurro della rassegna continentale U20, Simone Contaldo (15.43/+0.4), in gara un anno fa a Eskilstuna. E' questo l'ultimo titolo assegnato alla Raiffeisen Arena.

4x400m (finale) – Arriva dalla prima serie, come era già successo ieri nelle 4x100 diverse volte, il tempo che vale il titolo: è il gioco dei quartetti iscritti senza prestazione. Stavolta tocca al Cus Pro Patria Milano – 3:12.97 con Andrea Blesio, Nicolò Ceriani, Fabio Olivieri e Marco Lo Verme – mentre non riesce alla Campidoglio Palatino la rimonta nella serie “migliore”: 3:15.16 per i romani.

1500m (finale) – In prima fila troviamo i delusi degli 800 di ieri, e non è un caso: gara tattica che in altri tempi avrebbe favorito senza riserve Enrico Riccobon, ma su questi ritmi costruisce invece una volata di pura rabbia Lorenzo Pilati. Il trentino seguito da Pierino Endrizzi si esalta per un successo profondamente voluto (3:52.54) e lascia un po’ deluso il rivale bellunese (3:53.05). In scia Mattia Padovani strappa il bronzo al campione delle siepi Ahmed Abdelwahed

200m (finale) – Sboccia praticamente dal nulla Simone Tanzilli, il ragazzo di Arconate che fino ad un anno fa calcava i campi di calcio e guardava alla pista con la semplice curiosità del neofita: poi la rivelazione dei Tricolori di Rieti e l’inattesa convocazione per gli Europei juniores di Eskilstuna, giusto motivo per cambiare definitivamente strada. C’è da scommettere che non avrebbe mollato un metro per nulla al mondo, dopo essere uscito in testa dalla curva, e così ha fatto: PB a 20.83 (+0.9), ben davanti a “colleghi” più collaudati come il campione dei 100 Simone Pettenati (21.00) e il tricolore uscente Lodovico Cortelazzo (21.30).  

400hs (finale) – Una carriera condotta tra momenti esaltanti e cadute dolorose: il livornese Mattia Contini non è un ragazzo che conosce mezze misure e stavolta taglia il traguardo “a braccia alzate” (51.03), nonostante una fiera resistenza di Tobia Lahbi (PB a 51.34), fratello minore del mezzofondista azzurro Jacopo (entrambi seguiti da papà Faouzi). Sul podio il roveretano Matteo Mazzola, per la seconda volta in carriera dopo l’argento nei 300hs cadetti a Cles, sempre dalle sue parti: ma c’è ancora maggior soddisfazione per un bel congruo progresso cronometrico (52.58).

PROMESSE donne

4x400m (finale) – Le tre gemelle Troiani – nell’ordine Virginia, Serena e Alexandra – transitano nella fascia U23, dove ritrovano Giulia Teruzzi (già azzurra agli Eurojuniores di Rieti 2013) al posto della coetanea Camilla Colombo: il quartetto della Pro Patria Bustese imita quello juniores della Bracco e viaggia da solo praticamente per tutta la gara, chiudendo in 3:42.81, gran bel tempo per la categoria. Qui le milanesi si accontentano del secondo posto (3:47.59), schierando in ultima frazione la seconda dei 200m, Annalisa Spadotto Scott, che offre il suo contributo alla causa.

Disco (finale) – Parecchie le azzurre in pedana, la maggior parte titolate in carriera nel peso: alla fine la spunta una specialista “pura” come Giada Andreutti (51.70). Resta sotto i 50 Daisy Osakue (49.10), la torinese di famiglia nigeriana che Maria Marello ha trascinato sulle pedane dei lanci dopo gli esordi giovanili da ostacolista. Poi una frequentatrice abituale dei podi tricolori, spesso su quello più alto, Maria Antonietta Basile (48.20 per la campana di Marano).

1500m (finale) – Sulla scorta dell’esperienza di college a Kennesaw State, Joyce Mattagliano è definitivamente cresciuta: ieri aveva fallito l’obiettivo sugli 800, per “colpa” di Eleonora Vandi, oggi trova il PB sui 1500 con 4:25.28 e il titolo italiano che le mancava in questa avventura altoatesina. Impresa non trascurabile, perché le avversarie erano Elisa Bortoli (4:26.73), la bellunese di Agordo che può vantare senz’altro maggior esperienza sulla distanza, e la neo-campionessa dei 5000 Silvia Oggioni (4:27.80), a sua volta in grande crescita nella stagione.

200m (finale) – Da quanto si era visto ieri in batteria, Annalisa Spadotto Scott sembrava avere una marcia in più rispetto alle avversarie: ed invece la campionessa dei 100 Johanelis Herrera ritrova lo spunto dei giorni migliori anche sul lanciato. D’altronde era proprio questa la distanza che pareva maggiormente nelle corde della veneta, dominicana di nascita, fin dalle esperienze mondiali di Eugene, quando aveva mancato per questione di millesimi la finale iridata juniores. “Jo” torna sotto i 24”, (23.86), mentre non conferma il suo PB in quella cifra (datato appena ieri) la milanese della Bracco. Ritorna sul podio, dopo un periodo di appannamento, Elisabetta De Andreis (24.38), una delle due gemelle romane adottate in Ghana.

400hs (finale) – Grande momento per gli specialisti delle barriere intermedie: anche la quarta finale del programma sulla distanza strappa applausi alla tribuna, con l’assolo (preventivato …) di “Ayo” Folorunso. La poliziotta di origini nigeriane mette a tiro il suo recente PB di 56.68, il display dà 57.05: sotto il minuto (59.08) la figlia d’arte Valentina Cavalleri, cresciuta da queste parti – a Brunico, con mamma “Irmi” Trojer - e ora accasata all’Esercito. E bisogna salutare il ritorno sul podio tricolore di Irene Morelli (60.39), la lombarda che si era rivelata da junior agli Europei di Rieti 2013, poi frenata troppo a lungo dagli infortuni.


Simone Tanzilli (foto Colombo/FIDAL)


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