''Race'' il film: gli Azzurri per Jesse Owens

21 Marzo 2016

Oggi Desalu, Alloh, Chigbolu e Forte erano a Roma con Federico Buffa, Fiona May e Stephan James, il protagonista di "Race - Il Colore della vittoria", per parlare di atletica, razzismo e grandi imprese sportive. 

Il 31 marzo esce nelle sale “Race – Il colore della vittoria”, film distribuito da Eagle Pictures che racconta le imprese di Jesse Owens, lo statunitense che vinse quattro ori all'Olimpiade di Berlino 1936 di fronte ad Adolf Hitler. Il film è stato presentato a Roma dal protagonista, l'attore canadese Stephan James, e dagli azzurri Fausto Desalu, Benedicta Chigbolu, Audrey Alloh e Simone Forte. Con loro anche l'iridata di salto in lungo Fiona May e il celebre giornalista di Sky Federico Buffa (che nel film presta la voce al telecronista) oltre al Segretario Generale del CONI Roberto Fabbricini e al vicepresidente FIDAL Vincenzo Parrinello. Al Salone d'Onore del CONI si è parlato così di imprese sportive rimaste nella storia, di atletica e razzismo. Per gli atleti poi anche l'occasione di partecipare a un set fotografico d'eccezione dentro allo Stadio dei Marmi, con un cimelio d'eccezione: la torcia Olimpica di Berlino 1936. Domani sera, a Milano, ci sarà la Prima del film che vedrà sfilare sul tappeto rosso anche la primatista italiana dei 20 chilometri di marcia Eleonora Giorgi (Fiamme Azzurre), reduce dal successo nella terza tappa dello IAAF Race Walking Challenge 2016 di Dudince (Slovacchia), e il campione Olimpico e mondiale Alberto Cova.

LE FOTO

L’atletica Italiana ed Eagle Pictures celebrano il mito di Jesse Owens e il film, in uscita nelle sale il 31 marzo, “Race – Il colore della vittoria” che ne racconta la straordinaria storia. Oggi a Roma nel Salone d’Onore del CONI, simbolicamente, a fianco del protagonista Stephan James ci sono quattro azzurri, presente e futuro della velocità italiana ma non solo. Sono il talento dei 200 metri Eseosa Fausto Desalu (Fiamme Gialle), la sprinter Audrey Alloh (Fiamme Azzurre), la 400ista Benedicta Chigbolu (Esercito) e la promessa del salto triplo Simone Forte (Fiamme Gialle).

Con loro anche il vicepresidente FIDAL Vincenzo Parrinello, l'argento Olimpico di salto in lungo e membro di Giunta CONI Fiona May, l'Amministratore Delegato di Eagle Pictures Andrea Goretti e il giornalista di Sky Federico Buffa, che nella versione doppiata presta la voce allo speaker (Buffa lo scorso anno ha portato nei teatri italiani la stessa epica impresa con il monologo "Le Olimpiadi del '36").  

Sport e cinema ancora una volta insieme, per celebrare quello che probabilmente è stato il più grande atleta di sempre, ispiratore di generazioni e generazioni di sportivi. Un sogno, quello di Jesse Owens, che è particolarmente significativo celebrare oggi, il 21 marzo, nel giorno in cui il mondo dello sport italiano ricorda, nel terzo anniversario della scomparsa, Pietro Mennea. L’indimenticato campione Olimpico dei 200 metri di Mosca 1980 condivideva con il collega sprinter la vocazione per la velocità e una data: il 12 settembre, che per Owens è il giorno della nascita, nel 1913, mentre per La Freccia del Sud segna la data del record del mondo, il celebre 19.72 di Città del Messico del 1979. 

Due fuoriclasse, ma anche due campioni capaci di farsi portatori di valori fondamentali, come il rispetto per l’avversario e il rifiuto di ogni discriminazione. Per dimostrare ancora una volta come lo sport sia un fondamentale e insostituibile strumento di unione e integrazione. Jesse Owens in questo è stato un precursore, vincendo, da americano di colore, quattro medaglie d’oro ai Giochi di Berlino 1936, di fronte ad Adolf Hitler. Un'impresa che ne ha fatto forse il più grande atleta di sempre, un vero e proprio mito che raccontato e celebrato da “Race – Il colore della vittoria”.  “Soffri ma sogni, la fatica non è mai sprecata” è una delle frasi di Pietro Mennea che più vengono ricordate, ma che sicuramente si addice a chiunque abbia mai coltivato un sogno, dentro o fuori le piste d’atletica.

Vincenzo Parrinello: “Per me è un onore rappresentare il movimento in un’occasione così speciale e a poche ore dalla vittoria di Gianmarco Tamberi ai Mondiali indoor di Portland, un’impresa storica.

Entrando ho ammirato il poster del film, in cui Jesse Owens si porta la mano davanti al viso: per una bella coincidenza Owens è ritratto mentre fa l’halfshave, il gesto con cui Tamberi si è fatto riconoscere nel mondo”. Il vicepresidente FIDAL ha voluto celebrare anche Pietro Mennea, di cui proprio oggi ricorreva il terzo anno dalla scomparsa: “Li accomuna il fatto di essere due campioni immensi, dentro e fuori dalla pista. Per questo li ricordiamo anche per i valori che hanno saputo trasmenttere, oltre che per le imprese Olimpiche”.

Fiona May: “Jesse Owens è un'icona: come atleta ma anche come figlio, come padre e come uomo. La sua è una storia di coraggio, di un sogno inseguito e conquistato attraverso mille difficoltà. E' incrediible come il suo messaggio arrivi chiaro e potente fino ai giorni nostri, dal 1936 non ha perso un grammo della sua forza. Parla di razzismo, di integrazione, di speranza. Personalmente mi ha colpito e fatto riflettere il racconto dell’amicizia con Luz Long, il lunghista cui soffiò l'oro, che sarà duratura ed estremamente simbolica". Durerà infatti fino alla morte del tedesco, avvenuta in Sicilia durante la seconda guerra mondiale nel luglio del 1943. “L’amicizia nello sport esiste: io sono ancora molto amica di Heike Drechsler”. 

Federico Buffa: “Berlino 1936 per me è stata l’Olimpiade più grande di tutti i tempi. Perché dentro c’era già tutto, un paradigma di quanto verrà nelle edizioni successive. A ogni vincitore veniva donata una piantina di quercia proveniente dalla Foresta Nera, simbolo del dio Odino. In Italia ne esistono ancora, le ho conosciute grazie agli eredi dei campioni Olimpici, una sta a Bologna piantata da Trebisonda Valla”. Continua la celebre voce di Sky: “All’epoca anche gli Stati Uniti erano profondamente razzisti: la schiavitù era stata abolita da solo un ventennio. La figlia, Marlene Owens che ha partecipato alla stesura del film, ha confermato il presidente Roosevelt non volle mai congratularsi con Owens, che infatti aspetterà 40 anni prima di ottenere un riconoscimento ufficiale dalla presidenza degli Stati Uniti. Credo che oggi dovremmo continuare a farci sentire su questi temi, come è accaduto nell’ultima Cerimonia degli Oscar”.

Fausto Desalu: Ho conosciuto le sue imprese, la prima volta, nel libro di storia delle superiori. Credo che Jesse Owens sia un campione rimasto nella nostra memoria perché, oltre ai tempi e alle medaglie, ha lasciato un segno al di là del mondo sportivo”.

Anna Chiara Spigarolo

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